martedì 9 ottobre 2012

Erasmus in pericolo: quando inizierà la resistenza dell'Europa?

Non ci sono più soldi per Erasmus, il programma che ha permesso agli studenti europei di viaggiare negli altri Paesi dell'Unione e studiare in Università straniere. L'annuncio è stato fatto la scorsa settimana a Bruxelles e i media spagnoli l'hanno ripreso prontamente. Sembra che il deficit di Erasmus sia di 90 milioni di euro; praticamente gli Stati pagano le borse di studio degli studenti e vengono poi rimborsati dall'Unione Europea; ma ci sono squilibri di bilancio e bisogna cambiare le cose affinché la UE possa rimborsare gli Stati che hanno dato i maggiori contributi; il problema è che, in attesa delle modifiche di bilancio, le borse di studio dei prossimi mesi sono in pericolo. La Commissione Europea cerca adesso di sdrammatizzare, sostenendo che non c'è "un problema immediato", ma il fatto che se ne parli, vista l'esperienza e la fiducia che possiamo riporre nell'attuale classe politica, significa che il problema c'è ed è immediato.
Quando io frequentavo la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90, Erasmus era agli albori della sua storia. Per dire, noi di Architettura potevamo andare a studiare solo in due Facoltà tedesche e, non conoscendo la lingua, l'esperienza mi è stata vietata. Poi il programma, visto il successo, si è mano a mano allargato e so che gli attuali studenti di Architettura torinesi possono volare per un anno accademico nelle Università di numerosi Paesi d'Europa (compresa la Spagna).
Se esiste un sentimento europeo, ed esiste, è grazie alle compagnie aeree low cost, a Schengen e a Erasmus (fino a poco tempo fa avrei messo dentro anche l'euro, ma, visto l'uso indignante che ne sta facendo la politica, non più). Immaginatevi centinaia di migliaia di ventenni che ogni anno si spostano da un capo all'altro del continente per studiare nelle Università di altri Paesi, per la prima volta lontani da casa, per la prima volta con un budget da gestire da soli e con cui sopravvivere fino alla fine del mese, per la prima volta alle prese con un'altra lingua 24 ore al giorno. Immaginatevi le amicizie, le simpatie e gli amori nati in quei mesi lontani da casa, vivendo immersi in altri stili di vita. Non c'è nessuno che abbia fatto Erasmus in qualche Università britannica, spagnola o tedesca (sono questi i Paesi prediletti dagli studenti italiani), che non l'abbia considerata un'esperienza indimenticabile, una sorta di educazione sentimental-culturale che ha marcato la propria vita, non solo di studente.
Gli studenti di Erasmus hanno cambiato il volto di Siviglia e Granada, che sono città universitarie per l'Andalusia e che grazie a Erasmus hanno una popolazione studentesca internazionale. Si incontrano tanti studenti italiani in coda alle casse di SuperSol o di Mercadona; a volte si ascoltano le loro battute, nei loro dialetti d'origine (siciliani e romani sono quelli che si sentono di più), ci si gira perché fanno ridere e loro, che capiscono di essere capiti ti guardano ridendo: "Italiana?!" E attaccano bottone su Siviglia, sulla poca voglia che hanno di tornare a casa, su qualche sistema per poter tornare in Andalusia, dopo la laurea. Sono gli studenti di Erasmus di ogni parte d'Europa che affollano i bar del centro durante le partite delle Coppe Europee o durante gli Europei, facendo un tifo forsennato per il proprio Paese, arrivando addirittura con bandiere e divisa della propria Nazionale. E capita di incontrarli nei caffè di Avenida San Fernando, davanti all'Università di Siviglia, mentre familiarizzano e amoreggiano con gli studenti locali. Conosco coppie che si sono formate grazie a Erasmus e tempo fa avevo conosciuto due intorno ai 30 anni, lei belga e lui inglese, che si erano trasferiti romanticamente a Siviglia, la città in cui si erano conosciuti.
Non esisterebbe l'Europa senza Erasmus, credeteci.
Per questo fa tristezza leggere che non ci sono più soldi per questo programma.
El Pais
torna oggi sull'argomento, anche perché la Spagna è il Paese che in questi 25 anni ha ricevuto il maggior numero di studenti Erasmus ed è tra quelli che più ne hanno inviato all'estero, dimostrando un sentimento europeista che solo l'austerità e la testardaggine di Angela Merkel stanno mettendo alla prova.
In un articolo firmato da Manuel Peris, il quotidiano madrileno ricorda come "Senza Erasmus finisce l'Europa". Ma cos'è l'Europa? Peris ricorre a una conferenza di George Steiner, in cui definisce l'Europa "intorno a cinque assiomi: il caffè come luogo in cui si scrive, si cospira e si fa filosofia; il paesaggio a scala umana, in cui si può passeggiare; le strade, che portano nomi di statisti, scienziati, artisti e scrittori del passato; la doppia eredità (filosofica, teologica e politica) di Atene e di Gerusalemme e un quinto che denomina autocoscienza escatologica, secondo il quale l'Europa "avrebbe intuito che un giorno sarebbe naufragata sotto il peso paradossale delle sue conquiste e della ricchezza e complessità senza paragoni nella sua storia". La conferenza di Steiner è del 2004, prima che l'Europa si fregasse con quei due grandi errori che sono stati i referendum in Olanda e in Francia, in cui il no alla Costituzione europea ha supposto la fine della possibilità di un'Europa politica. Un'Europa in cui, al di là dei mercati e dei suoi tecnocrati, i cittadini avessero capacità d'intervento".
Leggete di nuovo i cinque assiomi e ditevi se non vi riconoscete. Non siete europei?
Ed è a questo punto che Peris lancia il suo allarme: "Sono a punto di farla finita con la Grecia, Paese ed eredità filosofica. Il pericolo che spariscano gli Erasmus trascende dall'ambito educativo, perché quello che è davvero in gioco è l'Europa come idea, e quello che vogliono i mercati, cioè i capitalisti, è questo, finirla con l'idea dell'Europa, con quello che rimane dello Stato Sociale, con quello che rimane dei diritti umani. Siamo sul bordo di una nuova guerra civile europea, la Germania ha sostituito i panzer con drones a forma di forbici. Il resto dei Governi claudica davanti al Reich, facilita il bombardamento dei droni e vuole mettere fine a ogni opposizione con poliziotti anti-disturbi e decreti legge. La domanda è, come organizzare la resistenza?"