domenica 29 settembre 2013

In La gran familia española, gli amori e i rancori familiari in attesa della Spagna campione del mondo

Per la prima metà, uno guarda La gran familia española, campione d'incassi spagnolo del momento, e si chiede perché l'Accademia del Cinema spagnolo l'abbia inserito, ancora prima della sua uscita, tra i quattro film da candidare all'Oscar (la scelta definitiva è caduta poi su Quince anos y un día, vincitore del Festival di Málaga e passato praticamente inosservato nelle sale cinematografiche). 
L'argomento si è già visto molte volte in tutte le cinematografie: il matrimonio del 18enne Efraín serve per svelare e analizzare risentimenti, incomprensioni e affetti della sua numerosa famiglia. Efraín ha quattro fratelli maggiori, il depresso Adán, il ritardato Benjamín, il dottore volontario nel Terzo Mondo Caleb e il tormentato Daniel, chiamati con nomi biblici e in ordine alfabetico in omaggio a Sette spose per sette fratelli, il film cult dei loro genitori (per continuare la tradizione, Adán ha chiamato l'unica figlia Fran). Il nostro ha deciso di sposare la fidanzata de toda la vida, la coetanea Carla, vistosamente incinta, sin da bambino, per realizzare il sogno dei genitori di avere sette figli; le nozze hanno luogo nella finca in cui il padre vive isolato, nel ricordo della moglie, che lo ha abbandonato molti anni prima per un altro uomo.
A rendere un po' originale la prima parte è il fatto che il giorno del matrimonio coincide con la finale dei Mondiali sudafricani del 2008 e nessuno lo fa passare inosservato al giovane sposo, tanto che lui non ne può più e a un certo punto sbotta, "ma che ne sapevo io che la Spagna sarebbe arrivata in finale!"
Così la prima parte del film scorre tra i preparativi del matrimonio e della finale Spagna-Olanda. Il ritmo non è esaltante e spinge più a cercare di ricordarsi dove si è visto quell'attore che ad appassionarsi ai dubbi di Efrain o agli sguardi tra Caleb e Cris, la fidanzata di Daniel, che si intuisce essere una sua ex piuttosto importante. Il miglior scambio di battute, di quella che vorrebbe essere una commedia divertente, è tra un paio di invitate: "ma sono tutti anormali in questa famiglia?", "tesoro, la cosa anormale è che ci siano famiglie di normali".
A dare movimento alla storia, le condizioni di salute del capofamiglia, che non resiste alle tensioni e alle emozioni del matrimonio dell'ultimogenito e ha un infarto. A Caleb chiede di curarlo in casa e di non portarlo in ospedale e questi lo accontenta. Efrain e Carla decidono di rimandare la cerimonia di qualche ora, in attesa di un miglioramento del padre. Adán approfitta di questo intervallo per cercare di aprire la cassaforte paterna e scopre con amarezza  che Benjamin conosce la combinazione, rivelatagli dal padre. Daniel cerca di avere un chiarimento con Cris, Efrain inizia a dubitare dei reali sentimenti per Carla e Caleb ha finalmente il necessario confronto con Daniel, che tocca anche vecchi rancori: "Mi hai lasciato solo a badare a tutto e te ne sei andato" rinfaccia Daniel. "Non ti ho lasciato solo, siamo cinque fratelli" risponde l'altro. "Chiaro, un depresso, un ritardato e un decerebrato, che compagnia!" sintetizza magnificamente Daniel.
Il tutto mentre scorre sugli schermi la finale del Mondiale. 
E, con il gol di Andrés Iniesta, anche per questa grande famiglia spagnola arriva la svolta. Cris legge finalmente l'email mandatale tempo addietro da Caleb, dopo due anni di silenzio, per spiegarle tanti perché. Si scoprono così verità e generosità da non rivelare, se non si ascoltano dalla voce di Caleb, ma che aiutano a inserire ogni cosa in un suo contesto e a essere più indulgenti con i genitori. Il contrasto tra la festa popolare per il Mondiale vinto e il pensieroso Caleb, che fa pace con il passato, rimane negli occhi come una delle cose migliori del film. 
E in questa seconda parte, che lascia la commedia e scopre il dramma, la malinconia, la generosità e, in fondo, l'amore davvero, La gran familia española si riscatta, diventa un film che vale la pena di vedere e si ritrova Daniel Sanchez Arévalo, uno dei migliori registi spagnoli di commedie degli ultimi anni (ha diretto due dei migliori film spagnoli degli ultimi anni, Primos, che si trova nel web anche con i sottotitoli in italiano, ed è altamente raccomandabile, e Gordos).
La gran familia española conta su un cast di grande talento e popolarità, proveniente sia dal grande che dal piccolo schermo; ci sono Antonio de la Torre (Adán), Roberto Álamo, che si è abituati a vedere come eroe romantico nel serial Águila roja, ed è un magnifico Benjamín, Quim Gutiérrez (Caleb), la splendida Verónica Echegui (Cris), la sorprendente Arantxa Martin (Carla). Mi piace segnalare, a parte, Patrick Criado, che interpreta Efraín: nei panni del viziatissimo Nuño, lo abbiamo visto diventare da bambino ad adolescente in Aguila rojaLa gran familia española è la sua prima prova di protagonista, alla ricerca di una carriera di giovane attore adulto: la supera brillantemente ed è bello vederlo all'opera in questo magnifico cast.