martedì 15 gennaio 2013

La Castiglia chiude i Pronto Soccorso notturni dei paesi. Ospedali a 50 km

Mentre a Madrid il personale medico e paramedico continua a manifestare un giorno sì e l'altro pure in difesa della Sanità pubblica regionale, che sarà presto privatizzata (la legge è già stata approvata), dalla Castilla-La Mancha arriva una notizia allarmante per il diritto alla salute e alla vita dei cittadini.
Il Governo regionale ha chiuso 21 Punti di Assistenza Continuata (PAC), che agiscono come Pronto Soccorso notturno nei piccoli paesi. Dieci di questi centri chiuderanno alle 15 e non effettueranno servizio nei fine settimana, gli altri chiuderanno alle 20 e saranno attivi nei fine settimana. I centri sono distribuiti nelle province di Cuenca (sette), Guadalajara (sei), Ciudad Real (quattro), Toledo e Albacete (due).
La chiusura notturna di questi Centri di Assistenza significa, spiegano i cittadini delle aree interessate, che se ci sono un parto o un infarto in corso il paziente dovrà attendere l'arrivo dell'ambulanza o recarsi all'ospedale più vicino, che, in certi casi, dista una cinquantina di km. Praticamente, denunciano, si può morire nell'attesa dei soccorsi.
Il Governo regionale di Maria Dolores de Cospedal ha spiegato la chiusura di questi Centri notturni con il fatto che costano troppo in relazione al loro uso, piuttosto scarso, dato che molto spesso non devono assistere alcun paziente. E, assicura sempre il Governo conservatore, ai cittadini che avranno bisogno di assistenza verrà inviata un'ambulanza dotata di tutti gli strumenti. Solo che partirà da 50 km di distanza, cioè a più di mezz'ora, che è il tempo massimo di distanza tra ospedale e paziente stabilito dalla legge (senza contare le difficoltà in caso di nevicate). La decisione è presa e indiscutibile, fanno sapere da Toledo. Ma nei paesini che perderanno l'assistenza sanitaria non la pensano così. E non importa il colore politico delle Giunte che li governano: sono in rivolta i sindaci socialisti e popolari, probabilmente perché con il diritto all'assistenza sanitaria e, in definitiva, alla vita, non si può giocare.
Il sindaco conservatore di Sisante, in provincia di Cuenca, ha proposto di assumere un medico e di pagarlo con parte del suo stipendio: un ritorno al medico condotto dei paesini che ricorderanno i nostri nonni e i nostri genitori? Per molti paesini della Castilla-La Mancha si prospetta come la soluzione più ovvia, al venire meno l'assistenza regionale: è davvero difficile immaginare che un centro abitato possa rimanere senza un dottore nelle ore notturne, sia o meno chiamato per qualche urgenza. Come dicono i cittadini che protestano, "chiudere i PAC dalle 15 in poi è come pretendere che un infarto o un episodio che può condurre alla morte improvvisa di un neonato, un incidente, un parto, si producano solo di mattina e dal lunedì al venerdì".
A Honrubia, sempre in provincia di Cuenca, i quattro consiglieri popolari si sono dimessi perché in disaccordo con la misura adottata dal Governo Regionale.
A El Pais il presidente del settore sanità della Central Sindical Independiente y de Funcionarios dice che non ci sono spiegazioni tecniche per la chiusura dei Centri: "I dirigenti non conoscono la regione, hanno deciso queste chiusure basandosi in mappe e statistiche. Ma ci sono molti paesini con strade cattive sulla sierra, in cui nevica o gela con frequenza d'inverno, cosa che rallenta gli spostamenti; lasciarli a un'ora da un centro di salute è da barbari. Le province di Cuenca e di Guadalajara,a  causa della loro orografia, saranno molto colpite".
E non c'è solo questo. Sempre su El Pais c'è chi vede in questa misura un attacco al mondo rurale: "La chiusa dei PAC arriva dopo la chiusura delle scuole e all'eliminazione dei servizi. E' una spoliazione del mondo rurale" denunciano.
Con la chiusura dei 21 PAC il governo della Castilla-La Mancha risparmierà circa un milione di euro.