martedì 12 novembre 2013

Nel villaggio bianco di Setenil de las Bodegas, dove la roccia incombe sulle case

Ai confini nordorientali della provincia di Cadice, a poca distanza da Ronda, già in provincia di Málaga, c'è Setenil de las Bodegas, l'ultimo villaggio bianco gaditano e il più curioso di tutti, una vera e propria attrazione turistica.
La ruta de los pueblos blancos della provincia di Cadice potrebbe partire da Vejer de la Frontera, affacciato da una collina sull'Oceano Atlantico, si inerpicherebbe nell'entroterra per toccare Arcos de la Frontera e Zahara de la Sierra, e arriverebbe poi a Setenil, che potrebbe essere considerata la risposta gaditana a Ronda. Se infatti Ronda è costruita sui bordi di una profondissima gola, attraversata da un ponte di grande fascino, il Puente Nuevo, Setenil è costruita su una collina che scende verso il Guadalporcún; nella parte alta, le case sono state ricavate approfittando di uno 'squarcio' della roccia. Lo spazio lasciato da questa 'arricciatura' del terreno, è stato chiuso dalle pareti degli edifici, lasciando che la composizione interna degli alloggi sia, per forza di cose, longitudinale e parallela alla strada e alla roccia. E' un sistema chiamato abrigo bajo rocas (protezione sotto la roccia), perché, in realtà, non si scava la roccia, come succede in altre abitazioni che approfittano delle pieghe delle montagne, ma si limita a chiuderla, per costruire 'sotto' di essa. Gli scorci e le immagini regalate da queste rocce incombenti sulle strade, che sembrano quasi schiacciare le abitazioni, sono impressionanti, ma vale la pena vederle dal vero (a volte dà l'impressione di trovarsi in qualche film del West, in una non precisata frontiera tra Messico, Arizona e dintorni); probabilmente esistono in Europa pochi paesaggi di interazione tra uomo e natura più spettacolari di questo. E, andando via, il turista non può non sentire ammirazione per gli abitanti di Setenil, che da secoli si fidano di queste rocce incombenti e all'apparenza invadenti, come se volessero mangiare le loro case.
La cittadina è di origine medievale (a poca distanza c'è l'insediamento romano di Acinipo) e si sviluppa intorno a un castello che fu di strategica importanza durante la Reconquista. Siamo infatti in una zona di frontiera, come testimoniano i nomi di moltissime cittadine dell'area, con il loro 'de la Frontera' finale, da Jerez in poi. All'epoca dei Re Cattolici, Setenil apriva la strada verso Granada e, dunque, era indispensabile la sua conquista: cadde in mano cristiana il 21 settembre 1484, dopo ben sette assedi.
Nella parte alta c'è il Castello, una fortezza risalente al XII secolo, con ingresso libero e senza orario; nei pressi, su terreni prima occupati dai quartieri del Castello, c'è la Chiesa di Nostra Signora dell'Incarnazione, realizzata nel XV e XVI secolo con uno stile tardo-gotico e aperta al pubblico solo negli orari di culto. Poco fuori dall'abitato c'è l'Ermita di San Sebastián, aperta al pubblico solo durante la Settimana Santa; la leggenda vuole che durante l'assedio di Setenil Isabella di Castiglia abbia dato alla luce un figlio prematuro, morto poche ore dopo la nascita e chiamato Sebastián, di qui il nome della chiesetta. L'Ufficio del Turismo si trova in uno dei più bei palazzi di Setenil, l'antico Municipio, costruito nel XVI secolo con numerosi elementi di arte mudéjar e con un'iscrizione che ricorda, ancora una volta, Fernando e Isabella. A poca distanza da Setenil ci sono i resti archeologici di Acinipo, con elementi sia romani che preistorici. Ma tutto questo passa davvero in secondo piano quando, dalla parte bassa della cittadina, si alza lo sguardo verso le rocce e sembra che da un momento all'altro debbano schiacciare le case e travolgere ogni cosa. Esiste qualcosa di più impressionante, in Andalusia?