Oggi si compiono i primi 100 giorni del pontificato di Francesco e il
quotidiano argentino Clarín traccia il primo bilancio del Pontificato
del Papa di Buenos Aires, con un lungo articolo da Roma. Sono 100 giorni che
stanno "rivoluzionando la Chiesa", grazie a un Papa "determinato
a fare i grandi cambi senza lacerazioni". Clarín assicura che il
Papa argentino è "di gran lunga la figura più popolare d'Italia" e
che il suo movimentismo, la sua attenzione per i più poveri e gli appelli a una
Chiesa più umile lo hanno fatto soprannominare tra i "nemici che accumula
nella Curia Romana", il Che Bergoglio o il demagogo sudamericano.
L'attenzione per i poveri lo ha spinto ad annunciare un'enciclica sulla
povertà, "il tema che caratterizzerà tutto il suo pontificato, insieme al
rinnovato impulso all'evangelizzazione, che sta già avvicinando milioni di
fedeli, entusiasti dello stile e dei contenuti della Chiesa di Francesco".
Lo stile umile e sorprendente di Bergoglio fa sì che l'inedita convivenza con
il suo predecessore, nello stesso Stato del Vaticano, non causi tensioni, ma
sia, caso mai, un rapporto proficuo, uno scambio di opinioni e di esperienze
che avviene anche in brevi passeggiate comuni nel Vaticano e che darà come
futto, "un'assoluta novità", l'enciclica "scritta a quattro mani
sulla fede", da Francesco e da Benedetto XVI.
Tra le novità imposte da Jorge Bergoglio ci sono "una riforma radicale
dello IOR, l'istituto delle Opere di Religione, con una lunga storia di
scandali e corruzioni", alla cui guida ha voluto, monsignor Battista
Ricca, "direttore della Casa di Santa Marta e uomo di assoluta
fiducia". Il Papa ha imposto anche un nuovo ruolo al Sinodo Mondiale dei
Vescovi, "il 'parlamento' che volle il Concilio Vaticano II, per cooperare
con il Papa nel Governo della Chiesa. Quella sana aspirazione che non si è mai
concretizzata perché successe giusto il contrario, Roma, i Papi e la Curia
strinsero le chiavi della centralizzazione. E' stato nei sinodi tra la fine
degli anni 90 e l'inizio del nuovo secolo che è stato scoperto Jorge Bergoglio.
Nel 2002, Sandro Magister de L'Espresso ha profetizzato: "Se ci
fosse oggi un Conclave, il cardinale di Buenos Aires riceverebbe una valanga di
voti"." Il Papa argentino vuole una Chiesa più collegiale e ha
nominato anche otto cardinali in una sorta di 'consiglio della corona', per
riformare la Curia Romana, "finora un cavallo indomabile, che ha spinto
Benedetto XVI alle dimissioni".
A queste riforme per riportare la Chiesa alla sua missione originaria, si
accompagna la rivoluzione mediatica, che affascina Clarín, così come
milioni di fedeli. "In uno spazio di tempo molto breve è riuscito a
cambiare totalmente l'immagine di discredito che predominava nella Chiesa. Ha
scatenato una rivoluzione mediatica che è riuscita a far sì che i mezzi di
comunicazione, ostili a una realtà dominata dagli scandali e dalle lotte
clandestine nella Curia Romana, si sia trasformata in un'ammirazione quotidiana
della sua azione e nella certezza del rinnovamento iniziato. Il linguaggio
semplice e diretto, che mette al centro la misericordia, la solidarietà, la
comunicazione con Dio e Gesù che "non si stancano di perdonare" i
peccatori, "che siamo tutti", ma mai i corrotti; l'attacco agli
sfruttatori dei poveri e degli indifesi, ha creato un nuovo clima che attrae
moltitudini in piazza San Pietro, riapre i confessionari nelle parrocchie e
riporta alle Messe in molti che si erano allontanati".
Il quotidiano argentino analizza anche la teologia di Bergoglio, ispirata dal
gesuita Juan Carlos Scannone, considerato il marrimo teologo argentino vivente.
81enne, è stato professore del 76enne Bergoglio e spiega come la teologia
argentina si inserisca nella linea della Teologia della Liberazione,
severamente repressa negli anni 80 da Roma, e come "leghi prassi storica e
riflesisone telogica, ricorre alla mediazione delel scienze sociali e
umane". La teologia del popolo, a cui aderisce il Papa argentino,
"distacca l'importanza della cultura, della religiosità e della mistica
popolare, affermando che gli interpreti più autentici e fedeli sono i poveri
con la loro spiritualità tradizionale e la loro sensibilità per la
giustizia".
C'è continuità, assicura Clarín, tra il cammino intrapreso da Francesco
e quello della "sua gestione pastorale in Argentina e delle sue proposte
nei Sinodi e nelle riunioni preparatorie dei conclavi del 2005 e del marzo
passato, che terminarono per convincere un'ampia maggioranza di cardinali che
era lui chi doveva condurre i cambi indispensabili per ristabilire e rinnovare
la reputazione in crisi della Chiesa".