Francisco José Garzón Amo, il macchinista dell'ALVIA schiantatosi un paio di
giorni fa in una curva alle porte di Santiago de Compostela a causa della
velocità eccessiva, è stato arrestato ieri, si è rifiutato di rispondere alle
domande della Polizia e sarà interrogato domani dai magistrati. I Principi
delle Asturie, ieri pomeriggio, hanno seguito i passi di Juan Carlos e Sofia e
hanno visitato i feriti e i parenti delle vittime, ricevendo anche loro applausi
al loro arrivo in ospedale. Le autorità hanno reso noti i nomi di 66 dei morti
nell'incidente, ci sono due giovani mamme colombiane, uno studente italiano,
numerosi andalusi e tante storie di destini inevitabili che i media stanno
riprendendo e riportando, per giocare con le facili emozioni dei lettori (per
cui non aspettatevi di trovarle su Rotta a Sud Ovest: la lacrima facile per una
vita spezzata e passiamo a vedere se veramente Kate Middleton aveva quella
pancia lì all'uscita dell'ospedale non è per questo blog). I collegamenti tra
Ferriol e Madrid sono ripresi regolarmente e il primo ALVIA è stato salutato
con sollievo ed emozione. La vita riprende lentamente, anche se il 24 luglio, la
vigilia della Festa di San Giacomo e della Giornata della Galizia, sarà una
data molto dolorosa per molti anni, per la Galizia e, probabilmente, per la
Spagna.
Ma c'è chi guarda con preoccupazione alle conseguenze economiche della tragedia
ferroviaria di Santiago de Compostela. Perché è giusto che si pensi anche a
questo.
I treni ad alta velocità sono sempre stati uno dei fiori all'occhiello della
Spagna, un'infrastruttura invidiata da chi la frequenta, per puntualità, per
servizi e per capacità di fare concorrenza alle linee aeree. Se vogliamo dirla
con il linguaggio che piace al Governo spagnolo, l'AVE è uno dei
punti di forza della Marca España, delle eccellenze spagnole promosse
all'estero sotto il nome di Marca España. Grazie alla sua esperienza e alle
tecnologie che ha sviluppato, la Spagna ha ottenuto all'estero uno dei più
importanti contratti del settore, battendo la concorrenza di Francia e Germania:
si è assicurata la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra
Medina e La Mecca, nell'Arabia Saudita, con un contratto del valore di circa 6,7
miliardi di euro. Sarà così anche dopo il disastroso incidente in Galizia?
Il dubbio serpeggia sia nel Governo che tra le imprese specializzate del
settore. Per questo tutti hanno fretta di far chiarezza sulle cause
dell'incidente. I media e le prime indagini hanno puntato immediatamente su Garzón
Amo, anche se i sindacati si sono ribellati e hanno cercato di spostare
l'attenzione sul disegno della curva, già indicata in passato come pericolosa e
sulle debolezze della sicurezza in frenata. Ma i vanti del macchinista, nel suo
profilo di Facebook, circa la velocità raggiunta alla guida dei treni, non aiutano la sua posizione. Il
Ministero degli Interni ha appena comunicato che "ci sono indizi razionali
della sua imprudenza" (pare avrebbe dovuto iniziare a frenare almeno 4 km
prima di quando lo ha fatto) e anche i presidenti di RENFE, che dovrà pagare
indennizzi milionari, e Adif puntano sulla sua responsabilità.
Ed è importante stabilire al più presto se davvero è stata colpa di Garzón
Amo o se non hanno funzionato i sistemi di sicurezza. Il perché è chiaro:
"Il nostro punto di forza, al vendere l'AVE, è sempre stata la sicurezza.
Come i giapponesi vantano di non aver mai avuto un incidente e i tedeschi la
loro tecnologia" spiegano adesso ai media gli esperti spagnoli. E i
problemi per la vendita dell'alta velocità spagnola all'estero potrebbero
presentarsi già nelle prossime settimane: il Brasile sta per assegnare la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità
che unirà Rio de Janeiro a Campinas, passando per São Paulo, per un contratto
da 11 miliardi di euro. La Spagna parteciperà con un consorzio di undici
imprese: l'incidente e i morti in Galizia saranno un tallone d'Achille? E i rivali tedeschi, francesi o giapponesi, utilizzeranno il disastro di Santiago
per togliere punti alla proposta spagnola?
Sono le domande per ora senza risposta, che agitano il Governo e le imprese
impegnate a diffondere l'alta velocità ferroviaria. In gioco ci sono non solo
il Brasile, ma anche le commesse future: sull'alta velocità stanno scommettendo
gli Emirati Arabi, l'India, la Russia. "Il problema non è adesso, è tra
due o tre anni" assicurano ancora gli esperti. "Bisogna evitare che si associ l'incidente all'alta
velocità" spiegano. L'ALVIA e l'AVE non sono la stessa cosa; diversi sono
gli standard di costruzione e di sicurezza: "L'alta velocità è permessa
non dalla potenza delle macchine motrici, ma dalla larghezza dei binari, però nel
nostro Paese si vendono politicamente come alta velocità quelli che sono solo
treni a grande velocità che girano su binari convenzionali". Vallo a
spiegare adesso, ai possibili committenti, che l'incidente non ha rapporti con l'AVE.