L'idea che la tortura e l'assassinio siano reati che cadono in prescrizione sta
dividendo profondamente la società uruguayana. La scorsa settimana la Suprema
Corte de Justicia ha stabilito che la Legge che rende la violazione dei diritti umani non prescrittibile è incostituzionale, al non essere applicabile la sua
retroattività nel Codice Penale. E' una Legge di cui l'Uruguay si era dotato
nel 2011, con grande fatica, perché c'è sempre stata una netta opposizione
popolare, sostenuta da due referendum, l'ultimo dei quali nel 2009, alle
indagini sui crimini della dittatura. Con l'arrivo al potere di Jose Mujica, ex
guerrigliero, torturato e incarcerato dai militari golpisti, il clima nel Paese è
cambiato, così il Parlamento aveva approvato questa legge, che facilitava i processi
contro i militari.
Adesso, con la dichiarazione di incostituzionalità, i processi e le indagini si
sono fermati. E la società uruguayana è divisa.
Nei giorni scorsi, a Montevideo, hanno manifestato in migliaia, davanti alla
sede della Suprema Corte de Justicia, per chiedere Giustizia per le vittime
della dittatura e per i reati commessi dai militari. "La tortura è un
crimine che non prescrive", "No", "Le violazioni dei diritti
umani non prescrivono", "Basta impunità", "Abolite la Legge d'Amnistia" sono tra i cartelli, a volte rudimentali, scritti su
cartone con semplici pennarelli, che i manifestanti tenevano sollevati durante
la manifestazione.
L'ONU ha già manifestato il proprio allarme e anche l'Institución
Nacional de Derechos Humanos y Defensoría del Pueblo (Istituzione Nazionale dei
Diritti Umani e Difesa del Popolo) dell'Uruguay ha espresso preoccupazione
perché nel tormentato processo verso la verità e la giustizia, "il freno
sembra stia vincendo sull'avanzata". I segnali di frenata sono iniziati
quando la stessa Suprema Corte ha trasferito il magistrato Mariana Mota, che
stava indagando su decine di casi di violazione dei diritti umani durante la
dittatura, dal Penale al Civile. "E' un magistrato specializzato in materia
penale e in particolare sulle violazioni dei diritti umani. Sembra che le
risorse tecnico-professionali del Paese non siano utilizzate bene, se dopo tanti
anni di specializzazione, un giudice viene trasferito, per occuparsi di temi
completamente diversi" dicono ai media i portavoce dell'Institución
Nacional de Derechos Humanos.
Il Frente Amplio, che sostiene il Governo, è sul piede di guerra. La senatrice
Lucia Topolansky, moglie del presidente Mujica, ha anche ipotizzato una riforma costituzionale: "L'Uruguay ha un sistema bastante obsoleto, in cui c'è un
solo Tribunal Supremo, in altri Paesi ce ne sono vari, per il Penale, per il
Civile, per le varie materie. Nell'Uruguay rimane tutto in unsolo posto. E' un
disegno antico, che bisognerà rivedere". Ma, ha chiarito la senatrice,
"è una cosa che non ha niente a che vedere con questo argomento, lo penso
da molto tempo ed è da molto che sto parlando di riforme costituzionali
necessarie".
L'opposizione accusa il Frente Amplio di non rispettare la separazione dei
poteri dello Stato, al contestare la sentenza della Suprema Corte; e molti
esponenti di spicco hanno chiesto al presidente Mujica e al suo predecessore,
Tabaré Vazquez, di intervenire nel dibattito perché "il loro silenzio
avalla l'attacco al Potere Giudiziario".
Tabaré
Vázquez ha fatto sapere che "ciò che dice la Giustizia si deve
rispettare e accettare. I poteri sono indipendenti. Se uno non è d'accordo può
esprimerlo, con rispetto".