Domani, 10 ottobre, in Spagna si celebra il Dia de la Banderita, la Giornata
della Croce Rossa, in cui si invitano gli spagnoli a dare un contributo alla
Croce Rossa. In genere partecipano a questa giornata anche le donne della
Famiglia Reale: a Madrid, nelle piccole bancarelle che la Croce Rossa organizza
in vari punti della città per raccogliere fondi, si vedono anche la regina
Sofia, la principessa Letizia, l'Infanta Elena. E sono le loro foto che
finiscono sui giornali e ci ricordano di questa giornata di solidarietà con chi
si occupa per i più poveri.
In genere la Croce Rossa chiede aiuto e finanziamenti per i progetti che realizza nel Terzo Mondo. Ma quest'anno ha diffuso un video drammatico: per la prima volta a memoria d'uomo ha chiesto agli spagnoli un contributo per aiutare gli spagnoli affamati. Nel 2012 la Croce Rossa si è trovata ad assistere a 300mila spagnoli in più. Persone che non riescono più ad arrivare a fine mese e che non riescono più a mangiare in modo regolare e sano, che non riescono più a pagare gli studi obbligatori dei propri figli, che hanno perso la casa nelle decine di migliaia di sfratti che si continuano a realizzare nel Paese da quando è scoppiata la bolla immobiliare, che vivono con la pensione dei nonni, con cui si pagano le spese di tre generazioni. Persone che fanno i conti quotidiani con concetti che sembrano astratti come la prima de riesgo (lo spread), il rescate (l'intervento della UE), la crisi. Ne leggiamo, a volte annoiati, sui giornali, ma queste persone sono la conseguenza reale di quelle parole. 300mila persone in più che nel 2012 hanno chiesto aiuto alla Croce Rossa.
Il video della Croce Rossa fa parte della campagna Ahora + que nunca, con cui si sensibilizzano gli spagnoli su una nuova realtà, sempre più drammatica, del loro Paese. L'82% delle persone assistite dalla Croce Rossa vive al di sotto della soglia di povertà. Cioè con meno di 630 euro al mese. Tra queste persone, il 64% è disoccupato e di questi il 51% non ha più alcuna prestazione di disoccupazione né reddito minimo; il 43% degli assistiti non può permettersi il riscaldamento in casa e il 26% non può permettersi una dieta con proteine più di una volta alla settimana. Non è Haiti, è Spagna. Scrivono i media.
Tempo fa il Presidente del Governo Mariano Rajoy, al commentare quello che si diceva della Spagna, le diffidenze che suscitava tra i partners europei, era sbottato: "E' la Spagna, non è mica l'Uganda!" E questa battuta non gliel'ha perdonata chi è a contatto con le tante Ugande che ci sono in Spagna, nei quartieri più disagiati e disperati. E non gliela perdona chi si indigna al vedere come il Paese stia naufragando in politiche che cancellano lo Stato Sociale e i diritti, ma non i privilegi dei ricchi, e non creano nuove opportunità di lavoro e di futuro (proprio stamattina i media riportavano che si prevede un'emigrazione di un milione di spagnoli nei prossimi anni). "In Uganda stanno di sicuro meglio!" commentano con sarcasmo, ancora adesso.
E' questa Spagna povera e disperata, che i media internazionali si stanno impegnando a raccontare. Il Washington Post si chiedeva se questo impoverimento generalizzato spagnolo non sia quello che aspetta l'Europa e, quindi, gli Stati Uniti: "Quello che stiamo vedendo in Europa, e può essere che si intraveda negli USA, è la fine dell'ordine sociale moderno. Da due secoli, nonostante alcune interruzioni, la prosperità ha propiziato democrazie stabili negli USA, in Europa e in parte dell'Asia. L'attuale crisi economica può dare un giro a questo processo virtuoso. Società così bloccate non possono soddisfare le aspettative di impiego, di maggiori salari e di spesa pubblica. Le istituzioni politiche perdono per questo legittimità. Una minore espansione economica può provocare instabilità politica e viceversa. Questa sarebbe una storica e dolorosa rottura con il passato".
Il primo segno, di questa storica e dolorosa rottura, arriva da questo appello della Croce Rossa spagnola e da questa Spagna, suo malgrado nuovo laboratorio d'Europa.
Da youtube, il video della Croce Rossa spagnola
In genere la Croce Rossa chiede aiuto e finanziamenti per i progetti che realizza nel Terzo Mondo. Ma quest'anno ha diffuso un video drammatico: per la prima volta a memoria d'uomo ha chiesto agli spagnoli un contributo per aiutare gli spagnoli affamati. Nel 2012 la Croce Rossa si è trovata ad assistere a 300mila spagnoli in più. Persone che non riescono più ad arrivare a fine mese e che non riescono più a mangiare in modo regolare e sano, che non riescono più a pagare gli studi obbligatori dei propri figli, che hanno perso la casa nelle decine di migliaia di sfratti che si continuano a realizzare nel Paese da quando è scoppiata la bolla immobiliare, che vivono con la pensione dei nonni, con cui si pagano le spese di tre generazioni. Persone che fanno i conti quotidiani con concetti che sembrano astratti come la prima de riesgo (lo spread), il rescate (l'intervento della UE), la crisi. Ne leggiamo, a volte annoiati, sui giornali, ma queste persone sono la conseguenza reale di quelle parole. 300mila persone in più che nel 2012 hanno chiesto aiuto alla Croce Rossa.
Il video della Croce Rossa fa parte della campagna Ahora + que nunca, con cui si sensibilizzano gli spagnoli su una nuova realtà, sempre più drammatica, del loro Paese. L'82% delle persone assistite dalla Croce Rossa vive al di sotto della soglia di povertà. Cioè con meno di 630 euro al mese. Tra queste persone, il 64% è disoccupato e di questi il 51% non ha più alcuna prestazione di disoccupazione né reddito minimo; il 43% degli assistiti non può permettersi il riscaldamento in casa e il 26% non può permettersi una dieta con proteine più di una volta alla settimana. Non è Haiti, è Spagna. Scrivono i media.
Tempo fa il Presidente del Governo Mariano Rajoy, al commentare quello che si diceva della Spagna, le diffidenze che suscitava tra i partners europei, era sbottato: "E' la Spagna, non è mica l'Uganda!" E questa battuta non gliel'ha perdonata chi è a contatto con le tante Ugande che ci sono in Spagna, nei quartieri più disagiati e disperati. E non gliela perdona chi si indigna al vedere come il Paese stia naufragando in politiche che cancellano lo Stato Sociale e i diritti, ma non i privilegi dei ricchi, e non creano nuove opportunità di lavoro e di futuro (proprio stamattina i media riportavano che si prevede un'emigrazione di un milione di spagnoli nei prossimi anni). "In Uganda stanno di sicuro meglio!" commentano con sarcasmo, ancora adesso.
E' questa Spagna povera e disperata, che i media internazionali si stanno impegnando a raccontare. Il Washington Post si chiedeva se questo impoverimento generalizzato spagnolo non sia quello che aspetta l'Europa e, quindi, gli Stati Uniti: "Quello che stiamo vedendo in Europa, e può essere che si intraveda negli USA, è la fine dell'ordine sociale moderno. Da due secoli, nonostante alcune interruzioni, la prosperità ha propiziato democrazie stabili negli USA, in Europa e in parte dell'Asia. L'attuale crisi economica può dare un giro a questo processo virtuoso. Società così bloccate non possono soddisfare le aspettative di impiego, di maggiori salari e di spesa pubblica. Le istituzioni politiche perdono per questo legittimità. Una minore espansione economica può provocare instabilità politica e viceversa. Questa sarebbe una storica e dolorosa rottura con il passato".
Il primo segno, di questa storica e dolorosa rottura, arriva da questo appello della Croce Rossa spagnola e da questa Spagna, suo malgrado nuovo laboratorio d'Europa.
Da youtube, il video della Croce Rossa spagnola