Da tre mesi Presidente del Senato italiano, un po' a sorpresa, Pietro Grasso è
stato intervistato da
El Pais per parlare di mafia e di corruzione e di come si possa
continuare a lottare contro la criminalità dalla seconda carica dello Stato,
dopo essere stato uno dei più importanti magistrati anti-mafia dell'Italia. Si
potrebbe anzi dire che secondo Grasso la lotta contro la Mafia inizia dal
Parlamento, "dove si possono fare leggi che aiutano nella lotta. La Mafia
dev'essere considerata come una criminalità organizzata che cerca di
infiltrarsi ogni volta di più nei gangli dell'economia, del potere, dell'Amministrazione,
delle professioni, del sistema finanziario e produttivo. Pertanto non ci sono
dubbi che tutto quello che aiuta la trasparenza, la semplificazione della
burocrazia, impedisce anche gli accordi sotterranei, le infiltrazioni negli
affari, che costituiscono il vero potere della Mafia".
L'obiettivo della Mafia è "il guadagno. E questo lo ottiene in qualunque
modo. Ed è importante sottolineare che l'impiego dei guadagni ottenuti nelle
attività illecite perturba l'economia mondiale, creando una competenza sleale,
che distorce il mercato. Fino a quando gli Stati, l'economia, le finanze, non
capiscono questo sarà difficile lottare efficacemente contro la Mafia".
Impossibile parlare di lotta alla Mafia senza nominare Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, con cui Grasso ha lavorato. El Pais gli chiede se, a due
decenni dal loro assassinio, l'Italia ha una giustizia simile a quella che loro
sognavano e Grasso spiega: "Non siamo ancora in condizioni di poterla
avere in modo completo, soprattutto a causa della lentezza dei processi. La
loro è stata una rivoluzione nel sistema di attacco alla criminalità
organizzata. Una possibilità di comprendere meglio questo fenomeno, soprattutto
nei suoi legami con altre realtà sociali, economiche, politiche…" E
ricorda come ci siano Paesi in cui "il crimine riesce a influire nei
Governi in modo determinante". Secondo un rapporto della CIA ci sono
"50 Stati in cui i Governi sono influenzati dalle loro mafie criminali,
soprattutto da quelle che si dedicano al traffico di stupefacenti, che
dispongono di un potere economico notevole, per comprare volontà".
L'Italia è in una situazione simile? E Grasso è categorico: "No. Siamo il
Paese con il miglior sistema di lotta alla criminalità organizzata e lo abbiamo
costruito con il sangue dei nostri martiri. Dal 1971 al 1992 sono stati
assassinati dodici magistrati, nella Sicilia occidentale. Come reazione,
abbiamo creato la miglior legislazione di lotta alla Mafia, concentrata
soprattutto nel sequestro e nella confisca dei beni. Se teniamo conto che il
fine ultimo della Mafia è il guadagno, colpirla nelle tasche è la soluzione. E
vogliamo esportare la nostra formula di successo in Europa e nel mondo".
La ragione del 'successo' della Mafia, spiega ancora Grasso, è la sua mancanza
di ideologia, che la spinge a cercare una relazione con il potere: "E'
necessario cercare questa relazione, anche se è difficile scoprirla, perché è
sommersa. Ma possiamo intuire che in un momento di crisi economica, il denaro
liquido che proviene dai reati influisce nell'economia, fino a creare
concorrenza sleale, un mercato di monopolio. Dobbiamo proteggere la libertà del
mercato da questo tentativo di dominazione da parte della criminalità
organizzata. Intendo utilizzare tutto il potere che ho come Presidente del Senato
per lottare contro la Mafia".
Si passa a parlare dell'Italia, del Governo delle larghe intese e della
disaffezione alla politica, che per Grasso è "uno dei grandi problemi del
Paese, che si può cercare di risolvere cercando di non ripetere sempre le stesse
parole, i vecchi schemi della politica, ma cercando di rinnovare, e rispondendo
con progetti, con fatti concreti". Grasso vede come un fatto positivo il
successo di formazioni critiche come il Movimento 5 Stelle, a patto che la
critica eviti le "violente aggressioni verbali, che possono essere il
primo passo verso un'altra violenza". E la violenza è difficile da
controllare, perché chiama altra violenza, "ma da un punto di vista
democratico, costruttivo, la critica è cosa positiva".