Salire sulla Giralda, il campanile-minareto della Cattedrale di Siviglia.
Assistere a uno spettacolo flamenco. Una passeggiata nella plaza de España.
Queste sono, secondo un blog in inglese di cui ho perso l'indirizzo (lo siento,
succede al leggere tante cose nel web e al non prendere sempre appunti), le tre
cose imprescindibili che bisogna fare a Siviglia. Ci ho pensato e ripensato e
non sono d'accordo. Ognuno ha le proprie passioni e le proprie visioni di una
città e le mie non coincidono con quelle del blogger che scrive in inglese. Capita ed è quello che rende affascinante il confronto.
E' qualche giorno che mi chiedo quali sono le tre cose che a Siviglia bisogna
assolutamente fare; perché sceglierne solo tre, a Siviglia (ma solo a
Siviglia?), è un po' una Misión Imposible.
Ma con un po' di impegno, scartando e limando, ci si può arrivare. E chiedo
scusa a los Reales Alcázares, al Parque de Maria Luisa, al Museo Arqueológico,
alla plaza de San Lorenzo, alla Campana, al Barrio de Santa Cruz, al Palacio de
Pilatos… insomma, a tutta la Siviglia che amo, a cui non rinuncio mai e
che ho lasciato fuori.
Con il blogger che ha lanciato la sfida sono d'accordo solo in un punto: salire
sulla Giralda, perché questo implica, oltre allo sguardo dall'alto su Siviglia,
anche la visita alla Cattedrale gotica, il terzo tempio più ampio della
Cristianità, come amano ricordare le guide turistiche della città, e,
soprattutto, un tempo di pausa e riflessioni nel Giardino degli Aranci,
all'ombra dell'antico minareto.
Non posso immaginarmi una visita, seppure brevissima, a Siviglia senza
un tramonto dal Puente de San Telmo, con la Torre del Oro che si staglia sempre
più arancionata, i turisti che scattano foto, i sivigliani che continuano a
guardare affascinati lo spettacolo e il sole che scende dietro la prima linea
di case della calle Betis, sull'altro lato del Guadalquivir. Non credo ci sia
stata volta che sono passata da quelle parti al tramonto che non abbia scattato
una foto, anch'io incapace di resistere allo spettacolo. Perché è banale, e non
succede solo a Siviglia, ma ogni tramonto dietro la calle Betis è diverso
dall'altro e se lo guardate senza fretta, sorseggiando una bibita o una cerveza
dai tavolini del bar sull'Avenida de Colón o dalle panchine del lungo
Guadalquivir, potete capire.
Rimane un'ultima cosa da fare e sono stata a lungo indecisa: una scappata a San
Lorenzo, per salutare, nella sua Basilica, el Señor de Sevilla, el Jesús del
Gran Poder, il più bel Cristo dolente che abbia mai visto, e disfrutar, godere, della mia piazza preferita della città? O attraversare il Guadalquivir e
raggiungere la Capilla de los Marineros,sperando che sia aperta, ché i suoi
orari sono uno dei misteri cittadini, per dire Hola alla Vergine più bella della
città, Nuestra Señora, la Esperanza de Triana? Alla fine hanno prevalso
l'atmosfera intima e raccolta della Cappella e la serenità che sa trasmettere
l'immagine della Virgen, anche con le lacrime agli occhi. E' la terza cosa da
fare a Siviglia: immergersi in Triana e salutare la sua Vergine. Se poi lo fate
quando Siviglia si prepara alla Settimana Santa, i pasos sono già pronti per
accogliere la statua e nell'aria si sentono religiosità e frenesia, allora è la
gloria. E' Siviglia davvero.