domenica 4 agosto 2013

PSOE ed El Mundo: Mariano Rajoy come Richard Nixon

Il primo è stato il PSOE, che subito dopo il dibattito in Parlamento, in cui Mariano Rajoy è stato obbligato a spiegare il caso Bárcenas, pena una mozione di sfiducia, ha diffuso un video in cui sottolinea le sorprendenti somiglianze tra il Watergate e il caso Bárcenas. Lo scandalo statunitense ha costretto Richard Nixon a dimettersi dalla presidenza degli Stati Uniti, quello spagnolo sta creando seri danni alla credibilità del Governo e del suo presidente Mariano Rajoy, che, però, ha rifiutato le dimissioni (il video del PSOE mostra come all'inizio dello scandalo anche Nixon rifiutasse di dimettersi). Luis Bárcenas è l'ex tesoriere del PP, che è stato scoperto con 39 milioni di euro in Svizzera e che, arrestato, ha ammesso la contabilità in nero del PP, con cui sono stati pagati per anni stipendi occulti ai principali dirigenti, compreso Rajoy.
Nel dibattito in Parlamento Mariano Rajoy si è rifiutato di assumere la responsabilità politica di questo finanziamento, che ha negato, e ha affermato che il suo unico errore è stato fidarsi di un delinquente come il suo ex tesoriere, "ma io sono una persona onesta e onorata" e "non sono entrato in politica per arricchirmi". Bisogna fidarsi della sua parola, perché non ha spiegato altro e si è rifiutato di rispondere alle domande puntuali dell'opposizione, leggendo discorsi generici per cui è stato anche preso in giro dalle reti sociali. A un certo punto ha anche letto "fine delle citazione", diventato immediatamente TT su Twitter, perché non si capiva se voleva far capire che la citazione era terminata e riprendevano i suoi commenti o se è stato così imbranato da non aver controllato prima il discorso e aver letto pedissequamente tutto quanto gli avevano preparato. 
Il video del PSOE mostra come la difesa di Rajoy e quella di Nixon siano sorprendentemente simili; i socialisti terminano con le dimissioni di Nixon e lasciano in sospeso il destino del Premier spagnolo. 
Il paragone con il Watergate è stato ripreso oggi da El Mundo, che va a por todas, ci sta provando con tutti i mezzi. Una ventina di anni fa ha fatto fuori Felipe González, rivelando gli scandali di corruzione del PSOE, giorno dopo giorno, senza tregua, perché la destra aveva deciso di liberarsi in qualunque modo del presidente socialista, troppo carismatico per essere battuto nelle urne, ma ormai al capolinea per storia politica. Adesso ha deciso di far fuori Mariano Rajoy, che non sa trovare una soluzione per uscire dalla crisi politica e obbedisce pedissequamente a Berlino e a Bruxelles. I followers su Twitter definiscono entusiasticamente Pedro J. Ramirez, il direttore di El Mundo, un grande giornalista che non sta né con la destra né con la sinistra, ma con il giornalismo; lui sta al gioco e denuncia in tv (non ai magistrati) che il governo lo spia; c'è il sospetto che la sua destra di riferimento abbia deciso di liberarsi di Mariano Rajoy e della sua generazione, troppo corrotta e troppo esposta per essere ancora utile, visti gli aumenti delle tasse e l'incapacità di dare risposta alla crisi.
Sia come sia, oggi El Mundo pubblica un articolo di Barry Sussman, caporedattore del Washington Post ai tempi del Watergate. "A un nordamericano gli attuali avvenimenti politici in Spagna ricordano lo scandalo Watergate, in particolare per le grandi quantità di denaro che si muovevano e per i tentativi di intimidire la stampa" scrive il giornalista statunitense come incipit. Così ricostruisce i concitati avvenimenti, dall'ascesa di Nixon alla Casa Bianca fino alla sua caduta. Il denaro sporco che inizia ad arrivare anche in contanti, le indagini che scoprono 22 milioni di dollari di finanziamenti illegali, il giornalismo investigativo del Washington Post, che contribuisce a svelare il clima di ricatti, truffe ed estorsioni intorno al presidente Nixon. 
Ricostruito lo scandalo, con le conseguenti dimissioni di Nixon, Sussman ritorna al presente. "Che alcuni giornalisti spagnoli siano in questo momento oggetto di intimidazione e vigilanza non mi sorprende affatto. Ci sono stati tentativi di intimidazione anche allora" scrive, ricordando come gli uomini di Nixon abbiano cercato di spostare l'attenzione dal Watergate allo stesso Washington Post, accusandolo di essere alleato del democratico George McGovern, e come abbiano attaccato l'editrice Kay Graham e il direttore Ben Bradlee. "La campagna contro il Post fu brutale, ma non ebbe il minimo effetto sullo sforzo informativo del quotidiano. Ma Nixon, probabilmente credendo che sarebbe sopravvissuto al Watergate, aveva in mente un piano a lungo termine per castigare il Post" assicura Sussman, rivelando che in alcune conversazioni private il presidente prometteva di giocare la partita contro il Post "con estrema durezza". Però le licenze che furono ritirate al quotidiano, non ebbero alcun effetto sulle sue denunce e sulla sua libertà, conclude Sussman. 
E il buon Pedro J soddisfa il proprio narcisismo sia ospitando una grande firma statunitense sul suo quotidiano, sia paragonando la propria parabola a quella del Washington Post. Rimane Mariano Rajoy, paragonato per due volte in meno di una settimana a Richard Nixon. E poche cose vedremo più stupefacenti in Spagna: il PSOE ed El Mundo che arrivano alle stesse conclusioni e offrono simili chiavi di lettura. Il Presidente del Governo, in vacanza, magari starà facendo gli scongiuri.
Il video del PSOE che paragona Nixon e Rajoy, da youtube.