domenica 23 settembre 2012

Eldiario.es: le manifestazioni laiche e rivendicative della primavera araba che l'Occidente ignora

"Al di là della politica, dell'economia o della cultura, c'è un posto fondamentale in cui dobbiamo iniziare a lavorare per la pace ed è il nostro immaginario". "Lo scorso 27 agosto migliaia di lavoratori egiziani sono scesi in strada per esigere salari dignitosi e migliori condizioni di lavoro, ma nessun giornale occidentale ne ha parlato". Sono le due frasi di questi miei due ultimi giorni.
La prima è dell'editoriale di Juanes, per un giorno direttore di El tiempo, il più diffuso quotidiano colombiano, per invitare i compatrioti a scommettere sulla pace. La seconda è dell'articolo di Olga Rodriguez pubblicato un paio di giorni fa su eldiario.es, per raccontare come l'Occidente ignori le proteste laiche in corso nei Paesi della primavera araba e si concentri, invece, sugli incidenti causato dal film anti-islamico girato negli USA.
Ed è stato pensando alla prima che ho pensato di aprire un post per la seconda su Rotta a Sud Ovest. Non facciamoci manipolare da chi vuole farci credere che le primavere arabe finiranno nel salafismo e non siamo complici di chi vuole che finiscano così male, dopo aver suscitato grandi speranze nei popoli nordafricani e mediorientali. I musulmani sono molto più laici di quanto vogliono farci credere e la maggior parte di loro aspira a vivere in una società democratica, sarebbe meglio stare accanto a loro piuttosto che essere complici di chi vuole identificarli esclusivamente con le correnti più radicali, minoritarie in quelle società.
L'articolo di Olga Rodriguez, esperta d'Oriente di eldiario.es è piuttosto lungo, potete leggerlo tutto, e in spagnolo, al link già indicato; qui le parti che mi sono piaciute di più, in italiano.

"(…) Lo scorso 27 agosto, migliaia di lavoratori egiziani sono scesi in strada per esigere salari dignitosi e migliori condizioni di lavoro. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco. Un giovane di 27 anni è morto e vari sono risultati feriti. Ma l'incidente è passato inosservato per la maggior parte dei media occidentali.
Dopo, ci sono state nuove proteste politiche, con professori, studenti, camionisti e operati di diverse fabbriche del Paese come protagonisti.
"Mentre i mezzi di comunicazione internazionali continuano a essere ossessionati dalle manifestazioni contro il film, ampli settori del Paese sono in sciopero, ma nessuno lo racconta" protestava alcuni giorni fa l'attivista egiziano Hossam El Hamalawy.
Gli scioperi in diversi punti dell'Egitto non hanno ricevuto l'attenzione dei media. Che circa 1200 persone si siano concentrate in piazza Tahrir contro il film anti-islamico, due giorni dopo le proteste davanti all'ambasciata USA, sì, è stato notizia.
"Chi si beneficia del film e delle proteste contro?" si chiedeva alcuni giorni fa, nel suo ufficio de Il Cairo, il giornalista egiziano Hani Shukrallah.
"Sono sempre più convinto che la cosiddetta ira musulmana sia una campagna orchestrata e finanziata con i petrodollari, una controffensiva alle rivolte arabe" si rispondeva da solo in un articolo sul quotidiano Al Ahram online.
In questi ultimi giorni le congetture si sono inseguite di bocca in bocca nei Paesi arabi.
"I beneficiati sono i fondamentalisti islamici e i leali ai precedenti regimi di Libia, Egitto, quelli che appoggiavano Mubarak e Gheddafi" risponde a eldiario.es la giornalista egiziana Sahira Amin.
"Quante più ambasciate statunitensi sono attaccate, maggiori saranno le possibilità del candidato repubblicano Romney di vincere le elezioni statunitensi" avvertiva sulla Rete la blogger egiziana conosciuta come Suzee in the city.
Il fatto che le stesse autorità egiziane abbiano riconosciuto che alcuni manifestanti hanno ricevuto denaro per protestare davanti all'ambasciata USA è servito ad aumentare ogni genere di speculazione.
"I principali beneficiati di questo sono i nemici delle rivolte del 2011, compreso Israele" afferma il giornalista Shukrallah "L'obiettivo di questo film era provocare reazioni violente per recuperare la vecchia idea razzista e orientalista che cristallizza spesso l'immagine del mondo arabo".
E aggiunge: "La cosa triste è che ci sono sempre fanatici disponibili a cadere in una trappola del genere (…)".
PS Stiamo con gli occhi aperti e cerchiamo di non caderci anche noi dall'Occidente. Noi, della riva nord del Mediterraneo, siamo i più interessati a vedere democrazia e benessere anche sulla sorella riva meridionale.