Un articolo interessante, pubblicato da eldiario.es e firmato dal greco
Leonidas Vatikiotis, che offre una chiave di lettura da considerare, nel caos
che stanno vivendo Cipro e l'Unione Europea, dopo il rifiuto del Parlamento
dell'isola al piano di salvataggio dell'Unione Europea, con il prelievo forzoso
sui conti correnti.
Vatikiotis considera questo rifiuto "una vittoria per gli europei che
stanno lottando contro il quarto Reich tedesco e il suo programma
liberista". E' una lezione alla Germania perché "la soluzione
dell'Eurozona supponeva un castigo collettivo contro i ciprioti, che non hanno
responsabilità sugli investimenti rischiosi del le loro banche". La responsabilità,
assicura l'articolo, è della stessa Unione Europea e del FMI, che, quando hanno
disegnato il piano di ristrutturazione del debito greco, sapevano bene che le
vittime non sarebbero stati solo i greci e il loro Stato sociale, ma anche
"le banche cipriote, a causa dell'alta esposizione verso il debito
ellenico".
Insomma, la caduta di Cipro era più che prevedibile e molto annunciata. E cosa
ha fatto l'Unione Europea invece di correre ai ripari? "Ha iniziato una
campagna di stigmatizzazione dei ciprioti, per preparare il cammino e passargli
la fattura del salvataggio". La stampa tedesca ha insistito sulla presenza
degli investimenti russi nei conti correnti dell'isola, ma "ha nascosto che il
salvataggio è dovuto all'impatto della ristrutturazione del debito greco".
"L'obiettivo finale dei tedeschi è condurre Cipro alla povertà, grazie al
trasferimento dei depositi nelle banche cipriote in altri paradisi fiscali che
circondano la Germania, come il Lussemburgo. E' più che noto che il Granducato
è una delle destinazioni preferite per il riciclaggio di denaro, ma opera sotto
lo stretto controllo della Germania. In questo senso, violando il sacro
principio della protezione dei depositi al di sotto dei 100mila euro, Berlino
ha inviato un messaggio alle elites economiche europee: "Solo i tedeschi
possono decidere sulla diplomazia economica"."
Ma anche il Lussemburgo non deve vivere sonni tranquilli: ieri l'edizione francese di Wort, il principale quotidiano del Granducato, riportava un articolo di Die Welt, in cui si mette in discussione il modello economico del
piccolo Paese centroeuropeo, simile a quello cipriota: "Cipro non è
l'unico Paese dell'Eurozona con un modello discutibile di business" scrive
il quotidiano tedesco "In prima linea non c'è Cipro, ma il Paese europeo
modello, il Lussemburgo". "Il piccolo Stato ottiene meno di 44
miliardi di dollari da beni e servizi, ma, allo stesso tempo, le banche
ospitano 227 miliardi in depositi, oltre 5 volte il PIL". Insomma, per il
giornale tedesco non è tanto la crisi di Cipro a indicare i pericoli di questo
modello finanziario, quanto il Lussemburgo, in cui il peso del settore bancario
è superiore: "La somma delle singole voci di bilancio delle banche
corrisponde a un fattore 22 rispetto al PIL (7,2 per Cipro e 3,1 per la
Germania). E' questo il modello a cui Schäuble è favorevole?"
Tempesta in arrivo per il Granducato, affinché cambi il suo modello? Non si sa
ancora, vista la vicinanza della Germania e dei suoi interessi.
Ma, ritornando all'articolo di Vatikiotis: quale soluzione per Cipro?
"L'unica alternativa, se vuole mantenere la sua attuale posizione, è
uscire dall'Eurozona, tornare alla sua moneta e chiudere un accordo strategico
con la Russia, per poter operare come controparte economia e mantenere così
vivi i suoi interessi". Vatikiotis va oltre e suggerisce "la cacciata
della trojka dall'isola e la cancellazione delle misure di austerità imposte ai
cittadini negli ultimi due anni". La soluzione è la via islandese: banca
nazionalizzata e debito pubblico non pagato. "Chissà che, dopo tutto, il
rifiuto del Parlamento cipriota non sia un buon inizio per i cittadini
europei" conclude l'autore.