martedì 10 dicembre 2013

Destituito il sindaco di Bogotà: processo di pace in pericolo in Colombia?

La Procura Generale della Repubblica Colombiana ha destituito il sindaco di Bogotà Gustavo Petro e lo ha interdetto per 15 anni dai pubblici uffici. La decisione del Procuratore Generale Alejandro Ordóñez sta suscitando proteste nella capitale e varie perplessità sui media colombiani.
La colpa di Petro sono gli errori nell'implementazione del nuovo sistema di raccolta della spazzatura, costati a Bogotà tre giorni di caos e confusione, nel 2012. "La sua idea è stata tanto lodevole da un punto di vista teorico quanto caotica al momento di metterla in pratica" commenta oggi il quotidiano El Espectador "Predominarono l'improvvisazione, la mancanza di previsione, la testardaggine e il confronto invece del dialogo. Il risultato è stato quello che abbiamo visto, quello registrato dalle foto: tre giorni di spazzatura sparsa in città".
Secondo Ordóñez, ci sono stati tre errori fondamentali: il sindaco ha scelto "liberamente, consapevolmente e volontariamente" di "assegnare la prestazione dl servizio di pulizia a due entità, Acueducto de Bogotá e Aguas de Bogotá, senza alcuna esperienza, conoscenza e capacità"; ha vulnerato "i principi costituzionali della libera impresa e concorrenza all'imporre una serie di restrizioni e limiti affinché altre imprese, diverse da quelle del Distretto, non prestassero il servizio"; ha permesso l'uso di decine di camion che hanno violato l'obbligo di coprire la spazzatura inquinante e garantire la sicurezza degli operatori.
Il sindaco Petro ha già manifestato l'intenzione di presentare ricorso contro una sentenza che minaccia la fine della sua carriera politica, visti i 15 anni di interdizione. Ieri migliaia di persone si sono riunite nella centralissima Plaza de Bolívar di Bogotà per manifestargli solidarietà, la pagina web della Procura della Repubblica è stata hackeata con la scritto Petro no se va, che non ha bisogno di traduzioni. Nel duro discorso davanti ai suoi simpatizzanti, il sindaco ha fatto sapere che non se ne andrà facilmente, che presenterà ricorso anche in sede internazionale se necessario, ha chiesto l'intervento del Presidente Juan Manuel Santos, per impedire l'arbitrarietà, e ha lanciato un messaggio durissimo a Ordóñez, che "eliminando la Bogotà Umana, vuole mandare un messaggio di guerra a L'Avana, dove sono in corso i dialoghi di pace".
Ed è proprio questo il punto in discussione sui media colombiani, che si interrogano sui rapporti tra i vari poteri dello Stato e sul diritto di un organo di controllo amministrativo di eliminare dalla scena pubblica politici votati dagli elettori. La stessa difesa di Petro ha affermato che la Procura non è competente per destituire un funzionario eletto in elezioni democratiche. Sia El Tiempo che El Espectador, i principali quotidiani di Bogotà e della Colombia, guardano con una certa perplessità alla sentenza di Alejandro Ordóñez, che consegna un grande potere discrezionale alla Procura della Repubblica; perché è giusto sanzionare i politici che fanno un uso scorretto del loro potere, ma quali sono i limiti entro i quali si può muovere il Procuratore? Come controllare che la difesa del Diritto non abbia in realtà fini politici, come si sospetta in questo caso? Alejandro Ordóñez è notoriamente un conservatore: si è già dichiarato contro i matrimoni egualitari e contro l'adozione per le coppie omosessuali e non è un entusiasta del processo di pace, caparbiamente portato avanti dal Presidente Juan Manuel Santos e dalle FARC, a L'Avana. 
El Tiempo nota come questa sia la seconda volta in quattro anni che Bogotà perde il suo sindaco per una sanzione amministrativa: Samuel Moreno fu sospeso per quattro mesi dal suo incarico dalla Procura "per non aver compiuto il suo dovere di controllare l'esecuzione di progetti vitali per la città. Nonostante i gravissimi indizi penali contro l'ex sindaco, per i quali è in carcere sin da allora, non c'è stata ancora alcuna decisione disciplinare contro di lui per il saccheggio contro la capitale". Per questo la misura contro Petro appare sproporzionata, frutto di una certa discrezionalità di cui gode la Procura, non escludendo anche ulteriori scopi legati al processo di pace in corso a L'Avana.
E' El Espectador che va oltre e avverte sui possibili pericoli che rappresenta la discrezionalità del potere della Procura della Repubblica, se non viene ben definito (su eltiempo.com, c'è un interessante articolo sul dibattito in corso tra i giuristi su quest'argomento). Nell'editoriale già citato sottolinea come la decisione della Procura sia esagerata e arbitraria e come dia ad Alejandro Ordóñez un potere sproporzionato. Nel suo blog la giornalista Julia Londoño Bozzi parla direttamente delle simpatie e antipatie politiche di Ordóñez e si chiede quale messaggio la destra colombiana stia mandando alla sinistra con questa destituzione. Una destituzione che non conviene neanche ai conservatori, perché, appoggiandola, confermano "la convinzione che in questo Paese l'unico modo con cui la sinistra può avere una voce è attraverso le armi". La conclusione del suo articolo parla al processo di pace in corso: "Oggi è Petro, domani non sappiamo. Se si apre la porta alla possibilità che il Procuratore stenda un sindaco, non riconoscendo i suoi diritti politici, non vi meravigliate poi se la gente non rispetta né si fida delle istituzioni, se la gente non accetta né rispetta i processi 'democratici', se la gente cerca di farsi ascoltare con metodi non ortodossi. Aprire questa porta è tanto insensato quanto lo sarebbe incitare alla violenza perché non si è d'accordo con questa misura".