domenica 1 dicembre 2013

Una lezione di giornalismo e di passione civica da Arturo Pérez Reverte, su Twitter

A 85 anni è scomparso Pepe Monerri, il primo maestro di giornalismo di Arturo Pérez Reverte. Lo scrittore di Cartagena prende spunto dalla sua morte per lanciarsi in un'appassionata difesa del giornalismo su Twitter. 
"Mi ha dato il consiglio più importante della mia vita. Mi ha mandato a intervistare il sindaco, a 17 anni, e io ero spaventato. "Ho paura" gli dissi.
"Quando hai un block-notes e una biro, ragazzo - mi rispose - chi deve avere paura è il sindaco".
Non ho mai dimenticato quello che mi ha detto Pepe Monerri. Nessun giornalista, giovane o adulto, dovrebbe dimenticarlo mai. E neanche nessun lettore.
Una delle scarse speranze che abbiamo è che i sindaci e i loro colleghi continuino ad avere paura di un ragazzo con un blocco e una biro". 
Sono parole che parlano di un altro giornalismo e di un altro rapporto tra giornalisti e potere. Di quando non c'erano le connivenze che ci sono oggi tra potenti e redazioni (quando non succede che i poteri siano addirittura proprietari delle redazioni, come succede in Italia in tutti i grandi quotidiani, la Repubblica, La Stampa e Corriere della Sera compresi). 
Arrivano il giorno dopo la scandalosa e mediatica chiusura di Canal 9, la tv pubblica della Comunitat Valenciana; una televisione famosa in tutta la Spagna per le manipolazioni e i controlli rigidi del PP sulla sua redazione; non appena è stata annunciata la sua chiusura, per i troppi debiti e l'impossibilità di licenziamento decretata dalla Giustizia, i giornalisti hanno iniziato a denunciare tutte le pressioni che hanno sopportato in questi anni, chiedendo scusa al pubblico e accelerando, così, la fine delle televisione. Le polemiche non mancano in queste ore: è giusto che i giornalisti si siano ribellati al potere avendo già perduto il posto di lavoro? Avrebbero dovuto farlo prima? Quanto è giusto chiedere a un lavoratore, seppure in un settore delicato come l'informazione, di essere un eroe, in questi anni di crisi? Saremmo tutti disposti a essere eroi nei nostri rispettivi settori di lavoro, disponibili a non arrivare a fine mese nel nome della dignità e della coerenza? Giusto chiedere agli altri ciò che non si è disposti a fare? Domande che a Valencia non trovano ancora risposte, ma danno idea di quanto sia difficile il rapporto tra politica e informazione, nei Paesi in cui l'etica ha confini labili e non definiti.
Pérez Reverte continua con la sua appassionata difesa del giornalismo e si appella anche al senso di responsabilità dei cittadini, che per decidere e scegliere devono essere informati, invece di rifiutare la conoscenza.
"In Spagna la discesa delle vendite dei quotidiani non si compensa con gli utenti iscritti dei quotidiani digitali. Semplicemente la gente smette di leggere i quotidiani. 
Non so se siamo consapevoli di cosa significhi non leggere i quotidianni. E non uno solo, ma leggere o consultare vari (almeno un paio) ogni giorno.
Leggere vari quotidiani, confrontare notizie e opinioni diverse, aiuta a pensare. Dà argomenti. Raffina lo sguardo e rende critici i cittadini.
E' vero che non ci sono quotidiani senza ideologia. Per questo il trucco è leggere due o tre ogni giorno. Paragonare vari. Arrivare a conclusioni per proprio conto.
L'uso di Internet è generalmente superficiale. Leggiamo appena i titoli. La gente ritwitta e discute i titoli, senza andare al fondo delle cose.
Internet rende i cittadini arrabbiati. Che non è male. Ma i quotidiani di carta rendono i cittadini critici.
In Spagna confondiamo l'arrabbiatura con lo spirito critico. E un'arrabbiatura priva di senso critico non serve a niente".
Mi piace la passione di Pérez Reverte nella difesa della stampa e non tanto del diritto, quanto del dovere dei cittadini di informarsi, per essere consapevoli, per essere in grado di decidere e scegliere con conoscimento di causa. 
"Con i loro difetti, i giornali di carta, sono l'ultimo baluardo della nostra libertà. La morte del mio maestro è un buon motivo per ricordarlo.
Senza quotidiani di carta che rimuovono coscienze per iscritto e con titoli, i sindaci e i loro colleghi non avranno paura di niente.
E l'unica cosa che tiene in riga un politico è la paura".
Una buona giornata, per ricordare il nostro dovere di informarci, per scegliere con consapevolezza, e il nostro diritto a una stampa libera, che controlli il potere e sappia raccontarlo senza connivenze. Muchas gracias, don Arturo.