La cosa che colpisce sempre, leggendo gli editoriali spagnoli, è che non sanno
analizzare le situazioni se non leggendole in chiave spagnola o paragonandoli
alla situazione del Paese. Alla vigilia delle elezioni italiane, Iñaki Gabilondo,
uno dei giornalisti più prestigiosi, spiegava nel suo videoblog di
elpais.com possibili insegnamenti dalla situazione italiana; dopo le elezioni,
è stata una gara a cercare quale vantaggio avesse potuto trarre la Spagna
dall'ingovernabilità italiana (non ricordo quale quotidiano suggerisse che Rajoy
avrebbe potuto vendere a Bruxelles un Paese più disciplinato e credibile
dell'Italia).
E adesso che l'Italia si profila come possibile laboratorio europeo, con un
movimento popolare di indignados in Parlamento e in grado di
condizionare le politiche di austerità imposte da Bruxelles e da Berlino, ecco
che i media spagnoli analizzano il loro Paese, alla ricerca di un possibile
Beppe Grillo locale. elperiodico.com ha addirittura lanciato un'inchiesta tra i propri lettori: credete sia necessario un Beppe Grillo spagnolo? C'è, non c'è un personaggio popolare, che sappia dare
voce alla rabbia e alla delusione, ma anche alla voglia di partecipare e di
riprendersi la democrazia, come ha fatto Beppe Grillo in Italia?
La ricerca inizia con un'analisi spietata, a volte molto ironica, della
situazione spagnola. Perché se nessuno sa elogiare la Spagna come uno spagnolo,
tanto da farti una testa tanto di como España no hay otra, come la Spagna non
c'è nessuno, è anche vero che nessuno sa essere crudele con la Spagna come uno
spagnolo, tanto che a volte sei tu che devi fargli notare i pregi del Paese, per
rimettere le cose a posto.
Una bella descrizione della Spagna, alla ricerca del suo Beppe Grillo, la fa
Carlos Elordi, per eldiario.es: "Visto nel suo insieme, il nostro sistema
politico non è meno deteriorato di quello italiano. Il Re traballa, la
Monarchia è colpita, la maggior parte della gente ha smesso di credere nei
partiti che oggi detengono i vari poteri pubblici, o li rifiuta apertamente,
soprattutto per la corruzione, il conflitto in Catalogna sta assumendo una
deriva che può portare a soluzioni traumatiche, ci sono sei milioni di
disoccupati, la maggior parte dei giovani non ha futuro e la sensazione generale
è che il dramma economico durerà molto e che l'austerità non serve a niente,
salvo ad aumentare la sofferenza dei più deboli"
Questa la cruda descrizione della realtà spagnola, peggiore di quella italiana,
onestamente: è vero che gli italiani non si fidano più dei partiti e diffidano
dei politici, ma è anche vero che alla Jefatura del Estado, alla guida dello
Stato, abbiamo un uomo, Giorgio Napolitano, che gode di una stima e di un
rispetto che re Juan Carlos ha perduto da tempo. E la diffidenza verso il Capo
di Stato aggiunge un caos al caos, che l'Italia (per ora) non ha, dato che
guarda con fiducia al suo massimo rappresentante.
Carlos Carnicero, che fa un'analoga descrizione dei mali spagnoli sul catalano elperiodico.com, con toni più irriverenti, sottolinea come la Spagna non si
stia facendo mancare niente: "L'ex presidente di Confindustria è in galera
e l'attuale numero 2 si vanta di non pagare le tasse della Sanità. Urdangarin e Corinna si
stanno occupando di demolire la Monarchia. E Bárcenas (l'ex tesoriere del PP con 22 milioni di euro in Svizzera) ritrae l'onestà del PP. L'indignazione generale
promuove il rifiuto verso i partiti convenzionali, che franano. Il bipartitismo
imperfetto genera la fusione PPSOE che fa la delizia delle reti sociali. E il
PSOE non vuole trovare il cammino per la rigenerazione".
Dunque, dov'è un Grillo? Elordi non lo vede. Prima di tutto, afferma, in Spagna
non ci sono elezioni a breve termine (le prossime sono tra due anni e sono
locali) che possano dare quella scossa che il Movimento 5 Stelle ha dato alla
politica italiana. Ma, cosa più importante, un successo come quello del M5S
nasce "da un lavoro politico organizzato che Beppe Grillo e i suoi hanno
fatto per cinque anni da una base fondamentale per il suo successo: praticamente
nessuno dei quadri e dei dirigenti del M5S viene dalla politica. E in Spagna,
salvo il 15-M, che per il momento non ha funzionato molto, non si sta preparando
niente di simile"
La conclusione di Elordi è che in Spagna, essendo il PP impegnato a compiere
gli ordini di Bruxelles ed essendo il PSOE impegnato a evitare che il partito
imploda, le uniche incognite sono l'evoluzione del caso Urdangarín, per le
conseguenze che potrebbe avere sul regno di re Juan Carlos (abdicazione entro
l'anno, come si suggerisce sempre meno timidamente?), e la situazione in
Catalogna, con le sue derive indipendentiste. A meno che queste due incognite
cambino le cose, "qui la stabilità che i mercati esigono è molto più
garantita che in Italia. Anche se fa orrore alla maggior parte degli
spagnoli".
Carnicero guarda invece a Izquierda Unida, nella speranza che maturi, ai
sindacati, che dovrebbero essere più autonomi dal potere, ai socialisti, che
dovrebbero finalmente "passare l'aspirapolvere" per liberarsi di personaggi e
timori. E, non trovando un Beppe Grillo possibile, strappa una risata
rivolgendosi a Torrente, mostruoso personaggio cinematografico, inventato da
Santiago Segura, che riunisce volgarità, furbizie, cinismo e disinvoltura dello
spagnolo medio e per questo è protagonista degli unici film spagnoli che
ottengano incassi stratosferici (sì, anche meglio di Almodóvar e Amenábar).