giovedì 2 agosto 2012

La morte di Oswaldo Payá apre una nuova guerra tra Cuba e la Spagna

Si fa sempre più delicata la situazione di Ángel Carromero, il giovane vicesegretario di Madrid di Nuevas Generaciones del Partido Popular, che era alla guida dell'auto su cui sono morti i dissidenti cubani Oswaldo Payá e Harold Cepero, il 22 luglio, a Bayamo, nella parte orientale dell'isola.
In un video presentato durante una conferenza stampa a L'Avana, Carromero, rinchiuso nel carcere 100 y Aldabó della capitale, conferma la versione dell'incidente in cui ha perso la vita Payá data dalle autorità cubane: nessuno ha speronato l'auto su cui viaggiava con loro anche lo svedese Jens Aron Modig; Carromero si assume tutte le responsabilità e ammette di aver perso il controllo dell'auto a causa della velocità, nonostante fosse stato avvertito del cattivo stato dell'asfalto. Per questa ragione l'auto è finita contro un albero con il lato sinistro, su cui viaggiavano i due dissidenti morti.
La sua versione è stata confermata in conferenza stampa da Jens Aron Modig, prima della sua partenza per la Svezia, ma non convince la vedova di Payá, Ofelia Acevedo, sicura che Carromero sia stato sottoposto dal regime a pressioni psicologiche per assumersi tutte le responsabilità. Per questa ragione no si costituirà parte civile nel processo che le autorità cubane stanno preparando contro il 27enne spagnolo per omicidio colposo (Carromero rischia fino a 15 anni di carcere). "Non accuserò nessuno né cerco colpevoli, voglio semplicemente che mi chiariscano cosa è successo, perché è tutta la vita che ci sono minacce, repressioni e intimidazioni contro la mia famiglia" ha detto ai giornalisti nella sua casa de L'Avana. I dubbi dei familiari di Payá sono dovuti al fatto che la ricostruzione delle autorità non raccoglie i dati e le testimonianze ricevuti attraverso la differenza e che le dichiarazioni di Carromero e di Modig possono essere state condizionate dalle pressioni dei servizi di sicurezza cubani. Con questo la vedova non vuole affatto sostenere, lo ah chiarito, che il marito non sia davvero morto in un comune incidente stradale: "Vogliamo solo chiarezza" ha detto.
Granma, l'organo ufficiale del Partito Comunista Cubano, ha pubblicato un duro editoriale in cui accusa i due giovani dirigenti politici europei di aver raggiunto L'Avana con un visto turistico e di aver poi contattato la dissidenza, cosa non autorizzata dal loro visto. Il loro compito sarebbe stato quello di organizzare una sezione giovanile del Movimiento Cristiano Liberación (MCL) di Oswaldo Payá e per questo lo svedese ha ammesso di aver consegnato 4000 euro al dissidente scomparso. Un dato, quest'ultimo, negato sia dalla vedova che dalla figlia di Payá.
Modig è tornato in Svezia e apparirà davanti alla stampa del suo Paese domani, per raccontare la sua versione dei fatti; una versione che, allo stesso tempo, non dovrà danneggiare le possibilità di Carromero di lasciare l'isola il più presto possibile, così come ha chiesto nel video che le autorità cubane hanno diffuso.
E la sua situazione è davvero delicata. Tanto che Madrid ha chiesto la "massima cautela". E' evidente che il regime castrista intende utilizzare politicamente tutta la vicenda contro il Partido Popular, partito al governo di Spagna, che manda uno dei suoi giovani dirigenti più importanti a compiere attività illegali nell'isola; il PP è sempre stato attivo anche nelle politiche anti-castriste dell'Unione Europea, uno dei più fieri oppositori a qualunque flessibilizzazione dell'embargo contro Cuba. L'occasione per il regime è evidentemente imperdibile e la crisi che si è aperta con Madrid è la più grave che Mariano Rajoy deve affrontare da quando è al Governo. Difficile prevedere gli sviluppi.
Carromero potrebbe essere processato per omicidio colposo e solo allora si potrebbe chiedere l'indulto, l'espulsione o l'applicazione dell'accordo che prevede che le condanne siano sopportate in patria. C'è anche il fatto che la famiglia di Payá non intende costituirsi parte civile, cosa che potrebbe alleggerire la posizione del giovane politico.
Tutta la vicenda viene seguita con molta attenzione dai media spagnoli, attenti a non urtare le sensibilità di L'Avana, ma anche a non nascondere la verità.
abc.es ha intervistato Ángel Moya Acosta, uno dei più importanti dissidenti cubani, che ha raccontato gli interrogatori realizzati dal regime nel carcere 100 y Aldabó da cui lui è uscito qualche mese fa. Le celle, spiega al quotidiano madrileno, sono di un metro di larghezza per due di profondità, sono disegnate senza alcuno spiraglio di luce, affinché il prigioniero non possa capire se è giorno o notte, ogni cinque minuti il carceriere apre la finestrina della cella, per impedire che il prigioniero possa riposare e provocargli così torture psicologiche. Gli interrogatori vengono realizzati a qualunque ora del giorno con la tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. "L'obiettivo è finire con l'ottenere una confessione di attività contro il Governo, castigate dal Codice Penale con pene maggiori; con l'interrogatorio si vuole rompere la volontà dell'interrogato e ottenere il suo impegno alla collaborazione completa".
Secondo Moya Acosta il caso, con il silenzio informativo di alcuni giorni, fino al video autoaccusatorio di Carromero presentato ai media senza la sua presenza, segue un copione già visto in altre occasioni contro la dissidenza.
"Non ho dubbi che il regime voglia politicizzare il caso per ottenere qualche vantaggio politico dal Governo spagnolo" dice Moya "Nella conferenza stampa Aron Modig ha passato il 90% del tempo a parlare delle attività politiche che tanto lui come Carromero stavano realizzando nell'isola e  ci sono stati pochi riferimenti all'incidente. Non è la prima volta che le autorità ricorrono alla detenzione degli stranieri per avere qualche vantaggio politico in cambio della loro liberazione".
E, nota l'ABC, la prima vittima di tutto questo complicato duello potrebbe essere la verità su quello che è davvero successo il 22 luglio 2012. "A meno che Ángel Carromero non sia liberato e possa parlare liberamente lontano da Cuba". Ma se davvero fosse successo qualcosa di sinistro, il regime lo lascerebbe andare via, per permettergli di denunciarlo? E cosa dovrebbe dare in cambio Madrid? La partita a scacchi tra le due vecchie capitali è appena cominciata.