giovedì 28 febbraio 2013

La sentenza contro l'imprescrittibilità della violazione dei diritti umani divide l'Uruguay

L'idea che la tortura e l'assassinio siano reati che cadono in prescrizione sta dividendo profondamente la società uruguayana. La scorsa settimana la Suprema Corte de Justicia ha stabilito che la Legge che rende la violazione dei diritti umani non prescrittibile è incostituzionale, al non essere applicabile la sua retroattività nel Codice Penale. E' una Legge di cui l'Uruguay si era dotato nel 2011, con grande fatica, perché c'è sempre stata una netta opposizione popolare, sostenuta da due referendum, l'ultimo dei quali nel 2009, alle indagini sui crimini della dittatura. Con l'arrivo al potere di Jose Mujica, ex guerrigliero, torturato e incarcerato dai militari golpisti, il clima nel Paese è cambiato, così il Parlamento aveva approvato questa legge, che facilitava i processi contro i militari.
Adesso, con la dichiarazione di incostituzionalità, i processi e le indagini si sono fermati. E la società uruguayana è divisa.
Nei giorni scorsi, a Montevideo, hanno manifestato in migliaia, davanti alla sede della Suprema Corte de Justicia, per chiedere Giustizia per le vittime della dittatura e per i reati commessi dai militari. "La tortura è un crimine che non prescrive", "No", "Le violazioni dei diritti umani non prescrivono", "Basta impunità", "Abolite la Legge d'Amnistia" sono tra i cartelli, a volte rudimentali, scritti su cartone con semplici pennarelli, che i manifestanti tenevano sollevati durante la manifestazione.
L'ONU ha già manifestato il proprio allarme e anche l'Institución Nacional de Derechos Humanos y Defensoría del Pueblo (Istituzione Nazionale dei Diritti Umani e Difesa del Popolo) dell'Uruguay ha espresso preoccupazione perché nel tormentato processo verso la verità e la giustizia, "il freno sembra stia vincendo sull'avanzata". I segnali di frenata sono iniziati quando la stessa Suprema Corte ha trasferito il magistrato Mariana Mota, che stava indagando su decine di casi di violazione dei diritti umani durante la dittatura, dal Penale al Civile. "E' un magistrato specializzato in materia penale e in particolare sulle violazioni dei diritti umani. Sembra che le risorse tecnico-professionali del Paese non siano utilizzate bene, se dopo tanti anni di specializzazione, un giudice viene trasferito, per occuparsi di temi completamente diversi" dicono ai media i portavoce dell'Institución Nacional de Derechos Humanos.
Il Frente Amplio, che sostiene il Governo, è sul piede di guerra. La senatrice Lucia Topolansky, moglie del presidente Mujica, ha anche ipotizzato una riforma costituzionale: "L'Uruguay ha un sistema bastante obsoleto, in cui c'è un solo Tribunal Supremo, in altri Paesi ce ne sono vari, per il Penale, per il Civile, per le varie materie. Nell'Uruguay rimane tutto in unsolo posto. E' un disegno antico, che bisognerà rivedere". Ma, ha chiarito la senatrice, "è una cosa che non ha niente a che vedere con questo argomento, lo penso da molto tempo ed è da molto che sto parlando di riforme costituzionali necessarie".
L'opposizione accusa il Frente Amplio di non rispettare la separazione dei poteri dello Stato, al contestare la sentenza della Suprema Corte; e molti esponenti di spicco hanno chiesto al presidente Mujica e al suo predecessore, Tabaré Vazquez, di intervenire nel dibattito perché "il loro silenzio avalla l'attacco al Potere Giudiziario".
Tabaré Vázquez ha fatto sapere che "ciò che dice la Giustizia si deve rispettare e accettare. I poteri sono indipendenti. Se uno non è d'accordo può esprimerlo, con rispetto".