martedì 14 agosto 2012

El Pais: quei favolosi palazzi storici che l'Italia non riuscirà a vendere

La decisione del Governo Monti di mettere in vendita 350 edifici storici italiani per fare cassa ha incuriosito El Pais. I media spagnoli seguono con molta attenzione i movimenti in corso in Italia, per cercare di ridurre il deficit ed evitare quel salvataggio che sembra ormai inevitabile per la Spagna; da mesi negli editoriali che parlano della crisi del debito o della rottura dell'euro, il nome della Spagna viene sempre associato all'Italia, quasi a voler esorcizzare il temuto rescate perché, "se cade la Spagna tocca poi all'Italia" e, sottinteso, allora sì sarà un calice amaro per tutti. Lo sguardo all'Italia ha quei toni sospettosi e diffidenti con cui gli spagnoli guardano quasi sempre alle cose italiane, a causa del solito complesso di superiorità/inferiorità per cui noi siamo sempre i furbi, quelli che ottengono le cose senza meritarle, che si salvano o vincono sempre perché facciamo simpatia o teatro, che vantano bellezze e prodotti molto sopravvalutati rispetto agli analoghi spagnoli, mentre loro sono quelli che subiscono le ingiustizie e le sconfitte, che non vedono riconosciuti i loro meriti, la loro storia e la loro bellezza. L'errore di fondo è sostanzialmente considerare Italia e Spagna nelle stesse condizioni di partenza, perché evidentemente non lo sono sia per storia, sia per cultura, sia per economia (e con questo non si sta dicendo che una è migliore dell'altra, sono semplicemente diverse).
Quest'articolo di El Pais commenta la messa in vendita dei 350 edifici storici, si fa domande condivisibili e riconosce, senza i denti stretti, cultura e bellezze italiane, il che risulta sempre sorprendente. Rimane sempre quello scetticismo di fondo di cui uno spagnolo non sa fare a meno quando guarda all'Italia e non si perde l'idea della "furbizia" italiana (Monti che fa il beau geste sapendo che difficilmente avrà il successo che spera), ma stavolta ci risparmiano il paragone con la Spagna, per cui si apprezzano domande, valutazioni e dispiaceri.
Da elpais.com

Il gesto è doloroso, anche se probabilmente poco pratico: il Governo italiano mette in vendita 350 edifici storici, proprietà dello Stato e senza inquilini, per ridurre il debito del Paese, calcolato in 1,9 bilioni di euro. La situazione finanziaria dell'Italia richiede aggiustamenti radicali. Il Governo ha già alzato le tasse e tagliato le spese, ma ha bisogno di più denaro. Dato che i palazzi italici (perché italici e non italiani? non lo so NdRSO) godono di una reputazione di bellezza a cui pochi immobili di altri Paesi possono approssimarsi, il gesto sembra convincente. Soprattutto perché quando il valore artistico è incalcolabile per definizione, il prezzo di vendita può essere tanto elevato quanto il venditore desidera. Dicono che Roma possieda un valore potenziale accumulato in immobili artistici di oltre 42 miliardi. Non piacerebbe a banche, imprese di design, case editrici, ai gruppi automobilistici, anche alle imprese import-export, avere la propria sede in un palazzo sui canali di Venezia o accanto al Duomo fiorentino?
Ma tanta bellezza e la sindrome di Stendhal tremano sempre, sia detto con tristezza, davanti al mercato. Quanto più si ha bisogno che affiori il valore aggiunto custodito nei gioielli immobiliari (e negli altri anche) tanto più è difficile trovare acquirenti. Il mercato immobiliare italiano, come lo spagnolo, è affondato; qualunque tentativo per assicurarsi la vendita è vendere male. Gli acquirenti possibili o non hanno denaro o se ce l'hanno è proprio perché approfittano i momenti di difficoltà per comprare a prezzo di saldo. Il gesto del Gabinetto di Monti trasmette l'immagine cercata di lodevole determinazione, ma il rimedio per il debito italiano sarà probabilmente irrisorio.
Rimane un'altra controindicazione sentimentale. L'impresa che oserà comprare uno di questi favolosi edifici all'asta, con pietre millenarie e scale di marmo di Carrara, lo decorerà con mobili di metacrilato, sedie di plastica per le assemblee degli impiegati e minicubicoli per i brokers. Potrà sopportare il rimorso lo Stato venditore? Se il primo ministro fosse Berlusconi, sicuramente non gli tremerebbero i polsi. Che trasformino pure Palazzo Pitti in un garage! A Mario Monti, forse dispiacerà di più, il sufficiente come per tentare il gesto, sapendo che è improbabile diventi realtà.