giovedì 17 ottobre 2013

Il sogno spezzato di Barcellona: il COI la invita a rinunciare alle Olimpiadi Invernali del 2022

E' stato un colloquio franco e cordiale, come si usa dire nel linguaggio diplomatico.
Nell'ambito di un processo di riflessione sulla candidatura olimpica, il sindaco di Barcellona Xavier Trias ha incontrato ieri il presidente del COI Thomas Bach a Losanna, in Svizzera, e questi l'ha invitato a rinunciare alla corsa per l'organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 2022. Le ragioni del neo-presidente del COI sono chiare, anche se magari non del tutto condivisibili dagli spagnoli.
Barcellona, la Catalogna e la Spagna non hanno una cultura degli sport invernali, non hanno campioni carismatici in grado di trascinare una candidatura olimpica di queste specialità, non hanno un pubblico sufficiente interessato alle gare olimpiche d'inverno. E, a parte lo scarso interesse degli spagnoli per questi sport, c'è anche la situazione politica in Spagna e in Catalogna: la crisi economica non facilita gli investimenti e lo stato d'animo da essa causata rende più facile un atteggiamento critico sugli investimenti necessari per le infrastrutture che un largo consenso. Insomma, la candidatura olimpica potrebbe più facilmente dividere che unire gli spagnoli e i catalani. Se venisse fatto un referendum, per verificare l'appoggio cittadino alla candidatura, così come è stato fatto recentemente a Oslo, e il risultato fosse negativo, il contraccolpo sarebbe evidente per l'immagine dei Giochi Invernali e il COI non è disponibile a vedere messa in discussione l'immagine delle Olimpiadi.
Bach ha rinnovato stima e ammirazione per Barcellona, ha elogiato la sua immagine olimpica e il successo dei suoi Giochi del 1992, ma ha praticamente invitato il sindaco Trias a presentare la candidatura olimpica in tempi migliori.
TV3, la tv pubblica catalana, ha detto ieri che il sindaco annuncerà oggi il ritiro della candidatura di Barcellona, dopo aver parlato con i suoi omologhi dei Pirenei, e ha assicurato che la città si ripresenterà per i Giochi Invernali del 2026, citando fonte vicini al Comune (ma se le Olimpiadi del 2022 saranno in Europa, non lo saranno quelle del 2026). Per i sindaci di Barcellona e dei Pirenei sarà un incontro triste, dato che tutti avevano ottenuto il consenso alla candidatura nei loro Consigli Comunali.
La candidatura di Barcellona ai Giochi Invernali aveva ripreso forza dopo la terza bocciatura consecutiva della corsa olimpica di Madrid. Sempre leale nel suo sostegno alla capitale, dopo il terzo fallimento, la Catalogna aveva deciso di investire nella sua candidatura ai Giochi invernali, rimasta sempre in secondo piano. Una candidatura ambiziosa che, se avesse avuto successo, avrebbe fatto del capoluogo catalano la prima città al mondo ad aver ospitato sia i Giochi Estivi che quelli Invernali. Il modello di riferimento perl'organizzazione era Torino 2006: una grande città vicina alle montagne, sede delle cerimonie di apertura e di chiusura e di alcune competizioni sul ghiaccio, e le montagne sede delle gare sulla neve.
L'idea aveva affascinato Barcellona e le valli catalane e, dopo il fallimento di Madrid, aveva ottenuto l'appoggio del PP e del PSOE. C'era qualche dubbio circa i reali investimenti che si potevano realizzare nell'organizzazione, ma, assicuravano quelli che ci credevano, la Spagna sarebbe stata in grado di farvi fonte, essendo prossima all'uscita della crisi economica.
Ieri, il COI ha messo Trias davanti a una realtà non considerata: la Spagna non ha grandi campioni negli sport invernali: "E' molto importante che la città e il Paese che vogliono organizzare i Giochi Invernali siano in grado di affermare una scommessa decisa, per realizzare un piano sportivo ambizioso, che permetta di garantire che gli organizzatori potranno presentare anche campioni di alto livello nella maggior parte delle discipline" hanno spiegato a Losanna. E in questi anni di trionfi sportivi spagnoli, lo sci e gli sport della montagna sono i grandi assenti.
Per Barcellona una doccia fredda, per la Spagna in cerca di Olimpiadi una nuova delusione.