domenica 2 settembre 2012

El Pais: la destra e la battaglia culturale e del linguaggio che la sinistra sta perdendo

Su El Pais di oggi c'è un bell'articolo sulla battaglia culturale che la sinistra sta perdendo malamente e che la destra sta vincendo, nonostante siano state le politiche economiche applicate secondo le sue indicazioni ad aver condotto al disastro degli ultimi anni.
Se la sinistra vuole tornare al potere, non come intervallo tra Governi di destra e non avendo paura dei propri valori, ma con un proprio progetto a lungo termine, che parli di benessere diffuso, giustizia sociale e uguaglianza di opportunità come metro per il merito, forse farebbe bene a pensare come vincere la battaglia delle parole e come imporre i propri valori e i propri principi.
"Oltre a imporre in tutta la sua radicalità il modello liberista, la destra cerca di operare un cambio di mentalità che lo renda normale e così esercitare l'egemonia culturale, mediante il controllo delle rappresentazioni collettive" scrive El Pais "Questo progetto si fonda su una campagna sistematica di autolegittimazione e discredito degli argomenti progressisti, in coordinamento con la destra mediatica maggioritaria".
Il quotidiano indica i punti della strategia della destra. Il primo è "la creazione e propagazione di concetti", per cui concetti come "moderazione salariale", "competitività", "privilegi (per indicare i diritti), diventano "verità indiscutibili, il cui senso e portata non si chiarisce mai, perché sembrano ottenere maggiore efficacia pratico-politica quanto minore è la loro precisione semantica". Un paio di esempi tra tutti, il "Piano di Garanzia dei Servizi Sociali Essenziali" indica i tagli che ha avviato il Governo della Castiglia-La Mancia; il "processo di regolarizzazione degli attivi occulti" è il condono fiscale avviato dal Ministro delle Finanze. "Klemperer"commenta il quotidiano madrileno "narra che la popolazione tedesca non fece suo il linguaggio dei nazisti attraverso i loro noiosi discorsi, ma per mezzo di espressioni ripetute in modo acritico nella vita quotidiana". Così ci si abitua a ripetere che "non si può spendere quello che non si ha" o che "la sanità pubblica gratuita è insostenibile", ma, attenzione, "il capitalismo finanziario si basa sul credito, cioè, sullo spendere più di quello che si ha, e la sanità pubblica non è gratuita, ma finanziata collettivamente".
La destra sta vincendo la battaglia delle parole anche usurpando quelle della tradizione socialdemocratica e di sinistra. E' un fenomeno che si è visto nel Nord Europa e in Germania, dove Angela Merkel ha messo in difficoltà la SPD parlando di Stato Sociale e diritti dei più deboli. In Spagna "parole come cambio o riforme, prima legate a progetti progressisti, mascherano adesso le controriforme" e, "sostenendosi nella reputazione di spazi e tempi istituzionali, gli attuali tagli si investono del valore simbolico delle riforme storiche".
Ma è il tentativo di screditare intere categorie sociali, che vengono definite "privilegiate", solo perché godono dei propri diritti, cioè un lavoro fisso, con stipendio dignitoso e una relativa tranquillità guardando al futuro, che spiega bene il progetto della destra: "Medici,  insegnanti, funzionari, studenti e lavoratori fissi vengono screditati. Al godere di supposti privilegi, sembrano co-responsabili della situazione attuale. Screditandoli si può attivare il malessere sociale basato sul rancore, l'invidia e la paura e scavare la reputazione del pubblico per giustificare la sua liquidazione. Si allude ai disoccupati come ai beneficiari della riforma del lavoro, ma li si suppone fannulloni che devono redimere la propria inutilità con lavori sociali., Un imprenditore farmaceutico, Grifols, propone come soluzione la donazione del sangue: "In epoca di crisi,s e potessimo avere centri di plasma, potremmo pagare 60 euro alla settimana, che, sommati al sussidio di disoccupazione, sarebbero un modo per vivere". Il disoccupato si trasforma così in un rifiuto il cui corpo può essere marcantilizzato. Il passo seguente potrebbe essere la vendita di organi o dei figli che non può mantenere. I primi tagli alla Sanità penalizzano un nuovo appestato, il malato, segnalato come causante del deficit, e gli esigono che (ri)paghi la propria fragilità. Se la stigmatizzazione è il passo precedente all'espulsione, come succede già con gli irregolari, molti altri collettivi potranno essere esclusi".
Ad aiutare l'imposizione delle proprie parole, c'è il linguaggio semplice e "un metodo di argomentazioni basato sulla comprensione immediata". Per cui "non è questione di destra o sinistra, ma di senso comune". E in questo senso comune entrano anche frasi come quella del Ministro all'Istruzione Wert, che sostiene, parlando della riduzione dei professori precari, che "non si può parlare in termini di licenziamenti, ma di non rinnovamento dei contratti". E anche Mariano Rajoy può dire che farà "qualunque cosa sia necessaria, anche se non mi piace e anche se ho detto che non l'avrei fatta". Ah, avesse detto una frase del genere José Luis Rodriguez Zapatero!
Poi ci sono le consegne, le frasi ripetute affinché diventino convinzioni collettive, come "i professori lavorano poco" o "i sindacati vivono delle sovvenzioni", e ci sono le amplificazioni di questi discorsi offerte dai media affini, che sono la maggioranza e molto potenti. "I media funzionano come laboratori discorsivi che diffondono le nuove espressioni e consegne e i consulenti preparano dichiarazioni immediatamente traducibili in titoli. Inversamente proporzionale all'impatto di questi messaggi risulta la capacità di rispondere loro: le analisi critiche si dissolvono in un'alluvione di articoli, colonne ed editoriali che ottengono una diffusione e influenza molto minore".
Uno dei maggiori pericoli indicati dall'articolo è "la moralizzazione del discorso pubblico", che possiamo avvertire in buona parte dell'Occidente e che in Spagna sta assumendo derive pericolose. "Il moralismo della destra non riconosce le ragioni dell'altro: buono o cattivo, normale o aberrante, sono aggettivi attribuiti in modo categorico e senza margine di discussione, appropriandosi dell'universalità della nozione in disputa. Le "persone normali, sensate... gli spagnoli per bene" a cui si appella Rajoy sono indubitabilmente di destra. Quando copre il suo integralismo morale, la destra incorre nel paradosso politico: Ruiz Gallardón pretende assumere la difesa dei diritti delle donne e lotta contro la "violenza strutturale" che soffrono con una controriforma della legge dell'aborto che limita i diritti e rafforza la violenza legale".
Al leggere questo articolo si riconoscono molti processi e passaggi visti in questi anni in buona parte dell'Occidente e ci si chiede perché la sinistra non riesca, proprio in questi anni di crisi del liberismo a imporre il proprio linguaggio e i propri valori alternativi. Davvero la giustizia sociale e l'uguaglianza delle condizioni di partenza, garantita dallo stato sociale, non farebbero presa in Paesi sfiancati dai tagli sociali e da anni di moderazione salariale?
E però, pensando a quello che sta succedendo in Spagna in questi mesi, viene da ringraziare gli dei che ci hanno mandato Mario Monti. Sarà un tecnocrate, non si sarà presentato alle elezioni, ma rappresenta una destra molto più illuminata di quella al potere in Spagna, una destra rigorosa e credibile, con un proprio posto in Europa, e che, almeno, metterà i conti a posto (ci aveva provato, in modo più equo, Romano Prodi, ma gli italiani hanno deciso di mandarlo a casa e di affidarsi di nuovo ai deliri di Silvio Berlusconi, pur di non pagare le tasse). In Spagna sono alle prese con una destra rancorosa, bigotta e moralista, che non si sa mai cosa farà domani, perché tutto è sempre un mistero. Anzi, sì, sappiamo cosa farà: quello che aveva giurato una settimana prima che non avrebbe fatto.