lunedì 1 luglio 2013

Dopo la sconfitta della Spagna in ConfCup. Grazie, Brasile

La prima cosa da dire, già da ieri sera: Grazie, Brasile!
La seconda: non ho visto nessuna partita della Confederations Cup. Un po' per scelta e un po' perché, come spesso capita in queste circostanze, per la prima parte ero all'estero, sono arrivata in Italia giusto per le semifinali e ho continuato a non vedere le partite. Un po' perché della ConfCup non me ne frega niente, non è il Mondiale, e un po' per scaramanzia.
Così non ho visto l'Italia perdere ai rigori contro la Spagna e non ho visto la Spagna perdere 3 a 0 al Maracanà, contro il Brasile.
Ieri sera, prima di spegnere il computer e andare a dormire, sono passata su repubblica.it per vedere se la finale brasiliana era già iniziata e quanto stava vincendo la Spagna e mi sono trovata con un Brasile-Spagna 1-0. Wow. Impossibile nascondere un sorriso beffardo, là, da qualche parte dentro di me. Impossibile, a quel punto, resistere alla curiosità. Anche perché, visti i toni tronfi spagnoli, precedenti alla finale, aspettavo almeno il pareggio prima di andare a dormire. Ma non è mai arrivato. Perché i campeones del universo universal, i gol li fanno solo a Tahiti. Quando si trovano davanti squadre con un certo peso storico, con una certa esperienza nella gestione delle pressioni della fase finale di un torneo internazionale, la musica cambia.
Subito dopo le semifinali contro l'Italia, vinte ai rigori, senza riuscire a fare neanche un gol durante la partita e interpretate come un trionfo sui media spagnoli, mi è capitato di leggere pronostici per la finale, che parlavano della Spagna superfavorita, del Maracanazo spagnolo, che sarebbe stato una formalità, di 5 a 0 o 13 a 0 (al Brasile, mica a Tahiti!), della vittoria nel tempio in cui nessun'altra Nazionale aveva vinto (l'Uruguay no, eh? chissà perché esiste il Maracanazo!)ecc. E mi dicevo: vincono ai rigori contro l'Italia e trattano il Brasile come se fosse Tahiti. Invece.
Invece la Spagna ha ricevuto finalmente quello che si meritava: una batosta solenne, un'umiliazione storica. Una sconfitta che ha fatto sghignazzare le reti sociali, in ogni lingua. Ed è questa risata generale, che ha seppellito la Spagna, che parla di quanta antipatia gli spagnoli siano riusciti a raccogliere con la loro supponenza, con la loro arroganza, con i loro toni tronfi. 
Erano indispettiti perché negli stadi brasiliani si tifava sempre contro di loro. Ci temono. Sanno che batteremo il Brasile. Hanno paura di noi. Sanno che ci sarà il Maracanazo e non vogliono quest'umiliazione. Mai un'autocritica, mai un necessario abbassamento dei toni, mai un prudente senso del ridicolo per dare proporzioni alle cose, una squadra wannabe e una squadra che ha vinto più titoli mondiali di chiunque altra e con generazioni diverse.
Questa incapacità di capire che vincere tutto con una generazione straordinaria non ti rende automaticamente una potenza storica del calcio. Qualcuno mi sa dire un classico del calcio mondiale con la Spagna protagonista? C'è una sola partita della Spagna entrata nell'epica del calcio per valore e spirito competitivo, stile Italia-Germania 4-3? La Spagna manca di storia e di epica, perché ha vinto tutto in 6 anni con una sola generazione. elmundo.es aveva in Home Page 'tutti gli Spagna-Brasile della storia'. Ah, perché, si erano già incontrati prima in qualche finale o in qualche semifinale?! 
Si sono vantati di vincere contro Tahiti per 10 a 0. Dire che si è data una lezione storica a Tahiti è più che altro vergognoso. Dalla al Brasile, la lezione storica. Ma loro sono quelli che si vantano, sghignazzando, di aver battuto Malta (o era San Marino? non ricordo né mi interessa, le dimensioni sono quelle) per 13 a 0. Fai 13 gol a Malta (o San Marino) e ti vanti?! E' davvero necessario fare 13 gol?! non bastano un paio per mettere in sicurezza la partita e limitarsi a gestirla, senza la volgarità che c'è sempre nel tentativo di umiliare l'avversario?! E' che gli spagnoli non concepiscono la vittoria senza l'umiliazione dell'avversario ed è anche questo a renderli piuttosto antipatici. Sarà la mentalità della corrida, come mi è capitato di segnalare subito dopo la finale degli Europei 2012, per cui si gode davanti al toro sfiancato e confuso, inutilmente stuzzicato dal torero, prima della stoccata finale. Uno spettacolo triste, in fondo, che (molti di) loro chiamano arte.
Adesso è iniziata la corsa alle giustificazioni.
Era un torneo minore, chissenefrega, non è mica il Mondiale. Claro, peccato che fino a poche ore prima si parlava di Maracanazo e si considerava questa finale che neanche Brasile 2014. Finalmente la sfida con il Brasile, l'unica Nazionale del mondo che è alla nostra altezza, forse (forse, nel senso che probabilmente neanche il Brasile lo è, non nel senso che probabilmente la Spagna è all'altezza del Brasile).
Eravamo agotados, stanchi, dopo i supplementari e i rigori contro l'Italia. Avevamo un giorno di riposo in meno. Eravamo in 10. A ver, se ho capito bene. Nella finale degli Europei 2012, l'Italia era chiaramente agotada, ha avuto un giorno in meno di riposo, è stata in 10 per tutto il secondo tempo, non perché un giocatore si fosse fatto espellere, ma perché aveva già effettuato le tre sostituzioni quando si è infortunato un giocatore. Però, se si tratta dell'Italia, sono ragioni che non valgono. Con il suo enorme fair-play, con il suo grandissimo senso della lealtà e della sportività, il signor Del Bosque, ha inviato in campo, a 15 minuti dalla fine, due giocatori freschi, che hanno segnato gli ultimi due gol a un'Italia impossibilitata a rispondere al cambio di strategie, non potendo effettuare sostituzioni (non per cattiveria e slealtà in campo, ma per sfortuna e infortuni). Non credo di aver mai visto mossa più sleale e schifosa nel calcio. Bene, se la morale è una e non ne esiste una per gli altri e una per la Spagna, la Spagna agotada e in 10 di ieri sera, ha avuto davanti un allenatore più leale, più onesto e più sportivo di Vicente Del Bosque. Che non si lamenti.
PS Que la afición al fútbol se convierta en histeria colectiva es propio de países emergentes, naciones imaginarias y sociedades poco cultas. Non potevo resistere a questa frase, scritta da Pedro J Ramirez, direttore di El Mundo, su Twitter, poco dopo il primo gol del Brasile, quando si è capito che non era la serata della Spagna. Che il tifo per il calcio si trasformi in isteria collettiva è proprio di Paesi emergenti, nazioni immaginarie e società poco colte. Voleva essere un atteggiamento snobistico contro il Brasile e il Maracanà trionfante, è stata l'ennesima dimostrazione della mancanza di senso del ridicolo dei tifosi spagnoli che forse-solo-il-Brasile-è-alla-nostra-altezza. Bastava leggere il suo giornale fino a poche ore prima, per avere un'idea di histeria colectiva.
PS2 Seguire un torneo internazionale su Twitter, attraverso gli hashtag in più lingue, ha il suo fascino. Esperienza da ripetere.