giovedì 28 febbraio 2013

La Spagna alla ricerca del suo Beppe Grillo per dire basta all'austerità

La cosa che colpisce sempre, leggendo gli editoriali spagnoli, è che non sanno analizzare le situazioni se non leggendole in chiave spagnola o paragonandoli alla situazione del Paese. Alla vigilia delle elezioni italiane, Iñaki Gabilondo, uno dei giornalisti più prestigiosi, spiegava nel suo videoblog di elpais.com possibili insegnamenti dalla situazione italiana; dopo le elezioni, è stata una gara a cercare quale vantaggio avesse potuto trarre la Spagna dall'ingovernabilità italiana (non ricordo quale quotidiano suggerisse che Rajoy avrebbe potuto vendere a Bruxelles un Paese più disciplinato e credibile dell'Italia).
E adesso che l'Italia si profila come possibile laboratorio europeo, con un movimento popolare di indignados in Parlamento e in grado di condizionare le politiche di austerità imposte da Bruxelles e da Berlino, ecco che i media spagnoli analizzano il loro Paese, alla ricerca di un possibile Beppe Grillo locale. elperiodico.com ha addirittura lanciato un'inchiesta tra i propri lettori: credete sia necessario un Beppe Grillo spagnolo? C'è, non c'è un personaggio popolare, che sappia dare voce alla rabbia e alla delusione, ma anche alla voglia di partecipare e di riprendersi la democrazia, come ha fatto Beppe Grillo in Italia? 
La ricerca inizia con un'analisi spietata, a volte molto ironica, della situazione spagnola. Perché se nessuno sa elogiare la Spagna come uno spagnolo, tanto da farti una testa tanto di como España no hay otra, come la Spagna non c'è nessuno, è anche vero che nessuno sa essere crudele con la Spagna come uno spagnolo, tanto che a volte sei tu che devi fargli notare i pregi del Paese, per rimettere le cose a posto.
Una bella descrizione della Spagna, alla ricerca del suo Beppe Grillo, la fa Carlos Elordi, per eldiario.es: "Visto nel suo insieme, il nostro sistema politico non è meno deteriorato di quello italiano. Il Re traballa, la Monarchia è colpita, la maggior parte della gente ha smesso di credere nei partiti che oggi detengono i vari poteri pubblici, o li rifiuta apertamente, soprattutto per la corruzione, il conflitto in Catalogna sta assumendo una deriva che può portare a soluzioni traumatiche, ci sono sei milioni di disoccupati, la maggior parte dei giovani non ha futuro e la sensazione generale è che il dramma economico durerà molto e che l'austerità non serve a niente, salvo ad aumentare la sofferenza dei più deboli"
Questa la cruda descrizione della realtà spagnola, peggiore di quella italiana, onestamente: è vero che gli italiani non si fidano più dei partiti e diffidano dei politici, ma è anche vero che alla Jefatura del Estado, alla guida dello Stato, abbiamo un uomo, Giorgio Napolitano, che gode di una stima e di un rispetto che re Juan Carlos ha perduto da tempo. E la diffidenza verso il Capo di Stato aggiunge un caos al caos, che l'Italia (per ora) non ha, dato che guarda con fiducia al suo massimo rappresentante.
Carlos Carnicero, che fa un'analoga descrizione dei mali spagnoli sul catalano elperiodico.com, con toni più irriverenti, sottolinea come la Spagna non si stia facendo mancare niente: "L'ex presidente di Confindustria è in galera e l'attuale numero 2 si vanta di non pagare le tasse della Sanità. Urdangarin e Corinna si stanno occupando di demolire la Monarchia. E Bárcenas (l'ex tesoriere del PP con 22 milioni di euro in Svizzera) ritrae l'onestà del PP. L'indignazione generale promuove il rifiuto verso i partiti convenzionali, che franano. Il bipartitismo imperfetto genera la fusione PPSOE che fa la delizia delle reti sociali. E il PSOE non vuole trovare il cammino per la rigenerazione".
Dunque, dov'è un Grillo? Elordi non lo vede. Prima di tutto, afferma, in Spagna non ci sono elezioni a breve termine (le prossime sono tra due anni e sono locali) che possano dare quella scossa che il Movimento 5 Stelle ha dato alla politica italiana. Ma, cosa più importante, un successo come quello del M5S nasce "da un lavoro politico organizzato che Beppe Grillo e i suoi hanno fatto per cinque anni da una base fondamentale per il suo successo: praticamente nessuno dei quadri e dei dirigenti del M5S viene dalla politica. E in Spagna, salvo il 15-M, che per il momento non ha funzionato molto, non si sta preparando niente di simile"
La conclusione di Elordi è che in Spagna, essendo il PP impegnato a compiere gli ordini di Bruxelles ed essendo il PSOE impegnato a evitare che il partito imploda, le uniche incognite sono l'evoluzione del caso Urdangarín, per le conseguenze che potrebbe avere sul regno di re Juan Carlos (abdicazione entro l'anno, come si suggerisce sempre meno timidamente?), e la situazione in Catalogna, con le sue derive indipendentiste. A meno che queste due incognite cambino le cose, "qui la stabilità che i mercati esigono è molto più garantita che in Italia. Anche se fa orrore alla maggior parte degli spagnoli".
Carnicero guarda invece a Izquierda Unida, nella speranza che maturi, ai sindacati, che dovrebbero essere più autonomi dal potere, ai socialisti, che dovrebbero finalmente "passare l'aspirapolvere" per liberarsi di personaggi e timori. E, non trovando un Beppe Grillo possibile, strappa una risata rivolgendosi a Torrente, mostruoso personaggio cinematografico, inventato da Santiago Segura, che riunisce volgarità, furbizie, cinismo e disinvoltura dello spagnolo medio e per questo è protagonista degli unici film spagnoli che ottengano incassi stratosferici (sì, anche meglio di Almodóvar e Amenábar).