Messico sotto choc, ieri, per l'arresto di una delle donne più potenti del
Paese, la sindacalista Elba Esther
Gordillo Morales, leader del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Istruzione,
la donna contro cui hanno sbattuto tutti i tentativi di riforma del sistema
scolastico. Fino a Enrique Peña Nieto.
Elba, come la chiamano i messicani, senza bisogno di cognomi, è accusata di
delinquenza organizzata e operazioni con risorse di origine illecita. Secondo il
Procuratore Generale della Repubblica Messicana Jesús Murillo Karam, la sindacalista avrebbe utilizzato ingenti somme di
denaro appartenenti al Sindacato per interessi privati: interventi estetici,
viaggi in aerei privati, shopping in boutiques e gallerie d'arte e l'acquisto di
un paio di case in California. Per effettuare queste operazioni avrebbe goduto
della complicità di collaboratori, che avrebbero "triangolato" il denaro.
La sindacalista ha dichiarato al fisco circa 1,1 milioni di pesos, tra il 2009 e
il 2012, e ha speso oltre 80 milioni di pesos: "E' evidentemente un caso in
cui le risorse dei maestri di scuola sono state trasferite illegalmente dal loro
obiettivo, beneficiando varie persone, tra cui Gordillo" ha spiegato
Murillo Karam.
Le indagini non sono ancora finite: le accuse alla sindacalista riguardano per
ora solo due conti del Sindacato, degli 81 che possiede, dunque non è detto che
ci siano ulteriori capi d'accusa nei suoi confronti.
Elba Esther Gordillo è stata, fino alla sua incarcerazione, una delle donne
più potenti del Messico. Secondo alcuni osservatori è stata, addirittura la
più potente.
Attraverso
il suo sindacato ha controllato il sistema scolastico messicano, opponendosi a
qualunque riforma togliesse al sindacato il potere di veto e di nomina dei maestri.
Ma la riforma della scuola è stato uno dei punti non negoziabili del presidente
Enrique Peña Nieto, insediatosi il 1° dicembre e deciso a riformare la scuola
nei suoi primi 100 giorni di Governo. L'approvazione della riforma è arrivata poche settimane
fa, con la nomina degli insegnanti passata ad autorità "indipendenti"
e, si suppone, non più legate all'amiguismo e alle conoscenze. La caduta di
Elba era questione di tempo, anche se questo clamoroso arresto ha stupito il
Paese per i modi e per i tempi.
Della corruzione di Elba, come di buona parte dei leaders sindacali, si è
sempre saputo. Sono quelle cose che tutti sanno e tutti tacciono, quei do ut des,
scambi, connivenze e tolleranze che permettono a un Governo di sopravvivere
senza troppi problemi. Perché, dunque, Peña Nieto ha scelto questo arresto
così mediatico, all'inizio del suo sexenio? Il 46enne presidente
messicano ha annunciato sin dalla sua campagna elettorale l'intenzione di
riformare il Messico, attraverso la lotta alla corruzione e la modernizzazione
di settori strategici come la scuola, l'energia e le telecomunicazioni, tutti in
mano a monopoli (o quasi). Per questo ha firmato il Pacto por México con i
partiti dell'opposizione, che "sottomette, con gli strumenti della legge e
in un ambiente di libertà, gli interessi privati che ostruiscono l'interesse
nazionale" aveva spiegato lo stesso Peña Nieto. Un messaggio, il
suo, che non può non piacere alle maggioranze di questo Paese dalle grandi disuguaglianze sociali e
dagli enormi privilegi di una minoranza arricchitasi quasi sempre all'ombra
dello Stato, della corruzione e dell'impunità.
Elba è la prima vittima eccellente del nuovo corso della Giustizia messicana.
Il Procuratore Jesús Murillo Karam non esclude ce ne saranno altre, altrettanto
eccellenti: "Se arriveranno altre denunce, agiremo allo steso modo" ha
assicurato in tv.
Che Peña Nieto abbia iniziato davvero un nuovo corso nel Messico, però,
è tutto da dimostrare. Un bell'editoriale del quotidiano El Universal nota come
con l'arresto di Elba Gordillo "il presidente si
annota vari punti"; ma anche vero che è una "giocata" da
inserire "nella tradizione priista, secondo la quale, all'inizio di ogni
governo si intraprendono azioni legali contro qualche pesce grosso della
corruzione, che dà al presidente di turno una buona dosi di legittimità per
l'impegno". Per ora il presidente, si annota un punto a suo favore, ma
"non basterà se non c'è una resa dei conti sistematica sulla corruzione,
che per ora non si vede".