Il principe Felipe ci ha messo l'anima. Il suo discorso appassionato è
stato la cosa migliore vista durante la presentazione delle tre città candidate a ospitare le Olimpiadi del 2020 (se
capite lo spagnolo, potete vedere il futuro re su youtube.com), le lodi che ha
ricevuto su Twitter fanno pensare che la Spagna abbia scoperto il suo futuro Capo di Stato ("Da oggi sono felipista!" ha proclamato Pedro J. Ramirez, direttore
di El Mundo). Ma non è stato sufficiente. Alla prima votazione c'è stato un pareggio tra Madrid e
Istanbul, al secondo posto, e nello spareggio la capitale spagnola è stata
eliminata.
Le Olimpiadi 2020 saranno cosa tra Istanbul e Tokyo e Madrid torna a casa
sconfitta, per la terza volta consecutiva. E continua a essere l'unica capitale
occidentale a non aver mai ospitato i Giochi Olimpici. Dopo aver tentato
l'avventura olimpica per il 2012, il 2016 e il 2020, è giusto che ora Madrid si
prenda una pausa e riveda le sue strategie. E' una delle città più indebitate
d'Europa, i suoi servizi sociali vengono mano a mano privatizzati, sia per
ideologia che per mancanza di fondi; le Olimpiadi potevano essere una grande
occasione per la risalita, ma potevano essere anche causa di un'ulteriore
caduta verso debiti e corruzioni. Visto che il COI di questi anni non vuole una Madrid olimpica, meglio tentare
altre strade e altre vetrine internazionali per splendere nel mondo. Almeno per
qualche anno.
Rimane il dispiacere per la delegazione spagnola, che per una settimana ha
lavorato instancabilmente, sorretta da un entusiasmo spagnolo (anche se il 91% di
appoggio popolare alle Olimpiadi, venduto a Buenos Aires, non se l'è creduto
nessuno). Alla presentazione di oggi, nel primo pomeriggio argentino, erano
tutti vestiti di rosso, il colore nazionale, il colore della passione e
dell'entusiasmo, che hanno cercato di trasmettere con video e discorsi, in un
inglese che è stato impeccabile solo quando è toccato a Felipe (che ha parlato anche
in francese e in spagnolo) e a Pau Gasol. I signori con le cravatte rosse, le
signore tutte con vestiti rossi, tutti spagnoli più che mai.
Dispiace per loro, dispiace per la Puerta de Alcalá, dove Madrid stava
aspettando i risultati per festeggiare, perché poi, nella sconfitta, viene sempre
da stare al lato degli spagnoli desilusionados. E c'è dispiacere per i
Principi, Felipe appassionato e credibile, Letizia splendida (e in secondo piano) in rosso; se i
loro rapporti personali sono tesi e inesistenti, come vuole l'ultimo gossip,
l'hanno nascosto benissimo, mostrando complicità, sorrisi e dimostrando come la
rappresentazione del loro Paese sia più importante dello stato del loro
matrimonio.
Lo siento, Madrid, de verdad.