Di Eufrosina Cruz si era parlato su Rotta a Sud Ovest qualche anno fa. Aveva
colpito la sua lotta tenace di donna per veder riconosciuto il suo diritto di essere soggetto politico, con capacità di voto e di essere votata, nella
società indigena e machista del Messico meridionale. Lei viveva in un piccolo
paesino dello Stato di Oaxaca, di quelli che, secondo gli accordi raggiunti
dalla Repubblica Messicana con i popoli indigenas, hanno diritto di governarsi
secondo le proprie tradizioni, nel rispetto della Costituzione messicana. Ed
Eufrosina voleva superare la tradizione del suo popolo, che la voleva sposa
bambina e quasi analfabeta, dedicata alla famiglia e senza diritti politici
perché "le donne non lavorano".
Era il 2008 e cinque anni dopo Eufrosina Cruz ne ha fatta di strada. Non solo è
riuscita a entrare in politica, ma nel 2010 è stata la prima donna e la prima
indigena a insediarsi alla presidenza del Parlamento di Oaxaca e adesso è una
delle deputate del Parlamento messicano. E' anche protagonista del documentario
Las sufragistas di Ana Cruz, che racconta la sua lotta per difendere i
diritti delle donne anche nelle comunità indigenas.
L'ha intervistata El Pais e ritrovare il suo nome, così inusuale, è stato
tornare a quel vecchio post di Rotta a Sud Ovest (quanti ce ne sono,
dimenticati, nel suo archivio). Le sue parole di oggi aiutano a riflettere
sulle donne di tutte le latitudini e sulle istanze di giustizia e uguaglianza
in tutte le società. "Ci sono 428 Comuni, nello Stato di Oaxaca, che vengono
governati secondo gli usi e le tradizioni locali" dice Eufrosina al
quotidiano spagnolo "e in quasi 100 le donne non hanno diritto di
partecipare ai processi democratici, ma possiamo cambiare. Gli usi e i costumi
sono la lingua e i vestiti… non la
violazione dello sviluppo". La mancanza di diritti per le donne (ma non
solo per loro), come violazione dello sviluppo. Ricordiamolo anche a latitudini
europee.
Eufrosina è deputata per il Partido de Acción Nacional, il PAN degli ex
presidenti Vicente Fox e Felipe Calderón; è una formazione politica di tinte
conservatrici, legata alle elites, ma è anche, l'unica che ha dato
un'opportunità a Eufrosina, che ha "bussato a molte porte, ma pochi
partiti generano spazi per ascoltare la tua voce". Fare politica, ha scoperto
presto la giovane indigena, richiede compromessi e a volte è frustrante, ma per
cambiare le cose, ne è convinta, è necessario far parte del sistema: "Dalla
società è più facile mettere le cose in discussione, ma i cambi sono più lenti.
Quando sei nel sistema, ne diventi parte e sopporti le critiche. Molte volte
non sei d'accordo con quello che si vota, ti senti frustrata, ma se non stessi lì
si farebbe di mano per i diritti dei settori vulnerabili" assicura al quotidiano
spagnolo.
La deputata indigena è adesso incinta e spera per il suo bambino "un Paese
in cui ci sia spazio per tutti, senza differenze e con parità di opportunità".
Per inseguire questo suo sogno, ha subito due attentati, anche se, scrive El
Pais, "non si è mai considerata una vittima". Si considera, però, una
persona discriminata, per essere indigena e donna. "Su 500 deputati ci sono
5 indigenas, che rappresentano il 16% della popolazione messicana" sottolinea
Eufrosina, a marcare la sottorappresentazione di una parte importante e storica
del Messico. E ricorda anche che "se sei indigena, donna e povera, sei fregata".
Una frase che chissà perché fa pensare alle bionde eroine dagli occhi azzurri delle telenovelas di Televisa, di bellezza così europea da essere imbarazzanti: si incontreranno mai il Messico di lotta di Eufrosina e quello di plastica delle eroine di Televisa?
Una frase che chissà perché fa pensare alle bionde eroine dagli occhi azzurri delle telenovelas di Televisa, di bellezza così europea da essere imbarazzanti: si incontreranno mai il Messico di lotta di Eufrosina e quello di plastica delle eroine di Televisa?
E viene in mente un articolo letto ieri su un blog cileno, che, al riportare la
storia di Montserrat Flores, bionda, alta e bellissima, che ha dato lavoro, e dunque una chance di
futuro, ai carcerati, attraverso la produzione di bigiotteria da lei inventata con materiale riciclato,
si chiedeva perché i media non parlano di eroine come lei, che costruiscono il Paese con progetti importanti, e si dedicano invece
a giovanotte spesso svestite che vivono sulle riviste della propria spregiudicata (e poco interessante) vita sentimental-sessuale, piuttosto che fare qualcosa di utile per
la società. Chi lo sa.