martedì 8 ottobre 2013

Operazione al cervello per la presidente Cristina Fernández. Argentina in allarme

Argentina con il fiato sospeso per la salute della presidente Cristina Fernández de Kirchner. Qualche giorno fa i medici le avevano ordinato un riposo assoluto di un mese e la presidente, controllata da madre, sorella e collaboratori vari, stava rispettando l'indicazione. Poi ieri, mentre era a letto, ha sentito un formicolio al braccio sinistro, che ha allarmato i dottori e li hanno spinti al ricovero ospedaliero. Nella mattinata di Buenos Aires Cristina sarà operata al cervello, per ridurle un ematoma.
Tutto è iniziato ad agosto, quando la presidente ha avuto un forte colpo alla testa, a causa di una caduta; dopo le analisi del caso, i dottori non hanno riscontrato niente di preoccupante nel suo cervello, ma da allora Cristina ha iniziato a soffrire di ricorrenti cefalee. Qualche giorno fa, nell'ospedale della Fundación Favaloro, in cui si è recata a causa dei dolori alla testa, le hanno trovato un ematoma subdurale cronico, causato dalla caduta (è un accumulo di sangue tra il cervello e la membrana che lo protegge). Di qui l'ordine di riposo, in attesa del suo riassorbimento.
Ma il formicolio al braccio avvertito la presidente ha spinto i medici a una soluzione più drastica: l'intervento al cervello per rimuovere l'ematoma.
Ieri Cristina ha trasferito i suoi poteri al vicepresidente, Amado Boudou, attualmente sotto indagine per traffico di influenze e arricchimento illecito. M non è solo l'immagine del vicepresidente, il problema. L'operazione di Cristina arriva poche settimane prima le elezioni di medio termine, che rinnoveranno parte del Parlamento e che, secondo i sondaggi, vedranno in forte difficoltà il kirchnerismo, già sconfitto alle primarie di agosto.
Sui media argentini non mancano le polemiche circa la mancanza di trasparenza sulle condizioni di salute della presidente. Non è chiaro, per esempio, quando e come è caduta: si parla di uno scivolone sulla scala di un aereo, il 9 agosto, durante la campagna delle primarie, si parla di una caduta a causa di un tappeto, nella Casa Rosada, però non si sa quando realmente la presidente sia caduta.
Anche in questi giorni, tra il mese di riposo e l'operazione cerebro-vascolare, c'è stato molto ermetismo. Le reali condizioni di Cristina erano conosciute solo da un gruppo ristretto di collaboratori, mentre la stampa speculava sulle reali ragioni del riposo, ricordando come, poco più di un anno fa, la presidente fosse stata sottoposta a un'operazione alla tiroide per un cancro, poi smentito.
Su clarin.com, c'è un curioso parallelismo tra la salute di Cristina e le sue difficoltà politiche; anche suo marito Néstor, commenta il quotidiano, ebbe numerosi avvertimenti dal corpo, prima dell'infarto che provocò la sua morte. La malattia di Cristina, scrive Clarin, è una sorta di "enorme telone che nasconde l'attualità della scena nazionale". E in questa scena ci sono il deterioramento dell'immagine politica della presidente, dopo la travolgente vittoria di due anni fa, con il 54% dei voti, e le sue conseguenze, sia sul piano interno che internazionale. "All'interno la presidente si avvicina a una nuova sconfitta elettorale, secondo quanto affermano tutti i sondaggi, per il 27 ottobre. Non sarebbe tutto. Si avverte anche la decomposizione progressiva del suo sistema di potere. Lo animano gli intrighi di palazzo, derivati dai fallimenti della gestione, e il disincanto di buona parte del peronismo, che, finora, ha accompagnato l'esperienza dei Kirchner". Sul piano internazionale, per la presidente si accumulano "i conflitti senza soluzione": la contesa con la Spagna per Repsol, con Washington per i fondi d'investimento, con il Brasile per la competizione commerciale, con l'Uruguay per la cartiera sul confine. E in tutti i casi "Cristina sembra isolata". Per Clarin la prova sono i due giorni trascorsi dalla presidente a New York, per l'Assemblea dell'ONU: la sua agenda ha registrato solo due incontri bilaterali, con la presidente brasiliana Dilma Rousseff e con il presidente della Banca interamericana di Sviluppo Luis Alberto Moreno.