venerdì 21 giugno 2013

Pietro Grasso a El Pais: L'Italia ha il miglior sistema di lotta alla criminalità organizzata

Da tre mesi Presidente del Senato italiano, un po' a sorpresa, Pietro Grasso è stato intervistato da El Pais per parlare di mafia e di corruzione e di come si possa continuare a lottare contro la criminalità dalla seconda carica dello Stato, dopo essere stato uno dei più importanti magistrati anti-mafia dell'Italia. Si potrebbe anzi dire che secondo Grasso la lotta contro la Mafia inizia dal Parlamento, "dove si possono fare leggi che aiutano nella lotta. La Mafia dev'essere considerata come una criminalità organizzata che cerca di infiltrarsi ogni volta di più nei gangli dell'economia, del potere, dell'Amministrazione, delle professioni, del sistema finanziario e produttivo. Pertanto non ci sono dubbi che tutto quello che aiuta la trasparenza, la semplificazione della burocrazia, impedisce anche gli accordi sotterranei, le infiltrazioni negli affari, che costituiscono il vero potere della Mafia".
L'obiettivo della Mafia è "il guadagno. E questo lo ottiene in qualunque modo. Ed è importante sottolineare che l'impiego dei guadagni ottenuti nelle attività illecite perturba l'economia mondiale, creando una competenza sleale, che distorce il mercato. Fino a quando gli Stati, l'economia, le finanze, non capiscono questo sarà difficile lottare efficacemente contro la Mafia".
Impossibile parlare di lotta alla Mafia senza nominare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, con cui Grasso ha lavorato. El Pais gli chiede se, a due decenni dal loro assassinio, l'Italia ha una giustizia simile a quella che loro sognavano e Grasso spiega: "Non siamo ancora in condizioni di poterla avere in modo completo, soprattutto a causa della lentezza dei processi. La loro è stata una rivoluzione nel sistema di attacco alla criminalità organizzata. Una possibilità di comprendere meglio questo fenomeno, soprattutto nei suoi legami con altre realtà sociali, economiche, politiche…" E ricorda come ci siano Paesi in cui "il crimine riesce a influire nei Governi in modo determinante". Secondo un rapporto della CIA ci sono "50 Stati in cui i Governi sono influenzati dalle loro mafie criminali, soprattutto da quelle che si dedicano al traffico di stupefacenti, che dispongono di un potere economico notevole, per comprare volontà".
L'Italia è in una situazione simile? E Grasso è categorico: "No. Siamo il Paese con il miglior sistema di lotta alla criminalità organizzata e lo abbiamo costruito con il sangue dei nostri martiri. Dal 1971 al 1992 sono stati assassinati dodici magistrati, nella Sicilia occidentale. Come reazione, abbiamo creato la miglior legislazione di lotta alla Mafia, concentrata soprattutto nel sequestro e nella confisca dei beni. Se teniamo conto che il fine ultimo della Mafia è il guadagno, colpirla nelle tasche è la soluzione. E vogliamo esportare la nostra formula di successo in Europa e nel mondo".
La ragione del 'successo' della Mafia, spiega ancora Grasso, è la sua mancanza di ideologia, che la spinge a cercare una relazione con il potere: "E' necessario cercare questa relazione, anche se è difficile scoprirla, perché è sommersa. Ma possiamo intuire che in un momento di crisi economica, il denaro liquido che proviene dai reati influisce nell'economia, fino a creare concorrenza sleale, un mercato di monopolio. Dobbiamo proteggere la libertà del mercato da questo tentativo di dominazione da parte della criminalità organizzata. Intendo utilizzare tutto il potere che ho come Presidente del Senato per lottare contro la Mafia".
Si passa a parlare dell'Italia, del Governo delle larghe intese e della disaffezione alla politica, che per Grasso è "uno dei grandi problemi del Paese, che si può cercare di risolvere cercando di non ripetere sempre le stesse parole, i vecchi schemi della politica, ma cercando di rinnovare, e rispondendo con progetti, con fatti concreti". Grasso vede come un fatto positivo il successo di formazioni critiche come il Movimento 5 Stelle, a patto che la critica eviti le "violente aggressioni verbali, che possono essere il primo passo verso un'altra violenza". E la violenza è difficile da controllare, perché chiama altra violenza, "ma da un punto di vista democratico, costruttivo, la critica è cosa positiva".