Secondo un censimento realizzato dall'ONU, e anticipato dal
quotidiano colombiano El Tiempo, nel 2012 è diminuita la coltivazione
della coca, in Colombia. Il censimento sarà presentato dall'ONU all'inizio di
luglio, ma la testata di Bogotà anticipa che la diminuzione delle coltivazioni
è stata del 25% rispetto al 2011. "Questo si traduce in 48mila ettari
seminati, 16mila in meno rispetto al 2011. E' una cifra che non si vedeva nel
Paese dalla metà degli anni 90, quando le coltivazioni di coca del Perù e della
Bolivia non si muovevano ancora verso il territorio colombiano".
La riduzione delle piantagioni è stata costante dal 2008 al 2011, quando ha
registrato un aumento inaspettato, da 62mila a 64mila ettari. Le autorità
competenti hanno ripensato le strategie e sono riuscite a determinare il nuovo
crollo, superiore a ogni aspettativa.
"Esperti nella lotta al narcotraffico hanno segnalato che in questa
riduzione dei territori coltivati è stato chiave controllare, con la presenza
della Forza Pubblica, la semina, che nel 2011 ha raggiunto livelli del 42%. Lo
è stato anche mantenere l'offerta di progetti produttivi per chi sceglie di
abbandonare l'illegalità" scrive El Tempo "Sebbene l'anno
scorso lo sradicamento della piaga è stato appena superiore ai 30.500 ettari,
quasi 5mila in meno che nel 2011, i gruppi mobili hanno concentrato i loro
sforzi, in dipartimenti che avevano i maggiori indici di risemina, come
Putumayo. Lì si sono strappati quasi 10mila ettari".
Ma non sono solo gli sforzi di controllo delle autorità, commenta il quotidiano
di Bogotà, ci sono cambi anche nella criminalità. "Da una parte c'è il
boom delle miniere illegali. Un documento riservato parla della fuga, dal 2011,
di migliaia di coltivatori verso lo sfruttamento dell'oro. Questo è successo,
per esempio, ad Antioquia, che tra il 2010 e il 2011 è passato da 5300 a 3mila
ettari, mentre sono aumentati i fenomeni di sfruttamento dell'oro. Un altro
fronte che inizia ad aprirsi per il Paese è il controllo delle semine di
marijuana" In questo caso, data la "maggiore produttività delle
coltivazioni di cannabis e l'aumento del consumo interno, molti
cocaleros stanno emigrando verso quest'altra coltivazione illegale. Anche se
non ci sono cifre ufficiali, la minore quantità di seminato, impatterà sulle
capacità di produzione di cocaina, che oggi è di circa 345 tonnellate all'anno.
Cioè circa la metà del potenziale di un decennio fa".
Se dalla Colombia arrivano buone notizie, non così dalla Bolivia e dal Perù,
dove la coltivazione di coca aumenta a ritmi sostenuti. Il fenomeno più
preoccupante riguarda il Perù, dove le coltivazioni del 2010 hanno coinvolto
61.200 ettari, contro i 39mila del 1999; nel 2011 il Paese andino è diventato
il maggior produttore di coca.