Ci sono vent'anni e forse anche varie Spagne di differenza tra le due foto di
questo post. La prima è stata scattata l'8 ottobre 1992, quando re Juan Carlos
e la regina Sofia hanno inaugurato, con i baroni von Thyssen, il Museo Thyssen
di Madrid, diventato in pochi anni uno dei musei più visitati e più
prestigiosi della capitale.
Il Thyssen poteva essere considerato il simbolo, l'apoteosi della Spagna rampante e vivace, che seduceva l'Europa con la sua curiosità, la sua energia e la sua vitalità; non per niente movida e almodovariano, per fare due esempi, sono parole di quegli anni entrate nel parlare comune di buona parte delle lingue europee.
Era a quella Spagna, e non ad altri Paesi europei, che il barone Heini von Thyssen cedeva, dietro compenso, ovviamente, buona parte della sua collezione d'arte privata, una delle più importanti del mondo. E grazie a quella donazione Madrid ha potuto creare uno dei triangoli culturali più invidiabili del pianeta: il Museo del Prado, il Reina Sofia (con il Guernica di Pablo Picasso) e il Museo Thyssen, scusate se è poco.
In questi due decenni il Thyssen di Madrid ha organizzato alcune delle mostre più visitate e più importanti di Spagna e, a volte, d'Europa.
Lo ha fatto anche per celebrare i suoi vent'anni di attività.
Ieri Juan Carlos e Sofia sono tornati nel Palacio de Villahermosa, nel Paseo del Prado, per inaugurare la mostra Gauguin y su viaje a lo exótico, la più importante panoramica sul pittore francese che si sia vista in Spagna negli ultimi anni, con un centinaio di opere sue e una trentina di maestri che si sono ispirati alla sua visione del rapporto dell'uomo con la natura, come Matisse, Kandinsky, Klee o Macke. Con i sovrani c'era la baronessa Carmen von Thyssen, che in questi anni ha aperto un altro Museo Thyssen, che porta il suo nome, a Malaga, e ha in progetto di aprirne un altro in Catalogna; non c'era il barone Heini, morto nel 2002, poco prima che il Museo madrileno compisse 10 anni.
Due foto, due decenni, due Spagne fa. Incredibile.
Il Thyssen poteva essere considerato il simbolo, l'apoteosi della Spagna rampante e vivace, che seduceva l'Europa con la sua curiosità, la sua energia e la sua vitalità; non per niente movida e almodovariano, per fare due esempi, sono parole di quegli anni entrate nel parlare comune di buona parte delle lingue europee.
Era a quella Spagna, e non ad altri Paesi europei, che il barone Heini von Thyssen cedeva, dietro compenso, ovviamente, buona parte della sua collezione d'arte privata, una delle più importanti del mondo. E grazie a quella donazione Madrid ha potuto creare uno dei triangoli culturali più invidiabili del pianeta: il Museo del Prado, il Reina Sofia (con il Guernica di Pablo Picasso) e il Museo Thyssen, scusate se è poco.
In questi due decenni il Thyssen di Madrid ha organizzato alcune delle mostre più visitate e più importanti di Spagna e, a volte, d'Europa.
Lo ha fatto anche per celebrare i suoi vent'anni di attività.
Ieri Juan Carlos e Sofia sono tornati nel Palacio de Villahermosa, nel Paseo del Prado, per inaugurare la mostra Gauguin y su viaje a lo exótico, la più importante panoramica sul pittore francese che si sia vista in Spagna negli ultimi anni, con un centinaio di opere sue e una trentina di maestri che si sono ispirati alla sua visione del rapporto dell'uomo con la natura, come Matisse, Kandinsky, Klee o Macke. Con i sovrani c'era la baronessa Carmen von Thyssen, che in questi anni ha aperto un altro Museo Thyssen, che porta il suo nome, a Malaga, e ha in progetto di aprirne un altro in Catalogna; non c'era il barone Heini, morto nel 2002, poco prima che il Museo madrileno compisse 10 anni.
Due foto, due decenni, due Spagne fa. Incredibile.