C'è qualcuno più spietato di un latino che guarda il proprio Paese
dall'estero? Non solo noi italiani, che quando siamo lontani abbiamo una
durezza inaspettata, quando parliamo del nostro Paese. Ma anche gli spagnoli,
che in questi anni di crisi vedono da lontano il loro Paese disorientato,
incapace di trovare un cammino, perduto in una crisi economica, sì, ma prima
ancora etica e morale, e dunque anche politica e sociale, vittima di molte
mediocrità, ma anche responsabile di molte sue debolezze.
L'ultimo a esprimere la propria furia rabbiosa contro la Spagna è stato Juan
Moreno, giornalista spagnolo di Der Spiegel, figlio di emigranti
andalusi e cresciuto in Germania, senza mai perdere i contatti con la terra
d'origine.
Il suo direttore gli ha proposto di scrivere un articolo sul suo Paese
d'origine e Moreno è esploso. Racconta a
elconfidencial.com: "Gli ho detto "Non ne posso più della Spagna,
per questo, questo e questo" e lui mi ha risposto: "Scrivilo".
Ed è quello che ho fatto. So che fa più male, perché è scritto da fuori. Ma non
dico niente che non si sappia. Sembra brutto che se ne parli, ma noi
giornalisti ci siamo per questo".
Ma cosa dice di così terribile, il 40enne Juan Moreno? Niente che non si
sappia, come ha detto, e che in fondo non pensi chiunque abbia frequentato la
Spagna prima della crisi, che la viva in questi anni difficili e che le sia
sinceramente affezionato. L'articolo si può leggere solo parzialmente su
derspiegel.de, per cui bisogna affidarsi a elconfidencial.com, che ne
riporta i brani più duri. "Sono stufo dei lamenti nei caffè, degli
attacchi a Merkel e all'Europa, non ne posso più. Quando suonava ancora la
musica, nella grande festa spagnola, a nessuno gliene fregava niente di
Merkel" scrive. E aggiunge: "La Spagna è un Paese in cui i politici
dei paesi vincono le elezioni perché portano le band di musica pop (…) Un Paese
in cui persino i conventi pagano i giardinieri in nero. Un Paese in cui ci sono
paesi in cui la maggior parte degli abitanti lavora in nero, non paga le tasse
o deve il proprio impiego agli amici politici". E' la descrizione della
Spagna. Potrebbe essere Grecia, Italia o Portogallo. Un caso si tratti dei
Paesi travolti dalla crisi del debito?
Moreno è nato in un paesino della provincia di Almeria, in cui ha trascorso
tutte le estati della sua infanzia e della sua adolescenza. Tempo fa, racconta
elconfidencial.com, il sindaco del PP di questo paesino, di cui non viene dato
il nome per desiderio dello stesso Moreno, lo ha invitato a scrivere e a
leggere il pregón, il messaggio che dà il via alle feste patronali. I
suoi genitori, che dopo aver cresciuto i tre figli in Germania, dove hanno
lavorato per tutta la vita, prima di ritirarsi in pensione e tornare in patria,
"hanno pensato subito che non fosse una buona idea". E Juan si è
chiesto perché non abbiano rivolto l'invito al padre, "che è stato solo
quattro anni a scuola e se n'è andato in un altro Paese, senza parlare una
parola della lingua, a lavorare in una fabbrica di rubinetteria, senza avere
idea di cosa fosse". Così, questo pregón mai dato, lo ha spinto ad
analizzare il suo vero rapporto con la Spagna. "Ma non la Spagna felice
della sua infanzia, visitata anno dopo anno, dopo un viaggio di 30 ore con un
fumatore accanito, suo padre, al volante, ma quella di oggi, quella delle
'assurdità sulle coste e nell'istruzione, quella che ha la disoccupazione al
26% e politici che non escono dal 'tu di più', e 'tu peggio'". La rabbia è
poi scoppiata al leggere le ultime dichiarazioni del Ministro del Lavoro Fatima
Banez, che ha parlato della fuga dei giovani cervelli spagnoli in cerca di
lavoro e di opportunità all'estero come di 'mobilità estera' (quando la Principessa delle Asturie invita a curare meglio e di più il linguaggio
della crisi, affinché non ci siano manipolazioni della sua realtà, non ha
affatto torto).
"In Germania ho sempre cercato di difendere la Spagna, almeno, al di là
degli stereotipi che si hanno degli spagnoli, bassotti, mori, amanti del
flamenco e il cui primo obiettivo è la siesta, però ci sono cose che non riesco
più a spiegare. Come si possono spendere milioni di euro in un'opera a
Valencia, in cui ci saranno 4 o 5 spettacoli all'anno (la Città delle Arti e
delle Scienze di Santiago Calatrava). In Spagna la gente dice 'E' che sono i
politici'. E sì, però sono quelli che tu hai votato".
E vediamo, Juan, se in queste latitudini latine si inzierà a realizzare che la
classe politica è quella che si sceglie, sia andando a votare, sia, credendosi
superiori, rimanendo a casa, e che gli ultimi responsabili della politica siamo
noi, cittadini ed elettori.