mercoledì 23 gennaio 2013

Crocifissi e volti della Spagna profonda di Rafael Sanz Lobato, in mostra a Siviglia

Mi colpisce sempre come sia difficile raccontare Siviglia senza citare le sue Hermandades, le sue confraternite, e le sue processioni. Neanche la letteratura resiste alla tentazione di citarle e inserirle nello sviluppo delle sue storie ambientate a Siviglia. Mi colpisce perché potrei raccontare Torino senza citare mai un evento religioso cittadino, perché nessuno di essi è in grado di incidere sulla torinesità quanto la Settimana Santa, per esempio, è in grado di marcare la sevillania.
Anche chi racconta la Spagna di questi ultimi decenni non può sfuggire alla presenza delle processioni, dei crocifissi, del culto. Ed è davvero curioso perché questo è il Paese del matrimonio per le coppie dello stesso sesso, del divorzio express, del numero sempre maggiore di figli nati da genitori non sposati. Ed è davvero orgoglioso di queste conquiste sociali, del laicismo della società, includente, che riconosce i diritti di tutti i suoi cittadini, anche se con le inevitabili e comprensibili fatiche. E allora com'è possibile che sia impossibile raccontare questo Paese, evitando pellegrinaggi, culti e crocifissi? Io non lo so. Ma penso che se dovessi raccontare l'Italia profonda degli ultimi decenni potrei passare dai cipressi eterni della Toscana a Miramare nella nebbia adriatica, dalle donne vestite di nero agli uomini seduti in un bar del Sud, dai pastori della Sardegna ai loro omologhi alpini, dai volti meridionali degli operai delle grandi città del nord ai quartieri decadenti delle grandi città del sud, ma non saprei neanche quale processione citare. Eppure noi siamo quelli che hanno un Capo di Governo che si proclama europeo e riformista e si rifiuta di riconoscere il diritto degli omosessuali all'amore legalizzato, con tutti i doveri e i riconoscimenti che comporta nell'impegno di un partner verso l'altro.
Sono cose strane, che dipendono probabilmente dalla sensibilità di ognuno di noi. Perché di sicuro ci sarà qualcuno che salterà su al citarmi la processione di Sant'Agata o il miracolo di San Gennaro, ma non sarebbe lo stesso della Settimana Santa di Siviglia o della Festa del Pilar di Saragozza.
Sono cose che mi sono venute in mente al vedere le foto di una bella mostra, in corso al Convento de Santa Clara, uno dei più bei conventi sivigliani, adesso riaperto al pubblico come centro culturale, nel cuore del Barrio de San Lorenzo, il più bel quartiere del centro storico (opinione del tutto personale, ma ognuno ha le proprie preferenze). E' una mostra antologica, una raccolta di un centinaio di fotografie in bianco e nero scattate dal fotografo sivigliano Rafael Sanz Lobato, nella Spagna profonda dagli anni 60 fino al 2008. Sanz Lobato è uno dei fotografi più apprezzati e più sensibili di Spagna, ha compiuto 80 anni lo scorso anno ed è stato premiato nel 2011 con il Premio Nacional de Fotografia.
Anche lui, al raccontare la Spagna passata dal franchismo alla democracia, dal dittatore al re, non sfugge alla presenza delle processioni e dei crocifissi. Ci sono molti volti che sanno di antico e di campagna, molta povertà dignitosa, perché la Spagna è sempre stata, nonostante le colonie americane e i boom immobiliari, un Paese sostanzialmente povero, di grandi squilibri sociali, molti omaggi alle tradizioni scomparse nel passaggio dalla cultura rurale a quella cittadina. Si può riconoscere molto Sud italiano e volergli ancora più bene (è incredibile come la Spagna riesca spesso a far pensare al nostro Meridione, saranno i secoli di contatti intensi, ma a volte al vedere le anziane sedute sulle loro sedie di vimini alle porte di casa, in qualche paesino andaluso, viene sempre in mente una sua omologa del sud italiano, che starà facendo la stessa cosa nel suo paesino).
E le cose che rimangono più in testa sono quei Crocifissi, innalzati al Cielo, che non si capisce mai se sono una minaccia o una speranza per i popoli che hanno vissuto e vivono ancora sotto il loro segno.
Se siete a Siviglia da qui al 3 marzo, la mostra è aperta dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20, l'ingresso è gratuito, il Chiostro di Santa Clara è uno dei più belli che potrete vedere a Siviglia e questo viaggio nella Spagna profonda la fa sentire ancora più vicina.
Le foto, dalla galleria fotografica di elconfidencial.com