sabato 29 settembre 2012

Buenos Aires approva l'aborto per violenza, l'Uruguay a un passo dall'aborto libero

Il 28 setttembre è la Giornata d'Azione per l'Aborto Libero e dal Rio de la Plata sembrano arrivare buone notizie per chi crede che l'aborto sia una scelta delle donne e che lo Stato debba metterle nelle migliori condizioni per scegliere liberamente.
Ieri la Città di Buenos Aires ha approvato la legalizzazione per l'aborto senza autorizzazione del giudice in caso di violenza sessuale e ha stabilito che l'età minima per dare il proprio consenso all'aborto, essendo minorenni, sia di 14 anni. La nuova legge, approvata con 30 voti a favore e 29 contrari, arriva dopo una sentenza della Corte Suprema de Justicia de la Nación, non stabilisce il numero massimo di settimane di gravidanza, entro le quali realizzare l'aborto, ma stabilisce un massimo di cinque giorni tra la richiesta e la pratica dell'interruzione di gravidanza. E impone anche la proibizione di "ostacoli medici, burocratici o giudiziari per impedire l'accesso alla prestazione".
Il riconoscimento del diritto d'aborto solo in caso di violenza o di grave rischio per la madre è ovviamente un grande limite, ma è comunque un passo avanti per le donne latinoamericane, che vedono riconosciuto il loro diritto di decidere se essere madri o meno davanti a traumi così grandi come una violenza sessuale o il pericolo della propria vita.
L'Uruguay, che ci aveva già provato durante la presidenza di Tabré Vazquez, che pur socialista, mise il proprio veto, è a un passo dal dotarsi di una legge di tipo più europeo. Qualche giorno fa la Camera dei Deputati ha approvato per 50 voti contro 49 (c'è sempre un solo voto fatale tra il riconoscimento dei diritti individuali e l'oscurantismo) una legge che legalizza l'aborto fino alla 12° settimana di gravidanza. Se, come si spera, la legge verrà approvata dal Senato, dove il Frente Amplio gode di maggioranza sufficiente, le donne uruguayane che vorranno abortire dovranno incontrarsi con almeno tre professionisti, che le informeranno di rischi e alternative possibili, compresi i programmi sociali in favore della maternità e l'adozione. Quindi, dopo cinque giorni, se confermerà la volontà d'aborto, verrà sottoposta all'interruzione della gravidanza.
Mentre i deputati discutevano la legge, davanti alla Camera dei deputati numerose donne del gruppo Mujer y Salud en Uruguay manifestavano il proprio disaccordo con alcuni punti della legge. Secondo le attiviste di questo gruppo, infatti, "una donna che ha rpeso la decisione di abortire è già convinta, non deve passare attraverso questo tribunale (i tre professionisti NdRSO), che le dia anche una lezione di morale".
Contraria, ovviamente, la Chiesa Cattolica.