lunedì 30 settembre 2013

Le isole Canarie chiedono alla Spagna la decolonizzazione

Se alla Spagna non bastassero le aspirazioni indipendentiste di Catalogna e Paesi Baschi, dalle Isole Canarie arriva al Congresso dei Deputati di Madrid la richiesta di includere l'arcipelago nella lista dei territori autonomi da decolonizzare. 
La firma il partito nazionalista Vecinos Unidos Canarios, che nel suo sito web, spiega le ragioni della richiesta, considerando la Spagna come una "potenza amministratrice". Insomma, le Canarie sono come Gibilterra, il Sahara Occidentale o la Polinesia Francese, territori d'oltremare amministrati da potenze lontane. A dimostrarlo la distanza geografica: le Isole Canarie sono a circa un centinaio di km dalle coste africane e a ben 1400 dalla Spagna, da cui sono separate anche da un fuso orario (una hora menos en Canarias, come usano ripetere sempre nei segnali orari spagnoli). 
Per la sua richiesta il partito porta ragioni storiche, culturali ed economiche. Le prime dimostrano che l'arcipelago era già abitato da V secolo avanti Cristo, da popolazioni berbere arrivate dal Nordafrica, che svilupparono una propria cultura, basata e adattata alla realtà climatica delle isole, e fortemente influenzata dalle culture nordafricane, la Tamazagha in primis, da cui è derivata anche la lingua degli isolani. Nel XIV secolo, con l'arrivo degli europei, prima con spedizioni di carattere esplorativo e poi con la depredazione e la riduzione in schiavitù degli abitanti delle isole, venduti nei mercati mediterranei grazie anche alla complicità di genovesi, maiorchini e catalani, che si dedicavano al loro commercio, la storia delle isole cambia. Fino alla conquista con le armi, che aveva impliciti, "il dominio militare del territorio e la creazione di un nuovo intorno politico-amministrativo, il rimodellamento della popolazione e dell'organizzazione sociale e il riordinamento delle attività economiche. In definitiva l'annichilimento del modus vivendi degli isolani". La Conquista delle isole, con il placet del Papato, che aveva autorizzato la ricerca di fondi per "l'evangelizzazione e la conversione di Guinea e Canarie", iniziò con i Re Cattolici. Non fu facile, con violenze, stragi e vendita degli abitanti autoctoni sul mercato degli schiavi.
E dopo la Conquista, ci furono i piani per eliminare l'identità autoctona e omologare gli isolani alla cultura castigliana, portata dagli invasori: fu loro negato il diritto di usare i nomi tradizionali, per esempio, "gli isolani dovettero rinunciare al loro abbigliamento, ai loro giochi, ai loro credo, alle loro danze e canti e persino alla loro lingua perché tutto questo era perseguito dall'Inquisizione". Dovevano essere "più europei degli europei" e "più cristiani dei cristiani". La lingua dei primi canarii sopravvive nei toponimi e nei nomi di alcuni strumenti del lavoro quotidiano. Così come sono sopravvissuti, a volte grazie alla clandestinità, molti giochi, molte feste e, addirittura, "le tecniche aborigene di lavorazione della ceramica".
All'essere amministrato dalla Spagna, l'arcipelago non ha diritto a esplorare autonomamente le proprie risorse naturali, tra cui il petrolio e i giacimenti di manganesio, ferro e cobalto che si stendono al largo delle sue coste, così come la gestione della pesca, che "per decenni ha mantenuto migliaia di famiglie delle isole", è in mano alla Spagna, che "ha deciso la distruzione delle flotte per la pesca e l'artigianato canario, in favore di altre Comunidades, e, con essa ha distrutto l'industria conserviera, Mettendo fine in un attimo a un settore essenziale per un arcipelago che viveva in larga parte del suo mare". 
Il turismo, diventata oggi la principale risorsa economica dell'isola, è sfruttato "da imprenditori non locali (in larga parte con personale non locale), che pagano le imposte fuori dalle isole e che portano i turisti attraverso i tour-operators (cioè, pagano fuori dalle isole)". 
Insomma, per Vecinos unidos Canarios ci sono tutti gli elementi per chiedere la deconolizzazione dalla Spagna. A parte la reazione sorpresa dei media, che hanno riportato la notizia, al momento non ci sono risposte da Madrid.