venerdì 20 dicembre 2013

Matrimonio gay e legalizzazione della cannabis: per The Economist l'Uruguay è il Paese dell'anno

E' la prima volta che The Economist sceglie il Paese dell'anno. Ma se Time cerca di identificare ogni anno il personaggio che più ha caratterizzato e segnato i dodici mesi trascorsi, perché non scegliere il Paese che ha marcato una tendenza, che ha avuto successo, che ha indicato un cammino?
La sorpresa è che The Economist identifica come il Paese del 2013, non l'Egitto, la Turchia o l'Ucraina, in lotta contro i loro regimi per avere maggiori diritti, non l'Irlanda, che si è liberata della troika, l'Iran, con i suoi primi passi per tornare nella comunità internazionale, o il Sud Sudan, che ha livelli di crescita economica da potenza asiatica.
Il Paese dell'anno è l'Uruguay, che in questo 2013 ha saputo emozionarci tante volte, con le sue leggi progressiste, e che ha un presidente visionario, José Mujica, autore di uno dei discorsi più belli del XXI secolo. Perché la scelta del prestigioso settimanale britannico è caduta sul piccolo Stato sudamericano? Perché The Economist ha scelto di premiare "le riforme innovative che migliorano non solo un Paese, ma, se imitate, potrebbero beneficiare l'intero pianeta". E l'Uruguay, quest'anno, ne ha approvate tante, di riforme del genere, tanto da proporsi come uno dei Paesi più all'avanguardia del mondo in materia di diritti umani. Il matrimonio per le coppie omosessuali "è una di queste politiche che superano le frontiere, che hanno aumentato la somma globale della felicità umana, senza alcun costo finanziario" scrive il settimanale "Molti Paesi l'hanno riconosciuto nel 2013, compreso l'Uruguay, che da solo, ha anche approvato una legge che legalizza e regola la produzione, la vendita e il consumo di cannabis". Una legge, quest'ultima che ha portato l'Uruguay sulle prime pagine del mondo e che Montevideo sta cercando di gestire in modo rassicurante per la comunità internazionale: l'Uruguay non intende diventare il paradiso mondiale delle canne libere, ma intende lottare contro il narcotraffico, liberalizzando e controllando la maggior fonte di ricchezza dei narcocriminali, ha ripetuto spesso il presidente José Mujica, definendo la legge "un esperimento". La Colombia, il Perù e il Messico guardano con curiosità.
Per The Economist questa legge "è un cambiamento sensibile", che "nessun altro Paese ha fatto" e che "permette alle autorità di concentrarsi sui crimini più gravi". Certo, se gli altri Paesi imitassero l'Uruguay e fossero incluse le altre droghe, "i danni causati nel mondo sarebbero drasticamente ridotti".
Poi c'è l'uomo che guida il Paese, José Mujica, l'unico Capo di Stato che vive per propria scelta con poco più di 1000 euro al mese, perché non ha bisogno di più per vivere, e che dona il resto del suo stipendio presidenziale in beneficenza. "Vive in un semplice cottage, va al lavoro guidando personalmente una Volskwagen Beetle e vola in economy class" scrive ammirato The Economist. Che poi conclude: "Modesto, ma coraggioso, liberale e amante del divertimento, l'Uuguay è il Paese dell'anno. Felicitaciones!" Felicitaciones davvero, Uruguay!