mercoledì 26 settembre 2012

Gli indignados: il 25-S è finito, il bello viene adesso

Sarà un'altra notte di cariche e violenze, a Madrid? In risposta alle cariche del 25 settembre e all'accusa di reati contro la Nazione che verrà mossa ai 35 arrestati, oggi, alle 19 i madrileni si ritroveranno di nuovo a Neptuno, per cercare di arrivare al Congreso de los Diputados e manifestare il proprio scontento ai deputati.
Intanto oggi è stata una giornata nera per la Spagna: il processo per l'autodeterminazione iniziato a Barcellona, con le elezioni regionali anticipate al 25 novembre, e le cariche di ieri notte a Madrid sono su tutti i giornali internazionali e danno idea dello sfilacciamento dello Stato spagnolo e, soprattutto, dell'incapacità del Governo di leggere gli eventi e di guidarli. La prima de riesgo, lo spread, è arrivata di nuovo a 460 punti, dopo la pausa di agosto e le parole della BCE, e la Borsa è crollata del 4%. Brutti segnali, tutti, che Mariano Rajoy non sa interpretare, chiuso nella rigidità ideologica e nella scarsa capacità di leggere la Costituzione in maniera più aperta.
Si torna in piazza stasera, si diceva, e madrilonia.org, uno dei siti web legati agli indignados, pubblica questo articolo, che spiega il sentire spagnolo e la rabbia in corpo di queste ore. Non viene da dire, España, estoy contigo?

Ci hanno chiamati golpisti. Hanno detto che dietro di noi c'era l'estrema destra, hanno mentito una volta e un'altra ai mezzi di comunicazione, hanno minacciato in tutti i modi che saremmo finiti in carcere, hanno portato 1400 poliziotti, hanno identificato e denunciato penalmente persone che erano semplicemente riunite in un parco pubblico, per parlare della manifestazione. Hannno cercato di metterci paura, come non lo avevano mai fatto… E il risultato è che decine di migliaia di persone sono scese in strada a disobbedire allo stato d'eccezione imposto dal Governo. Adesso tutti i mezzi di comunicazione del pianeta parlano di quello che è successo a Madrid il 25 settembre.
E sappiamo che non è che l'inizio.
Il Governo di Mariano Rajoy è più debole che mai. Affronta un triplo problema di grandezza sempre maggiore. Al primo posto, una crisi di legittimità tra i cittadini, e non solo tra le decine di migliaia di persone che si sono mobilitate il 25-S, ma anche nel suo stesso elettorato. Il Governo non ha alcun piano oltre all'insistere in politiche di tagli, sempre accompagnate da una dinamica repressiva più intensa e al tempo stesso inutile. La risposta smisurata alle mobilitazioni di ieri, l'uscita clandestina degli "onorevoli", le patetiche dichiarazioni della maggior parte dei deputati. Diciamolo chiaramente, un Governo che si sostiene solo sul monopolio della violenza è un Governo debole, moribondo, condannato.
Al secondo posto, una grave crisi del mdoello territoriale dello Stato. Intrappolato nella prostrazione alla troika (UE, BCE, FMI), che si traduce in imposizioni politiche ai diktat finanziari e allo smembramento dei patti inter-elites, che hanno sostenuto la divisione dei poteri materializzata nelle Comunidades Autónomas, il Governo è a malapena uno spaventapasseri. A malapena può mantenere una certa unità d'azione delle elites territoriali, come dimostra adesso la "minaccia" d'indipendenza di CiU, capace di mobilitare, in un progetto sfacciatamente liberista e oligarchico, buona parte della società catalana. In questo caso la debolezza non è più solo di questo governo, ma dell'organizzazione istituzionale nel suo insieme, ereditata dalla Transición, e ci mostra, al tempo stesso, la necessità di costruire un nuovo modello di democrazia politica ed economica.
Infine, il Governo si è dimostrato incapace di affrontare la troika e di difendere gli interessi del suo stesso popolo, in alleanza con il resto dei Paesi della periferia. Detto in altro modo, il Governo non ha smesso di obbedire agli ordini dei poteri finanziari, che obbligano permanentemente ad accentuare la crisi sociale. In questo sfondo, non c'è altra uscita possibile che la recessione e l'impoverimento. Qui dovremo continuare a stare attenti, perché sicuramente venerdì o al massimo sabato, sapremo quali contropartite esige la troika per il nuovo rescate: riduzione delle prestazioni di disoccupazione, aumento dell'età pensioabile, vendita di attivi e beni comuni e nuovi tagli ai diritti degli impiegati pubblici. Oggi stesso, lo spread è balzato ben oltre i livelli di questi giorni, in quello che può essere un avvertimento della troika, mediante la sospensione del programma di acquisto dei bond sovrani, per cui il programma di contropartite imposte dalla finanza è ben al di sopra di qualunque "concessione" alle richieste della cittadinanza.
Quello che abbiamo vissuto il 25-S nelle strade di Madrid è stata una prima prova della potenza dell'organizzazione collettiva. Siamo all'inizio di un probabile ciclo di mobilitazioni, che, però, non ha ancora unito in modo massiccio né gli impiegati pubblici né i pensionati. Dobbiamo riconoscerlo: la mobilitazione del 25-S ha avuto un chiaro segno generazionale: la generazione che non ha casa, reddito, lavoro, che non ha votato la Costituzione e che neanche si sente legittimata dai patti che hanno dato vita a questo modello di Stato. E, però, bisogna aspettarsi che la serie di misure che il Governo dovrà certamente approvare, spinga molti ad assediare il Congresso. Perché il problema è politico, il nostro lavoro continua a consistere nel riunire la potenza sociale necessaria per fermare la spoliazione comune. Perché il problema è politico, dobbiamo riuscire a materializzare nuovamente la stessa alleanza delle giornate di luglio, in cui il 15-M, funzionari di ogni tipo, pensionati, lavoratori dell'istruzione, della sanità e una moltitudine che arrivava con il proprio nome, senza aggettivi, si riuniscano di nuovo, per segnalare che l'attuale ordinamento costituzionale, il bipartitismo imperante e una certa istanza di rappresentazioni è scaduta. E per dire ben chiaro che la democrazia è un'altra cosa, che in questo Paese, e in Europa, è da inventare.
La delegazione del Governo a Madrid, può dire che c'erano 6mila persone mobilitate, può parlare di golpismo o può paragonarci a Tejero, ma la sua realtà e la nostra camminano in realtà separate. L'intelligenza messa in rete ha una capacità propria di autonarrarsi e non ha bisogno di meccanismi che "la rappresentino". Si tratta di un buon esempio della crisi di questa forma di Stato, che sembra sempre di più una dittatura. Per questo dobbiammo gridare loro ancora una volta: non siamo spettatori, non ci rappresentano.
Il 25-S è finito. Adesso viene il meglio. Il primo passo oggi alle 19, di nuovo a Neptuno, per dimostrare loro che andiamo avanti.