giovedì 3 gennaio 2013

elconfidencial.com: Magari ci fosse un'Agenda Monti in Spagna!

L'Italia è tornata a essere il laboratorio politico prediletto d'Europa, secondo molti opinionisti spagnoli, che hanno ripreso a guardare verso lo Stivale con curiosità. Federico Quevedo, editorialista di elconfidencial.com, dedica oggi un articolo all'Agenda Monti e la analizza da un punto di vista spagnolo, chiedendosi quanto di essa potrebbe essere applicato alla Spagna. E' un articolo interessante, non solo nei contenuti, ma anche per quello che implica: il diverso atteggiamento della Spagna indignata e in crisi nei confronti dell'Italia.
E' stato con la caduta di Silvio Berlusconi e con l'ascesa di Mariano Rajoy che i rapporti tra italiani e spagnoli si sono invertiti: noi abbiamo smesso di invidiarli, loro hanno smesso di essere sarcastici; rimane l'ansia da paragone, ma stavolta senza alcun tono agonistico, semplicemente per scoprire se il cammino dell'altro può essere un esempio o una soluzione. E' ancora Italia-Spagna, ma con più fraternità e comprensione. Cose della crisi economica, probabilmente: dicono che le crisi accentuano anche le capacità di solidarietà e umanità. Ma in certe serate è più bello conversare in spagnolo, in questa nuova fraternità mediterranea.
Mario Monti è da inserire in questo nuovo contesto e la sua salita in politica viene seguita con molta partecipazione sia da destra che da sinistra. L'articolo di Federico Quevedo definisce Monti come "un'alternativa trasversale tra la destra e la sinistra", il Professore "si presenta alle elezioni non come un antisistema, ma come un rigeneratore del sistema, come un mr Popper disposto a mettere fine alla sporcizia e ai germi dell'edificio dello Stato, che, tanto in Italia come in Spagna è piuttosto mal conservato". Il tecnocrate, che buona parte dei media spagnoli continua a criticare perché non eletto dalle urne (avranno ascoltato il messaggio del Capo dello Stato italiano, che a Capodanno ha difeso la sua prerogativa costituzionale, di scegliere il Presidente del Governo?!), si rivela adesso come l'unico che può davvero cambiare il sistema politico, perché "quello che offre agli elettori italiani è freschezza nel messaggio e audacia nelle proposte... Offre quello che la Casta non può offrire, volendo mantenere lo statu quo. Solo qualcuno come Monti, qualcuno che non si sente vincolato alle prebende né ai privilegi del sistema, può offrire di cambiare l'essenziale: tutto quello che tanto in Italia come in Spagna ci ha portati a una situazione insostenibile e che ha molto a che vedere con il modello di democrazia partitica che soffriamo e come tutto si dirige al sostegno di strutture di potere da cui dipendono migliaia di raccomandati dei partiti".
Quevedo riassume l'Agenda Monti in quattro punti essenziali. Il primo è la riduzione dei parlamentari: premesso che il lavoro dei politici è necessario, che la maggior parte di loro è onesta e ha vocazione di servizio, ci sono molte cose da cambiare, non solo in Italia, ma anche in Spagna: si possono eliminare privilegi, limitare i mandati e i tempi delle cariche pubbliche, ridurre il numero di parlamentari nazionali e locali, controllare alcuni stipendi esagerati, ridurre numero di assistenti e autisti. L'Agenda Monti indica, insomma, un cammino per rispettare il lavoro dei politici e, allo stesso tempo, renderlo più snello e meno oneroso per i cittadini.
Un altro punto analizzato da Quevedo è la semplificazione del processo elettorale: ammette di non conoscere la proposta montiana per l'Italia, ma sottolinea come in Spagna sia necessaria una riforma elettorale che "garantisca una rappresentazione politica più attinente ai voti ottenuti. Non è comprensibile che partiti che si presentano in un'unica circoscrizione ottengano nel Parlamento il doppio di rappresentazione di formazioni che ottengono il triplo dei voti in tutto il territorio nazionale. Non solo questo: dovremmo cambiare il sistema per garantire le liste aperte e l'elezione diretta di sindaci e presidenti di Regioni e introdurre un vero sistema di primarie nei partiti politici". E' un punto, questo, in cui Italia e Spagna non devono seguire un cammino molto diverso.
Il terzo punto dell'Agenda è la riorganizzazione territoriale dello Stato, che in Spagna, come la crisi ha dimostrato, presenta molti difetti, alcuni con radici nella storia delle diverse nazionalità presenti nel Regno. Mario Monti ha provato a mettere a punto la riforma con la riduzione del numero delle Province, cercando di superare le resistenze della sua "strana maggioranza"; non gli è andata bene ed è tornato alla carica con la sua Agenda; Quevedo propone di seguire il suo esempio e di non aver paura di riunire Comuni ormai troppo piccoli e di riformare province diventate piccoli feudi di privilegi locali. Mentre per la riforma delle Comunidades Autónomas pensa a un modello federale "in cui si delimitino definitivamente le competenze delle spese e in cui ogni Stato assume la competenza fiscale per finanziarle" Il modello federale sembra ormai l'unico modo per trattenere la Catalogna nei confini della Spagna e di superare finalmente le storiche diffidenze tra le nazionalità; ci sta pensando il PSOE non c'è ancora arrivato il PP. E in questo l'Italia, bisogna ammetterlo, è più fortunata: non ha al potere una maggioranza assoluta di destra e si avvia a elezioni, che, se gli dèi vorranno, metteranno definitivamente all'angolo la destra populista di Berlusconi e potrebbero portare a una nuova grande coalizione, stavolta non "strana", per le riforme coraggiose di cui il Paese ha bisogno. Come mi è stato detto recentemente, "è più facile essere ottimisti per gli italiani che per gli spagnoli" (non ho saputo rispondere per confortare, anche perché condivido il concetto e mi spiace).
L'ultimo punto riguarda la pressione fiscale, che l'Agenda Monti propone di alleggerire. Quevedo ritiene sia necessario anche in Spagna e pensa che siano le classi medie quelle che debbano godere di una minore pressione fiscale: "E' necessaria una profonda riforma del nostro sistema fiscale, che stabilisca una vera progressività" scrive, criticando implicitamente Rajoy perché "a furia di aumentare le tasse, l'unica cosa che si ottiene è ritrarre il consumo, causando un enorme danno all'attività economica e alla creazione d'impiego". E la riforma fiscale è essenziale per il finanziamento della spesa pubblica, anch'essa da rivedere per continuare a garantire lo Stato Sociale, Sanità e Istruzioni universali in primis.
Sembra, dunque, che l'Agenda Monti abbia vari punti che parlano anche alla Spagna in crisi. Ma è qui che torna il pessimismo spagnolo di questi anni, questo melodramma caro a noi popoli latini e di cui gli spagnoli indignados non si sono ancora liberati: "C'è posto in Spagna per un'Agenda Monti?" si chiede retoricamente Quevedo "Di sicuro non sembra che nessuno dei due grandi partiti sia disposto ad assumerla, per cui dovrebbe sorgere una forza trasversale che faccia suo questo programma". Una forza trasversale come quella che Monti si propone di costruire in Italia è l'implicita conclusione di Quevedo. "Chissà che il 2013 non sia il momento di vederla nascere" E che così sia, Spagna, magari senza i vostri Casini e Montezemolo, ché sarebbe meglio.