La prima cosa da dire, già da ieri sera: Grazie, Brasile!
La seconda: non ho visto nessuna partita della Confederations Cup. Un po' per
scelta e un po' perché, come spesso capita in queste circostanze, per la prima
parte ero all'estero, sono arrivata in Italia giusto per le semifinali e ho
continuato a non vedere le partite. Un po' perché della ConfCup non me ne frega
niente, non è il Mondiale, e un po' per scaramanzia.
Così non ho visto l'Italia perdere ai rigori contro la Spagna e non ho visto la
Spagna perdere 3 a 0 al Maracanà, contro il Brasile.
Ieri sera, prima di spegnere il computer e andare a dormire, sono passata su
repubblica.it per vedere se la finale brasiliana era già iniziata e quanto
stava vincendo la Spagna e mi sono trovata con un Brasile-Spagna 1-0. Wow. Impossibile nascondere un sorriso beffardo, là, da qualche parte dentro di me.
Impossibile, a quel punto, resistere alla curiosità. Anche
perché, visti i toni tronfi spagnoli, precedenti alla finale, aspettavo almeno il pareggio prima di andare a dormire. Ma non è mai arrivato. Perché i campeones
del universo universal, i gol li fanno solo a Tahiti. Quando si trovano
davanti squadre con un certo peso storico, con una certa esperienza nella
gestione delle pressioni della fase finale di un torneo internazionale, la
musica cambia.
Subito dopo le semifinali contro l'Italia, vinte ai rigori, senza riuscire a
fare neanche un gol durante la partita e interpretate come un trionfo sui media
spagnoli, mi è capitato di leggere pronostici per la finale, che parlavano
della Spagna superfavorita, del Maracanazo spagnolo, che sarebbe stato
una formalità, di 5 a 0 o 13 a 0 (al Brasile, mica a Tahiti!), della vittoria
nel tempio in cui nessun'altra Nazionale aveva vinto (l'Uruguay no, eh? chissà
perché esiste il Maracanazo!)ecc. E mi dicevo: vincono ai rigori contro
l'Italia e trattano il Brasile come se fosse Tahiti. Invece.
Invece la Spagna ha ricevuto finalmente quello che si meritava: una batosta
solenne, un'umiliazione storica. Una sconfitta che ha fatto sghignazzare le reti
sociali, in ogni lingua. Ed è questa risata generale, che ha seppellito la
Spagna, che parla di quanta antipatia gli spagnoli siano riusciti a raccogliere
con la loro supponenza, con la loro arroganza, con i loro toni tronfi.
Erano indispettiti perché negli stadi brasiliani si tifava sempre contro di
loro. Ci temono. Sanno che batteremo il Brasile. Hanno paura di noi. Sanno che
ci sarà il Maracanazo e non vogliono quest'umiliazione. Mai
un'autocritica, mai un necessario abbassamento dei toni, mai un prudente senso
del ridicolo per dare proporzioni alle cose, una squadra wannabe e una squadra
che ha vinto più titoli mondiali di chiunque altra e con generazioni
diverse.
Questa incapacità di capire che vincere tutto con una generazione straordinaria
non ti rende automaticamente una potenza storica del calcio. Qualcuno mi sa dire
un classico del calcio mondiale con la Spagna protagonista? C'è una sola
partita della Spagna entrata nell'epica del calcio per valore e spirito
competitivo, stile Italia-Germania 4-3? La Spagna manca di storia e di epica,
perché ha vinto tutto in 6 anni con una sola generazione. elmundo.es aveva in Home Page 'tutti gli Spagna-Brasile della storia'. Ah, perché, si erano già incontrati prima in qualche finale o in qualche semifinale?!
Si sono vantati di vincere contro Tahiti per 10 a 0. Dire che si è data una
lezione storica a Tahiti è più che altro vergognoso. Dalla al Brasile, la
lezione storica. Ma loro sono quelli che si vantano, sghignazzando, di aver
battuto Malta (o era San Marino? non ricordo né mi interessa, le dimensioni
sono quelle) per 13 a 0. Fai 13 gol a Malta (o San Marino) e ti vanti?! E'
davvero necessario fare 13 gol?! non bastano un paio per mettere in sicurezza la
partita e limitarsi a gestirla, senza la volgarità che c'è sempre nel
tentativo di umiliare l'avversario?! E' che gli spagnoli non concepiscono la
vittoria senza l'umiliazione dell'avversario ed è anche questo a renderli
piuttosto antipatici. Sarà la mentalità della corrida, come mi è capitato di
segnalare subito dopo la finale degli Europei 2012, per cui si gode davanti al
toro sfiancato e confuso, inutilmente stuzzicato dal torero, prima della stoccata finale. Uno spettacolo triste, in fondo, che (molti di) loro chiamano arte.
Adesso è iniziata la corsa alle giustificazioni.
Era un torneo minore, chissenefrega, non è mica il Mondiale. Claro,
peccato che fino a poche ore prima si parlava di Maracanazo e si
considerava questa finale che neanche Brasile 2014. Finalmente la sfida con il
Brasile, l'unica Nazionale del mondo che è alla nostra altezza, forse (forse,
nel senso che probabilmente neanche il Brasile lo è, non nel senso che
probabilmente la Spagna è all'altezza del Brasile).
Eravamo agotados, stanchi, dopo i supplementari e i rigori contro
l'Italia. Avevamo un giorno di riposo in meno. Eravamo in 10. A ver, se
ho capito bene. Nella finale degli Europei 2012, l'Italia era chiaramente agotada,
ha avuto un giorno in meno di riposo, è stata in 10 per tutto il secondo tempo,
non perché un giocatore si fosse fatto espellere, ma perché aveva già
effettuato le tre sostituzioni quando si è infortunato un giocatore. Però, se si tratta dell'Italia, sono ragioni che non valgono. Con il suo
enorme fair-play, con il suo grandissimo senso della lealtà e della sportività, il
signor Del Bosque, ha inviato in campo, a 15 minuti dalla fine, due giocatori
freschi, che hanno segnato gli ultimi due gol a un'Italia impossibilitata a
rispondere al cambio di strategie, non potendo effettuare sostituzioni (non per cattiveria e slealtà in campo, ma per sfortuna e infortuni). Non
credo di aver mai visto mossa più sleale e schifosa nel calcio. Bene, se la
morale è una e non ne esiste una per gli altri e una per la Spagna, la Spagna agotada
e in 10 di ieri sera, ha avuto davanti un allenatore più leale, più onesto e
più sportivo di Vicente Del Bosque. Che non si lamenti.
PS Que la afición al fútbol se convierta en histeria colectiva es propio de países
emergentes, naciones imaginarias y sociedades poco cultas. Non potevo resistere a questa frase, scritta da Pedro J Ramirez, direttore di El
Mundo, su Twitter, poco dopo il primo gol del Brasile, quando si è capito che
non era la serata della Spagna. Che il tifo per il calcio si trasformi in
isteria collettiva è proprio di Paesi emergenti, nazioni immaginarie e società
poco colte. Voleva essere un atteggiamento snobistico contro il Brasile e il
Maracanà trionfante, è stata l'ennesima dimostrazione della mancanza di senso
del ridicolo dei tifosi spagnoli che forse-solo-il-Brasile-è-alla-nostra-altezza. Bastava leggere il suo giornale fino a poche ore prima, per avere un'idea di histeria colectiva.
PS2 Seguire un torneo internazionale su Twitter, attraverso gli hashtag in più lingue, ha il suo fascino. Esperienza da ripetere.
PS2 Seguire un torneo internazionale su Twitter, attraverso gli hashtag in più lingue, ha il suo fascino. Esperienza da ripetere.