mercoledì 30 gennaio 2013

Il principe Felipe compie 45 anni, tra crisi monarchica spagnola e abdicazione olandese

El Principe nos está haciendo mayor (Il Principe ci sta diventando maturo) scriveva qualche giorno fa El Mundo, in vista del compleanno del Principe Felipe. Oggi l'erede al trono spagnolo compie 45 anni e la stampa spagnola sta celebrando il compleanno da giorni, con fotografie, analisi, aneddoti, speranze.
Il momento non è facilissimo, né per il Principe né per la Monarchia, e in soli due giorni sono arrivate due notizie grandi come tegole per il futuro di Felipe. Da una parte le indagini sul caso Noos hanno portato ieri all'imputazione di Carlos Garcia Revenga, il segretario delle Infante Elena e Cristina, che era tesoriere della società di Iñaki Urdangarin e, dopo le emails diffuse dall'ex socio del Duca Diego Torres, i PM che indagano sulla trama di evasione fiscale e malversazione vogliono vederci chiaro. Ed è chiaro a tutti che la mancata imputazione, finora, dell'Infanta Cristina inizia a essere imbarazzante. Ed è ancora più chiaro che l'Infanta dovrà rinunciare ai propri titoli e ai diritti di successione per isolare la Monarchia (e il fratello) dai disastri che lei e il marito hanno combinato con l'Instituto Noos.
L'altra tegola arrivata alla monarchia spagnola è l'abdicazione di Beatrice d'Olanda, che ha 75 anni, la stessa età di Juan Carlos, si sente in ottima forma, come il re spagnolo, ma ha deciso che è tempo di cedere il passo a una nuova generazione, più preparata a questi tempi, come è ovvio che sia. E non appena è arrivata la notizia dall'Olanda, tutti gli occhi si sono rivolti alla Zarzuela, dove c'è un sovrano toccato dagli scandali e da una salute che non è più di ferro. Ma il vecchio sovrano non ha intenzione di abdicare, anche per proteggere Felipe. "A don Juan Carlos tocca affrontare le conseguenze della situazione che vive la Corona, senza pregiudizio per i meriti che il suo regno ha accumulato, evitando a suo figlio la proclamazione in un intorno sociale e politico convulso" scriveva elconfidencial.com un paio di giorni fa. "Una cosa sono le tradizioni olandesi e un'altra la realtà spagnola. Il Re non abdicherà" dicevano fonti della Zarzuela ai giornalisti che chiedevano lumi dopo l'abdicazione di Beatrice.
E siamo davanti all'ennesima prova di una generazione, quella nata negli anni 30 e 40, che si crede imprescindibile, che giudica, non si capisce con che diritto, le generazioni più giovani ancora impreparate, senza guardare ai danni e alle macerie che la sua gestione lascia. Eppure, scrive ancora elconfidencial.com: "Don Felipe de Borbón y Grecia riunisce tutte queste condizioni: 1 è l'erede con più solida formazione intellettuale nei campi militare, universitario, delle scienze politiche e in materia economico finanziaria 2 ha percorso la Spagna da un estremo all'altro e dispone di un'informazione ufficiale ed extra-ufficiale sulla realtà del Paese che gli permette di avere opinioni realistiche su quello che sta succedendo 3 ha accumulato una grande esperienza internazionale, soprattutto nello spazio latinoamericano, ma la sua capacità interlocutoria, grazie al fatto che parla francese e inglese, gli permette di muoversi in tutti i forum con competenza 4 l'erede sta compiendo la sua funzione costituzionale, di aspettare a regnare e sostituire suo padre in momenti concreti, con una correttezza ampiamente riconosciuta".
La serietà di Felipe, del resto, non la mette in dubbio nessuno. Magari si nota il comportamento meno disinvolto del padre in pubblico, ma si rispetta il fatto che abbia una personalità diversa, più riservata, ma non per questo meno calda. Gli scandali che stanno danneggiando la Monarchia e stanno causando disaffezione, indeboliscono Juan Carlos, ma rafforzano Felipe, come risulta dai sondaggi più recenti: il Principe emerge come la figura su cui contare, l'immagine del rigore e della serietà, in una famiglia che ha dimostrato poca attenzione ai valori etici (su cui, invece, Felipe insiste molto, sia nei suoi discorsi ai Premi Principe de Asturias che nella gestione della Fondazione Principe de Viana).
Il punto debole del Principe è, a occhio e croce, parlando con la gente de la calle, in strada, sua moglie: Letizia Ortiz Rocasolano non gode della popolarità e della simpatia di cui godono le sue omologhe europee, Maxima Zorreguieta o Mary Donaldson, per fare due nomi. E la scelta della moglie, considerata inadeguata, è cosa che in tanti non gli perdonano.
Ma Letizia, come tutte le altre principesse consorti destinate a diventare regine, non avrà una funzione costituzionale e ha già realizzato quello che ci si aspettava da lei: ha dato la necessaria continuità dinastica, con la nascita di Leonor e Sofia, e compie in modo sostanzialmente corretto le funzioni che le sono state assegnate, che, purtroppo per lei, sono molto limitate, rispetto a quelle delle sue omologhe (a differenza di Mary, Maxima, Mathilde non ha mai viaggiato da sola all'estero, non si sa se perché la Zarzuela non la considera preparata o perché lei, con i suoi patti di libertà, si rifiuta).
El Pais ha dedicato al Principe 45enne un bel ritratto, che merita di essere letto per conoscere più da vicino quest'uomo, intelligente, paziente, preparato e silenzioso, messo in ombra dalla simpatia del padre e dalla diffidenza che suscita la moglie. E' un ritratto molto lungo, di cui propongo un pezzo, che risulta lungo, ma dà un'idea di chi è colui che è destinato a essere il primo re spagnolo del XXI secolo: "Felipe de Borbón y Grecia sarà un monarca diverso; vivrà una situazione storica diversa: ha un altro stile e carattere; è di un'altra generazione; ha celebrato la maggiore età giurando fedeltà alla Costituzione; si è sposato con una giornalista plebea e divorziata; ha ben interiorizzato le regole del gioco e non le supera di un millimetro. "Quando ho un dubbio mi afferro alla Costituzione e non la mollo" mi aveva spiegato durante un viaggio negli USA, nel 1999. Non gli piace l'improvvisazione né uscire dai suoi binari; è coscienzioso e testardo; fa molte domande; si fida più del cervello che dell'olfatto; scommette sui valori etici; crede nella solidarietà (un vecchio collaboratore lo descrive come "qualcosa tipo un socialdemocratico avanzato"); pensa e analizza mille volte le cose; è maniaco degli appunti, "mi appunto idee che mi possono servire più tardi, così mantieni la testa in funzione e rinfreschi le conoscenze, quando le rivedi; la cosa difficile è classificarle"; gli piace discutere e maturare con calma qualunque decisione che lo riguarda con la sua piccola squadra; non apre bocca invano; non è incline alle sorprese; ha l'ossessione di farlo bene, di essere utile; di unire, integrare e lavorare per la Spagna; di dare prestigio al suo Paese, di essere accettato da tutti, al di là del momento politico. Crede nell'istituzione monarchica, nel suo ruolo in questo secolo, nella sua possibilità di essere un veicolo di concordia e convivenza nella Spagna plurale, ma sa anche che ha bisogno di un lifting. Che bisogna aggiornarla, renderla più trasparente, etica e aperta. Durante quello stesso viaggio mi ha descritto il suo lavoro: "E' un lavoro che ha un solo obiettivo: servire gli spagnoli. Un lavoro di famiglia che siamo obbligati a perfezionare ogni giorno. Siamo una specie di servizio pubblico in cui devi essere disponibile ogni ora e ogni giorno dell'anno, al sevizio del tuo Paese. E li entrano tante cose. Tutta la mia vita è stata diretta a questo". La nostra conversazione si concludeva con questa riflessione: "La cosa che più mi preoccupa è che mi conoscano gli spagnoli, altrimenti non avrebbe senso. Voglio conoscere sempre più gente, e che loro mi conoscano e che ci sia tra di noi uno scambio di informazioni su come sono e cosa li preoccupa e cosa posso fare per il mio Paese"".
Saranno le influenze della recente abdicazione olandese, ma a volte mi chiedo come possa un vecchio re non cedere il passo alla generazione più giovane, più fresca, più preparata. Felipe, così come Philippe del Belgio, Frederik di Danimarca o Haakon di Norvegia, hanno l'età giusta e la preparazione necessaria per sostituire i propri genitori. Il Capo dello Stato ha funzioni soprattutto rappresentative nelle monarchie e al vedere l'età di Carlo d'Inghilterra e la mentalità vecchia di sua madre, che rifiuta di abdicare perché figlia di un altro tempo, ci si chiede che speranza potrà mai rappresentare per il proprio Paese un re che sale al trono a 65-70 anni. Mentre, che botta di vita si sta dando l'Olanda, al vedere sul trono un re giovane, preparato, con tutto un futuro davanti, accompagnato da una Famiglia Reale con bambini sorridenti, in cui riconoscersi e identificarsi. E' una pagina nuova che si apre, una nuova speranza di futuro, un nuovo atteggiamento verso lo Stato, più moderno, più fresco, più giovane. E' la stessa pagina nuova che la Monarchia spagnola, assediata dagli scandali, deve aprire. E' la stessa pagina nuova che la Spagna, in preda alla crisi economica più dura della sua storia recente, si merita: un re giovane, preparato, intelligente e giudizioso, per riiniziare da capo e tornare a crederci. Sarebbe un bel messaggio per un Paese che deve ricostruirsi dalle fondamenta, economiche, sociali e politiche. La Spagna federale che deve nascere, rappresentata da un giovane re consapevole dei cambi necessari e non più legato alle paure e agli equilibri della Transición.
Con il Principe Felipe condivido il giorno del compleanno e la generazione di appartenenza, anche per questo mi suscita sempre un sorriso di simpatia augurargli un Feliz Cumple.
PS Non sono previsti festeggiamenti ufficiali per i 45 anni di Felipe, ma oggi i Principi delle Asturie inaugureranno FITUR, la più importante Fiera del Turismo spagnola e non è improbabile che i vari stands presenti abbiano organizzato almeno un brindisi per festeggiare il compleanno. Vedremo
La foto di Felipe, dalla bella galleria fotografica dedicatagli da elpais.com