sabato 27 ottobre 2012

Il Principe Felipe ai Premi Principe de Asturias 2012: "L'etica protegge la ricchezza delle Nazioni"

E' il suo discorso più importante dell'anno, il più intimo e il più personale e il Principe Felipe lo cura con attenzione e affetto. Lo si sente, mentre lo si ascolta, in diretta televisiva, dalla Cerimonia di Consegna dei Premi Principe de Asturias, dal Teatro Campoamor di Oviedo.
Quest'anno Felipe è partito dal Bicentenario della Costituzione di Cadice, "con cui è iniziato il transito verso la modernità nel nostro Paese, la lezione del patriottismo dei suoi artefici, spagnoli, come si è detto, di entrambi gli emisferi, e l'esempio di superazione del popolo spagnolo in quel momento storico sono, di per se stessi, una gratificante fonte di ispirazione per tutti".
Ed è passato poi ad analizzare la carriera e gli insegnamenti che da essa possiamo trarre, degli otto premiati. Ha insistito sul ruolo dell'etica in questi anni di crisi ed è stato come un modo di prendere le distanze dagli scandali che stanno scuotendo la Famiglia Reale. Ha iniziato a farlo quando, riferendosi al lavoro di Martha Nussbaum, ha ricordato che "ci avverte costantemente della povertà intellettuale ed etica che l'abbandono degli studi umanistici implica e ci esorta a continuare a lavorare per evitare i mali interenti". Anche il Principe difende gli studi umanistici ed è una velata critica, chissà se arrivata  destinazione, alla riforma proposta dal Ministro dell'Istruzione Wert, che propone ridurre il latino e il greco in favore di materie più "concrete": Molti nostri premiati ci hanno avvertito sull'urgenza di vegliare per la protezione e lo sviluppo degli studi umanistici, come miglior cammino per allontanarci dall'ignoranza, il disprezzo e l'oblio del nostro passato. Ma, continuiamo a sentire come perdiamo, senza appena renderci conto, l'immensa saggezza che contengono questi studi e come, per disgrazia, si diffuminano i contorni dell'autentica formazione degli esseri umani".
L'etica, la generosità e l'umanità (ma a me piace chiamarla sempre humanitas, perché non c'è parola che riesca collegare meglio al messaggio che ogni anno ci arriva da Oviedo, con i Premi Principe de Asturias) non hanno abbandonato per un attimo il discorso del Principe. Passato ad analizzare "i tempi straordinariamente complessi e difficili" che la Spagna sta vivendo, Felipe non ha voluto dimenticare che sono anche "tempi per guardare verso il futuro con speranza e con responsabilità, tempi per la convivenza". I primi a doverlo fare sono i politici, il potere pubblico, perché "i sacrifici che stanno facendo tanti spagnoli" accentuano ancora di più "il dovere di tute le istituzioni dello Stato di servire i cittadini". E le osservazioni critiche del Principe sono per tutti, da chi non fa il proprio dovere a chi cerca vie di fuga alle difficoltà senza rispettare la Costituzione. Ma c'è un passaggio del suo discorso che spiega i suoi sentimenti e la Spagna che ha in mente: "Oggi, in questo stesso teatro, ci siamo avvicinati ad esempi di generosità, integrità, sforzo ed eccellenza, rappresentati dai nostri premiati. Sono valori che rendono degne le persone e le loro opere. Sono valori permanenti per la nostra società, perché, come afferma il nostro Premio Principe de Asturias Tzvetan Todorov (2008) "L'etica è il miglior strumento per proteggere la ricchezza delle nazioni, la loro creatività, le loro peculiarità e il loro capitale sociale"". Rileggete quest'ultima frase e pensate che rivoluzione è, in questi anni di crisi mediterranea, mettere al centro dell'azione del potere pubblico l'etica, l'integrità, l'onestà. Che rivoluzione nelle coscienze e nelle mentalità, non solo spagnole! Eppure, come non dare ragione al futuro re spagnolo?
"Anche se la nostra preoccupazione prioritaria è la crisi economica e come uscirne" ha insistito Felipe, "non dobbiamo smettere di pensare anche alla Spagna che vogliamo in questo XXI secolo". La globalizzazione ha "accelerato il tempo e accorciato le distanze", ci sono nuovi scenari, ma gli spagnoli hanno "nuovi obiettivi comuni, per i quali lavorare uniti, concentrando tutta la nostra energia per portare la Spagna lungo il cammino del XXI secolo: che sarà più che mai il secolo della conoscenza, della scienza e delle nuove tecnologie; dell'innovazione, della comunicazione e della creatività: anche il secolo di un umanismo rinnovato". Tutte sfide che la Spagna potrà vincere "se tutti noi spagnoli collaboriamo e camminiamo nella stessa direzione". Il riferimento è ovviamente alle ansie di indipendenza catalane: per Felipe bisogna risolvere "le differenze rispettando la legge, all'interno del nostro Stato di Diritto, che tanti sacrifici ci è costato raggiungere". Ma la Spagna che Felipe tratteggia non è quella del PP, perché immagina sì una Catalogna (anche se non l'ha mai nominata nel suo discorso) ancora spagnola, ma anche un futuro "basato nel rispetto e nella fiducia mutua tra tutti gli spagnoli e in cui possiamo lavorare tutti con la nostra personalità e con spirito costruttivo in un'impresa comune, in uno stesso progetto di convivenza". Il Principe sembra più disponibile a immaginare una Spagna federale, che garantisca a tutte le regioni storiche le proprie differenze all'interno di un Paese che offre convivenza e tolleranza. Non è il progetto del PP.
Ma è nel finale del suo discorso che il Principe si appella agli spagnoli e marca la distanza e la differenza dal resto della Famiglia Reale, proponendosi come unico riferimento della Corona, con i suoi valori e le sue ilusiones, quasi a chiedere di guardare lui e giudicare solo lui, in quanto futuro Capo di Stato, e di non chiedergli conto della mancanza di etica dei parenti, di cui non è responsabile.
"Noi spagnoli viviamo momenti decisivi della nostra storia. Siamo obbligati a dare, ognuno, il meglio di noi stessi. Come Erede della Corona compio le mie responsabilità con ilusión, orgoglio e piena fiducia nel nostro futuro; cerco, e ho cercato da sempre, di servire gli interessi generali della Spagna, con vocazione e spirito integratore. E', senza dubbio, il mio obbligo e il mio dovere; ma è anche la mia convinzione. E' quello che penso, quello che sento e quello in cui credo".
Sono state le ultime parole del suo discorso più importante dell'anno. Quasi un appello agli spagnoli a credere ancora nella Monarchia e a darle un'opportunità e un futuro in questa nuova Spagna dall'incerto avvenire.
Il discorso integrale del Principe Felipe, in spagnolo, è su fpa.es