venerdì 13 settembre 2013

La Guerra Fredda e la fretta della sinistra, i veri nemici di Salvador Allende

Sono stati la Guerra Fredda e la fretta della sinistra, i veri nemici di Salvador Allende. Lo sostiene, in un'intervista rilasciata qualche giorno fa a El Pais, Mario Amorós, l'ultimo biografo del Presidente cileno. Nato l'11 agosto 1973, esattamente un mese prima del golpe che spezzò il sogno di un Cile progressista e di una società che offrisse le stesse opportunità a tutti i suoi cittadini, Amorós ha scritto Allende. La Biografía, "676 pagine di interviste, documenti e conversazioni".
"Allende non seppe vedere cosa significava il processo socialista cileno all'interno della Guerra Fredda. Non misurò l'importanza internazionale della via cilena, come esempio politico, cosa che per Washington era inaccettabile" spiega lo scrittore a El Pais. In fondo, a Santiago successe quello che, in altri modi, e nell'altro campo, era successo a Praga, cinque anni prima: l'Unione Sovietica non poteva permettere che si potesse pensare a una via più umana e più aperta per la costruzione di una società comunista e inviò i carri armati in Cecoslovacchia. "Il processo in corso nel Cile aveva un significato come esempio politico nel mondo. Creò preoccupazione. E questo si vede molto bene nelle analisi della CIA e nelle reazioni di Henry Kissinger e Richard Nixon. Allende non lo misurò bene. Quali sarebbero state le conseguenze, se avesse saputo misurarlo, non lo sappiamo"
Uno degli errori di Allende fu sottovalutare il ruolo delle Forze Armate, essendo stato l'esercito cileno l'unico che non si era mai sollevato, in America Latina, contro le istituzioni repubblicane e che aveva sempre rispettato il processo democratico. Fino ad Augusto Pinochet. "Le aveva mitizzate, le considerava un'eccezione in America Latina, come Forze Armate patriottiche, democratiche e costituzionaliste, senza capire bene la loro dipendenza dagli Stati Uniti, in logistica e ideologia" dice Amorós. 
Ma non c'è stata solo la Guerra Fredda, con i suoi equilibri delicati e intoccabili. C'è stata anche la fretta della sinistra, questa sinistra che quando arriva al Governo si fa più radicale e deve dimostrare sempre di essere più pura e più rigida degli alleati che la accompagnano. "Ci sono state due tendenze. Il Partito Comunista, e questo si sa ampiamente, al di là della mia militanza comunista, fu l'alleato più solido e più consistente di Allende, per il gradualismo che condividevano. Ma il partito socialista di Allende si radicalizza molto a partire dal 1967. Il vicesegretario generale del partito, Adonis Sepúlveda, trotzkista, disse che 'la rivoluzione non si sottopone a plebisciti', quando rifiutò il plebiscito che Allende avrebbe convocato". Contro il Governo di Allende giocarono, secondo Amorós, "la nazionalizzazione delle industrie dell'Área de propiedad Social, che generò un conflitto politico in Parlamento, che aiutò molto alla polarizzazione sociale. Si nazionalizzarono le industrie tessili, le banche, le grandi miniere e imprese chiave". Troppa fretta? "Posso capire che quando la sinistra vince le elezioni, per molta gente è arrivato il momento della rivoluzione, per esempio per i campesinos mapuche, a cui avevano rubato le terre un secolo prima. Questa epica rivoluzionaria, che in quel momento si esprimeva nel Vietnam e aveva avuto la rivoluzione cubana, arrivava nel Cile. E' vero che ci sono state azioni dei settori della sinistra, che superarono, chiaramente, il programma di Allende, che lo complicarono. Penso ci sarebbe dovuta essere più disciplina nella sinistra, che era allora molto eterogenea".
Con la sinistra fuori controllo e la diffidenza di Washington, poco si poteva fare per salvare il Governo di Allende da un colpo di Stato. "Allende tentò un accordo con la Democrazia Cristiana, dopo aver vinto le elezioni del 1970, e fino alla fine, ma l'8 giugno 1971 ci fu un fatto tragico, che cambiò molte cose, l'assassinio di Edmundo Pérez Zujovic da parte della Vanguardia Organizada del Pueblo (VOP. Eduardo Frei Montalva, che era in Spagna, tornò per il funerale del suo amico ed ex ministro, e si aprì un abisso morale e politico nella DC. Inizia allora a forgiarsi la sua alleanza con la destra, con il Partito Nazionale".
L'isolamento di Salvador Allende si fa totale: "Il pomeriggio del 10 settembre 1973 Patricio Aylwin, allora presidente della Democrazia Cristiana, è informato che il giorno dopo ci sarebbe stato il golpe. Frei, seconda autorità del Paese, come presidente del Senato, lo sapeva già. Nessuno informò il Presidente della Repubblica".