giovedì 19 luglio 2012

Il Governo spagnolo approva i tagli alla spesa pubblica, protestano in centinaia di migliaia in 80 città

Centinaia di migliaia di persone stanno manifestando a Madrid e in decine di altre città spagnole il loro rifiuto per il tijeretazo (la sforbiciata) o el hachazo (la mannaia) applicato dal governo conservatore di Mariano Rajoy alla spesa pubblica e, conseguentemente, al Welfare spagnolo.
E' una manifestazione a suo modo storica, non solo perché è una delle più massicce mai viste in Spagna negli ultimi anni, ma perché riunisce per la prima volta a memoria d'uomo, i principali sindacati spagnoli, sia gli storici CCOO e CGT che i sindacati di categoria; per la prima volta sono presenti la maggior parte dei sindacati dei funzionari pubblici, giudici, medici e poliziotti. Chissà se avrà un significato il cambio di atteggiamento della Polizia spagnola, stanca di dover difendere le istituzioni dalle manifestazioni degli indignados e di una società sempre più stufa di dover pagare "i piatti che non ha rotto": i poliziotti spagnoli hanno fatto sapere con un paio di comunicati che d'ora in poi, nei cortei di protesta che percorreranno la Spagna, difenderanno l'incolumità dei manifestanti. Sono mesi che gli indignados chiedono ai poliziotti che controllano le loro manifestazioni di unirsi a loro e molti poliziotti hanno fatto capire implicitamente la simpatia che sentivano per le loro ragioni, "ma devono portare il pane a casa pure loro e si capisce che non osino passare dalla nostra parte". Ma adesso anche i poliziotti hanno detto basta (e forse è più importante il loro basta che i pompieri nudi per protesta, finiti su buona parte dei media italiani, a testimoniare quanto sia guardona la nostra stampa). Significherà qualcosa la loro partecipazione alle manifestazioni di stasera e alle prossime che si annunciano in questa bollente estate spagnola? Io non lo so. So solo che il Governo, d'intesa con i nazionalisti catalani di CiU, al vedere che i giudici e i poliziotti si limitano ad appicare la legge, ha deciso di trasformare in reato la resistenza passiva nelle manifestazioni: praticamente i pacifisti, coloro che manifestano e non reagiscono violentemente agli interventi della Polizia nei cortei, potranno finire in carcere. La pericolosità di una decisione del genere, per l'essenza stessa del diritto a manifestare, è evidente.
Quando vedo queste manifestazioni spagnole, sempre così intense e così partecipate, sempre con questa disponibilità della gente a raccontarti la rabbia e la frustrazione, non appena sanno che sei straniera, e per di più italiana, mi chiedo sempre il loro senso. A cosa servono se sono rimasti insensibili i socialisti di José Luis Rodriguez Zapatero e, con maggiori ragioni ideologiche, i conservatori di Mariano Rajoy (l'attuale premier aveva detto che per la prima manovra finanziaria si aspettava almeno uno sciopero generale, come se fosse una medaglia da appuntarsi al petto e non un campanello d'allarme circa l'approvazione delle sue misure, dato che, teoricamente, governa "nel nome del popolo spagnolo"). "Il senso è che ai miei figli potrò dire che non sono rimasto davanti alla televisione, ad aspettare che fossero gli altri a fare qualcosa, e che ho fatto tutto il possibile affinché avessero un futuro migliore" mi ha detto una volta un papà sivigliano, che non arrivava ai 35 anni. I figli.
Sono la grande preoccupazione della maggior parte degli spagnoli. Molti di loro appartengono alla generazione più preparata mai sfornata dal Paese, ma la loro unica speranza è l'emigrazione. Secondo i dati diffusi qualche giorno fa, i giovani cervelli in fuga dalla Spagna sono raddoppiati in due anni: la maggior parte di loro ha scelto Regno Unito, Francia, Germania e Stati Uniti come meta per un nuovo futuro e per stipendi finalmente dignitosi. La Spagna investe nella loro formazione e preparazione, gli altri Paesi usano il loro talento. E' un fenomeno che, essendo italiana, non mi suona nuovo, ma, a quanto pare la contraddizione evidente, tra l'investimento nella preparazione dei giovani e l'uso del loro talento all'estero, non preoccupa le classi dirigenti del Paese.
C'è molto in comune tra Italia e Spagna, lo si sente soprattutto in queste manifestazioni, quando, non appena la gente sa che sei italiana, evita di parlarti di calcio (e dopo la finale degli Europei è quasi incredibile) e ti chiede come va in Italia, con interesse, con la voglia di reagire e di fare qualcosa insieme, "perché da questa estafa, da questa truffa, si esce solo se siamo tutti noi cittadini a dire basta a questa Europa. A questa, bada bene, non all'Europa!" Ho sempre avuto l'impressione che gli spagnoli si sentano più vicini ai greci, perché ammirano la feroce reazione che hanno avuto quando l'Europa ha imposto loro le durissime misure che hanno causato la peggiore delle recessioni. L'Italia viene vista con commiserazione, perché è considerata la prossima sorella destinata a cadere, e con speranza, perché il giorno che anche gli italiani reagiranno, con la ferocia dei greci e l'indignazione degli spagnoli, all'essere un Paese fondatore della UE e la terza economia più importante dell'Eurozona, si aprirà una nuova pagina. Questa voglia di partecipare e di reagire, questa ribellione e questa indignazione, però, in Italia non le ho ancora viste.
Oggi, tra imponenti misure di sicurezza e varie file di transenne, per evitare alla gente di avvicinarsi, la Camera dei Deputati ha approvato il tijeretazo di Mariano Rajoy, che prevede l'aumento dell'IVA, la sospensione delle tredicesime, la soppressione di alcuni giorni di ferie e l'aumento della giornata lavorativa per i funzionari pubblici e la diminuzione del sussidio di disoccupazione per i disoccupati. Il PP ha potuto contare solo sui propri voti, nonostante il Ministro delle Finanze Cristóbal Montoro abbia cercato di terrorizzare l'opinione pubblica (fregandosene delle reazioni dei mercati), sostenendo che presto mancheranno le risorse per pagare gli impiegati pubblici e le pensioni (un Ministro più irresponsabile?!).
In questi giorni di attesa, dall'annuncio del tijeretazo alla sua approvazione, su Internet e sui media di carta sono usciti numerosi articoli sulle alternative possibili: dalla lotta all'evasione fiscale, che ammonta a circa 70 miliardi di euro all'anno, ad imposte più alte per le SICAV, le società con cui i ricchi gestiscono i loro patrimoni e che adesso pagano l'1% al fisco, dall'aumento dell'IVA al 33% per gli articoli di lusso, così come è stata fino al 1991, alle tasse sui beni immobiliari della Chiesa, finora risparmiata da ogni contributo. La rabbia per l'irresponsabilità sociale dei ricchi e la protezione di questa irresponsabilità da parte del Governo non è passata inosservata. Oggi, con molta ironia, Zona Critica ha pubblicato una vignetta in cui si vede il presidente Rajoy spiegare che la Spagna si trova davanti a un male (taglio di pensioni e sanità, aumento dell'IVA, più tasse, riforma del lavoro, riduzione del sussidio di disoccupazione & C) o a un male peggiore (l'abolizioe delle SICAV, l'aumento delle tasse ai ricchi, la lotta all'evasione e alla frode fiscale). Per me è il senso delle manifestazioni che oggi stanno agitando la Spagna.