domenica 8 dicembre 2013

Verso Brasile 2014: Cile, Spagna, Uruguay e i dubbi sul Gruppo della Morte

Sono passati pochi giorni dal sorteggio che ha definito i Gironi dei Mondiali di Calcio del Brasile e non c'è Paese che non sia convinto che la propria Nazionale sia finita nel Gruppo della Morte, quello da cui sarà difficile uscire vivi. A caldo, i media spagnoli hanno parlato del Girone B, quello della Spagna, come del Grupo de la Muerte, essendoci, insieme ai campioni del mondo, si spera uscenti, Olanda, Cile e Australia. Poi, iniziando a guardare bene le cose, o forse confrontando la propria reazione alle considerazioni della stampa internazionale, hanno scoperto che ci sono altre potenze calcistiche messe molto peggio. Per esempio, nel Gruppo D ci sono ben tre squadre campioni del mondo, Uruguay, Italia e Inghilterra, con la Cenerentola Costarica; e nel Gruppo G si trovano Germania, Portogallo, Ghana e Stati Uniti, che sono pure un bel Gruppo e chiunque esca sarà un peccato. Quale di questi è il Gruppo della Morte? Difficile da stabilire, ma almeno in Spagna stanno iniziando ad ammettere che c'è di peggio che finire in un gruppo con l'Olanda, la nazionale più sopravvalutata di ogni tempo e la più inutile, perché quando arriva in una finale mondiale si sa già chi vince, l'avversario, con il Cile, che è simpatico e rampante, ma è pur sempre squadra di seconda fila, e l'Australia, che è una comparsa tout-court (e che sia chiaro, se passassero agli ottavi Cile e Spagna, sarebbe bello).
E siccome in Spagna stanno iniziando a prendere le misure della situazione, iniziano a guardarsi intorno. E così scoprono che l'Inghilterra è in una situazione molto più complessa dei campeones. L'allenatore Hodgson ha detto "questa settimana che preferirebbe affrontare un grupo de la muerte che dover giocare nella capitale dell'Amazzonia" scrive El Pais oggi, notando come le preghiere di Hodgson siano state ascoltate: giocherà a Manaus ed è finito nel gruppo che riunisce tre nazionali campioni del mondo. Gli inglesi sottolineano i media ispanici, ispirandosi al sito web di The Guardian, si sentono già fuori, non solo per il prestigio delle rivali, ma anche per il clima in cui saranno costretti a giocare e le grandi distanze che dovranno affrontare. Non così gli uruguayani, che fanno addirittura i conti circa un altro possibile Maracanazo, 64 anni dopo, notando come una finale Brasile-Uruguay sarebbe possibile. Insomma, a parte Argentina e Brasile, finite in gironi piuttosto comodi, solo l'Uruguay sembra a proprio agio nel Gruppo in cui è finito: in fondo non capita a tutti di confrontarsi con altre due nazionali campioni del mondo, come capiterà alla Celeste.
Però la reazione più interessante, quella che suscita maggiore empatia, è quella dei cileni, che se sopravvivranno alla Spagna e all'Olanda finiranno molto probabilmente, nelle braccia del Brasile, tra le quali, ancora una volta, terminerà quel sogno mondiale che perseguono con l'entusiasmo di tutto un Paese. Su  un blog de La Tercera, il giornalista Marcelo Simonetti scomoda addirittura Dante, per parlare della speranza come unica possibilità di sopravvivenza del Cile nel Girone B. Nell'Inferno di Dante c'è un'iscrizione all'ingresso, Perdete ogni speranza, voi che entrate, ricorda Simonetti. "Nell'Inferno non ci sono sogni, tranne il sogno di uscirne, che esiste con l'unico proposito di aumentare la condanna eterna" scrive. E la prima reazione del CT cileno Jorge Sampaoli, al conoscere le rivali della sua squadra è stata: "Siamo finiti all'Inferno". E meno male che Simonetti sottolinea che probabilmente la squadra per cui davvero il Girone è un Inferno è l'Australia, perché, che speranze potrebbe avere di approdare agli ottavi, dovendo giocare contro Spagna, Olanda e Cile?!
Però Simonetti non è pessimista e così ricorda una gustosa barzelletta su Karl Marx, che, morto, finisce davanti a San Pietro e questi, non avendolo nella lista, lo spedisce all'Inferno, dove Satana lo accoglie a braccia aperte. Ma nel giro di due giorni Marx riesce a far ammutinare l'intero Inferno, rivendicando per i suoi abitanti condizioni di lavoro migliori e giornate di riposo dalle pene eterne; non c'è trattativa possibile, con l'Inferno sull'orlo della Rivoluzione, per cui il Diavolo si stufa e lo rimanda a San Pietro; qualche giorno dopo un Satana insolitamente interessato all'altrui sorte, chiama San Pietro per sapere come vanno le cose, con Marx in Paradiso, e gli chiede come ha preso Dio l'arrivo del tedesco, rimanendo sorpreso per la risposta di San Pietro: "Dio?! Dio non esiste".
La storiella serve per far capire ai cileni che c'è speranza persino nell'Inferno e tutto quello che il Cile deve fare nel suo girone è "montare una ribellione nell'Inferno". Cioè? Deve "rompare i paradigmi che impongono che davanti a squadre superiori bisogna avere cautela e assumere un atteggiamento difensivo". E' cosa che il Cile ha fatto già nell'ultima partita contro la Colombia e nell'amichevole contro l'Inghilterra, vinta a sorpresa a Wembley (l'Inghilterra è con l'Olanda un'altra nazionale sopravvalutatissima: a parte il Mondiale vinto in casa, hanno mai combinato qualcosa di sorprendente o di interessante? A memoria, mai). Il ruolo di Nazionale ribelle viene bene al Cile, assicura Simonetti. E in più per questo Mondiale ha una squadra superiore a quella schiantatasi contro il Brasile nel 2010, ci sono nuovi talenti e c'è qualcosa che non c'è nell'Inferno di Dante: la speranza.
E sì, la verità, se il Cile passasse sarebbe una bella sorpresa, un bel segnale di ribellione agli stereotipi e al prevedibile. Certo, dopo ci sarebbe il Brasile, a meno che la Spagna che si fa già i calcoli su chi potrebbe incontrare in finale, Brasile o Argentina, non riceva una sorpresa choccante. Vamos, Chile!