Fa bene, a volte, leggere certe cose scritte da un uomo. Fa bene sapere che anche per certi uomini le questioni di genere non sono un problema delle donne, ma dell'intera
società, perché riguardano il modello di società in
cui tutti vogliamo vivere. E non sorprende che la difesa vigorosa della dignità
e dei diritti femminili arrivi, per bocca di un uomo, dalla Spagna, un Paese di profonda cultura
machista, ma impegnato, come pochi alle sue latitudini, a restituire alle donne
il loro posto e a difendere i loro diritti.
In Francia 343 pseudo-intellettuali, auto-definitisi bastardi, hanno scritto un manifesto per difendere il
diritto ad avere le loro puttane, contro il progetto del Governo di multare i
clienti delle prostitute. In Spagna le reazioni sono state indignate e non solo
femminili. Lluis Rabell, presidente della Federació d’Associacions de Veïns
i Veïnes de Barcelona, ha scritto un bell'articolo di risposta sul quotidiano Público, ricordando come la prostituzione sia un'estrema conseguenza
di un modello di società patriarcale e maschilista.
"Il manifesto in questione ha il merito di provare come la prostituzione sia cosa degli uomini" sostiene. E lo dimostra: "La prostituzione non è qualcosa che facciano o esercitino le donne, ma è quello che fanno gli uomini con loro, quando, disumanizzate, trasformate in oggetti o mercanzia, accedono al loro corpo mediante il denaro. Il linguaggio tradizionale ci inganna. Le donne non 'si prostituiscono', sono prostituite. La prostituzione funziona su un continuum di violenze in cui alcuni uomini condizionano un certo numero di donne per metterle a disposizione di altri uomini".
"Il manifesto in questione ha il merito di provare come la prostituzione sia cosa degli uomini" sostiene. E lo dimostra: "La prostituzione non è qualcosa che facciano o esercitino le donne, ma è quello che fanno gli uomini con loro, quando, disumanizzate, trasformate in oggetti o mercanzia, accedono al loro corpo mediante il denaro. Il linguaggio tradizionale ci inganna. Le donne non 'si prostituiscono', sono prostituite. La prostituzione funziona su un continuum di violenze in cui alcuni uomini condizionano un certo numero di donne per metterle a disposizione di altri uomini".
Anche la 'libertà di prostituirsi' rivendicata da alcune donne non deve trarre
in inganno. "Sono povere, arrivano da regioni e Paesi economicamente
depressi, appartengono a minoranze etniche o a popoli colonizzati, sono entrate
nel mondo della prostituzione molto giovani, abbondano i casi di abusi
nell'infanzia e sono frequenti le situazioni di alcolismo e tossicodipendenza.
In queste condizioni, evocare la 'libertà' è un controsenso e pretende solo
spostare l'oppressione di genere, sociale e razziale che comporta la
prostituzione".
Il termine puttana non è solo un insulto, ma è "l'attribuzione di
un'identità" perché "nella fantasia maschilista la puttana è un essere
lascivo, in un certo senso subumano, tanto desiderabile sessualmente quanto
profondamente disprezzabile. Ma se si ammette l'istituzione della prostituzione,
la puttana è la donna per antonomasia. Da quest'ottica solo una cosa distingue
le donne prostituite dalle altre: le prime hanno un prezzo, quello delle altre
non è ancora stato fissato. Di fatto la prostituzione costituisce la pietra
angolare della costruzione dell'identità maschile, secondo i parametri della
dominazione patriarcale". Dunque non è una questione di sesso, ma di
dominazione, l'esistenza "di una riserva di donne a disposizione del
capriccio degli uomini", per affermare la "loro preminenza nella
società, per quanto questa aderisca ai proclami o alle politiche di
uguaglianza".
La prostituzione, sottolinea Rabell, impone "il dibattito sulla società
che abbiamo e le relazioni umane a cui aspiriamo". Per questo va affrontata
con la stessa forza con cui gli statunitensi difesero l'abolizione della
schiavitù, sostenendo che "nessun cittadino americano poteva vendere o
comprare un altro essere umano". Nel caso della prostituzione bisogna
difendere "il destino di milioni di donne e bambine, violentate e
trafficate in tutto il mondo, perché i bastardi di tutti i Paesi continuino a
detenere il privilegio ancestrale". In gioco non solo il destino di donne e
bambine, ma anche della democrazia, "che non può essere tale sulla base di una
simile disuguaglianza strutturale tra uomini e donne. Bisogna impegnarsi
nell'emancipazione delle donne e in una nuova identità degli uomini, forgiata
nel rispetto e nell'empatia e non nella brutalità sempre latente, di un potere
di diritto divino".
Per arrivare a questo bisogna "combattere le cause della prostituzione e le
situazioni che la favoriscono, perseguire lo sfruttamento e smascherare
l'industria del sesso. Ma bisogna anche mettere fine, con la convinzione o con
la forza della legge, all'arroganza dei bastardi. La prostituzione non è un
diritto degli uomini. Una società democratica, al contrario, deve proclamare e
rendere effettivo il diritto delle persone a non essere prostituite".
Grazie, Lluis Rabell, che ci pensino anche a latitudini italiane.
Grazie, Lluis Rabell, che ci pensino anche a latitudini italiane.