domenica 23 settembre 2012

Juanes dirige El tiempo per un giorno: la nostra scommessa per la pace in Colombia

Il più importante quotidiano della Colombia, El tiempo, vicinissimo al presidente Juan Manuel Santos (è diretto da un suo familiare, dopo essere appartenuto per decenni alla sua famiglia), scommette sulla pace e sul dialogo tra Governo e FARC, che prenderà il via l'8 ottobre a Oslo, in Norvegia. La scommessa inizia con un numero, in edicola oggi, diretto da Juanes. "Per la prima volta un quotidiano colombiano apre le sue porte a un artista di fama mondiale, affinché diriga il lavoro giornalistico dietro le quinte di un numero" si legge in un editoriale della testata "E non è un numero qualunque. In esso, e in piena sintonia con Juanes e il suo incalcolabile ruolo come gestore del cambio sociale, vogliamo sostenere un sentimento in questo senso, esistente tra i colombiani, che, se ben indirizzato, dev'essere la porta d'ingresso verso tempi migliori per il Paese".
Solo a guardare la Home Page di questo numero diretto da Juanes e tutto basato sulla scommessa per la pace, si può vedere la differenza di una Colombia finalmente pacificata: un articolo di Shakira illustra l'infanzia di un Paese senza conflitti, Miguel Bosè indica "la pace come pane di ogni giorno", Desmond Tutu invia una lettera aperta ai colombiani, Sahagún viene indicato come il paese più pacifico della Colombia, la sezione viaggi invita a scoprire quelle che sarebbero le meraviglie di una Colombia in pace, mentre l'attualità segnala che la CNN ha scelto anche una colombiana tra i 10 eroi del 2012.
E' un numero affascinante e originale, che mostra tutto quello che possiamo fare se crediamo davvero nella pace, nella convivenza e nel compromesso, nella tolleranza e nella giustizia sociale. Il sogno di El tiempo di oggi inizia dall'editoriale di Juanes. Eccolo in italiano.

500 anni fa l'uomo credeva che la Terra fosse quadrata e che dopo la linea dell'orizzonte ci fosse un grande abisso abitato da mostri assassini, che inghiottivano gli esseri umani. All'inizio del XIX secolo il suffragio femminile era impossibile e la discriminazione razziale dominava sulla Terra.
Per moltissimo tempo l'uomo è stato vittima delle sue stesse invenzioni e credenze, ma siamo stati anche capaci di cambiare paradigmi e di ottenere l'inimmaginabile. Le donne sono arrivate persino alla presidenza, hanno il loro spazio nelle alte sfere della politica, la discriminazione razziale è moralmente e politicamente inaccettabile e c'è un accordo assoluto sul fatto che la Terra sia rotonda e che non ci sia alcun abisso.
E continuiamo ad avanzare nella trasformazione dei paradigmi. Recentemente un gruppo di scientifici inglesi si è riunito nell'università di Cambridge per affermare che la maggior parte degli esseri animali possiede i substrati neurologici che generano la coscienza e che, pertanto, noi umani non siamo gli unici a possedere questa capacità, come avevamo pensato. Oggi molti esseri umani abbiamo chiaro che gli animali a cui va via la ragione siamo noi e per questo, per la mancanza di questa ragione, maltrattiamo gli animali.
In cosa abbiamo fallito? La nostra coscienza è rimasta addormentata per centinaia di anni e i pilastri sui quali si costruisce la nostra società sono quelli della menzogna e dell'economia Perché? Per quale scopo? Manipolazione? Interesse personale ignorando quelli comuni?
Fortunatamente oggi siamo in una posizione favorevole, in cui l'informazione e la scienza si danno la mano e sono al servizio dell'essere umano e del suo sviluppo. In questo contesto di risveglio della coscienza sulla nostra vera missione sulla Terra, siamo a punto di cambiare la direzione delle cose.
Cosa significa la pace? Dove inizia? Può la Colombia iniziare questo sogno anelato?
Per l'edizione di El tiempo di oggi, domenica 23 settembre 2012, ci siamo messi al lavoro per raccogliere diverse voci e visioni della Colombia che si sta costruendo in silenzio e da tutti i posti, e di quelle possibili soluzioni che non abbiamo ancora applicato. Questo è un numero che cerca di creare una proposta costruttiva e positiva, per alimentare il vostro immaginario e aprire le porte della mente a un futuro migliore.
Al di là della politica, dell'economia o della cultura, c'è un posto fondamentale in cui dobbiamo iniziare a lavorare ed è il nostro immaginario. Il sistema in cui viviamo è viziato e disarticolato. Si avvicina l'ora del cambio, un cambio che viene dall'individuale dell'essere, più che dalla stessa politica e delle sue leggi, un cambio di paradigma, di modo di vedere la vita. Siamo molto di più di quello che riusciamo ad immaginare e la nostra mente è capace di trasformare il buio in luce
Dopo aver lavorato insieme a giornalisti ed editori, aver intervistato esperti nel tema della pace, politici, imprenditori, economisti, cittadini comuni, tra le tante persone con cui ho potuto avere una condivisione per questo numero sulla pace, l'invito che nasce è che apriamo le nostre menti e i nostri cuori all'idea della pace in Colombia. Che ci pensiamo e ci intendiamo dall'immaginario della pace. Così sono iniziate molte delle grandi rivoluzioni del mondo. Il potere dell'immaginazione è incalcolabile.
Sono molti gli ostacoli e molto spinoso è il cammino, ma solo se svegliamo la coscienza individualmente potremo aiutare a far sì che questo sogno di tutti sia realtà, lasciando da parte la superbia e l'ansia di potere e prendendo, come qualcosa di personale e di ognuno di noi, come colombiani, la missione di cambiare la direzione delle cose, per poter così aprire le porte alla riconciliazione, al perdono e alla capacità del Paese di ascoltare se stesso.
Credo nella pace, in questa pace che nasce dall'individuo e si collega con una dimensione collettiva, che riconosce e considera l'esistenza dei conflitti e li trasforma creativamente in nuove forme di convivenza. Per quanto mi riguarda ha smesso di essere una meta o un punto di arrivo, oggi è un cammino, un atteggiamento, un modo di vivere, una scommessa. La nostra scommessa, la tua e la mia. La pace in Colombia!
Juan Esteban Aristizabal