domenica 8 dicembre 2013

Diario de Sevilla: Il successo turistico di Siviglia a Natale 2013, basato sugli stereotipi

Il Puente de la Constitución, che unisce il 6 dicembre, Festa della Costituzione, all'8 dicembre, Festa dell'Immacolata Concezione, è uno dei ponti autunnali più attesi dagli spagnoli, l'ultimo prima delle vacanze natalizie. Per questo le città d'arte e le agenzie di viaggio lo ricordano e lo promuovono dalla fine dell'estate. Nelle scorse settimane Siviglia ha spedito decine di volontari a Madrid, per rendere reale il suo nuovo slogan turistico: We love people. Così i madrileni sono stati circondati da decine di sivigliani entusiasti, che abbracciavano chiunque e sorridevano a tutti (e io davanti alle espansive dimostrazioni di calore meridionale penso sempre a Luis Miguel e ai versi di una delle sue canzoni più belle, No me fio, Non mi fido). Tanto impegno sembra aver dato un bel risultato: in questo ponte sono arrivati a Siviglia 200mila turisti, secondo le prime stime; così tanti che ieri il centro storico è stato praticamente paralizzato e la Polizia ha dovuto bloccare il traffico automobilistico per far defluire le folle (la stessa cosa è successa Madrid, nei pressi della Puerta del Sol).
Il successo è dovuto a varie ragioni. Siviglia è tradizionalmente una delle mete predilette degli spagnoli, durante le vacanze brevi permesse dai ponti: l'AVE ha accorciato le distanze e rende possibili in poche ore e a prezzi vantaggiosi i movimenti in buona parte del Paese; per 33 euro si va da Madrid a Siviglia in 2 ore e mezzo, quando in auto o in autobus ce ne vogliono almeno 4 o 5, senza contare le possibili code. E' una delle città con l'immagine più definita e potente: il flamenco, le tapas, il Guadalquivir, la Giralda, il Sud, l'ideale, insomma, per una vacanza di pochi giorni. Per queste vacanze natalizie, l'Amministrazione Pubblica non ha lesinato mezzi per conquistare l'attenzione mediatica e, dopo We love people è partita la campagna che esalta le luci natalizie, tornate a illuminare con tutto il loro splendore le vie del centro cittadino. I sivigliani, entusiasti, stanno rilanciando le immagini nelle reti sociali, orgogliosissimi, come sempre, del fascino della loro città. Al leggerli penso sempre che non ci sia miglior venditore di se stesso e della propria città di un sivigliano. E che sia chiaro che non è un rimprovero, anche perché la maggior parte delle volte, al sentirsi figli orgogliosi di una città speciale, hanno assolutamente ragione. Però.
C'è sempre un però quando si parla della Siviglia che è e che potrebbe essere.
Oggi il sito web del Diario de Sevilla, uno dei quotidiani più letti della città, di simpatie decisamente conservatrici, pubblica un articolo piuttosto critico sull'immagine della città che si sta vendendo al turismo nazionale e internazionale. "Dice il sindaco Juan Ignacio Zoido che Siviglia lavora per essere la città che il mondo vuole che sia. E qual è questa città? Quella dei 4mila bar?" si chiede l'articolo a mo' di esordio.
E così sono venute alla mente le decine di conversazioni sivigliane. Con chi è orgoglioso della triade Semana Santa-Feria de Abril-Rocio e non uscirebbe mai dallo schema di una città dai ritmi scanditi dalle feste e dalle Cofradias perché 'Siviglia è speciale così'. E con chi sente stretto questo modello di sviluppo, che cristallizza le potenzialità della città e impedisce di esaltare il suo patrimonio, la sua storia, la sua cultura e di esercitare un ruolo di primo piano, come Madrid, Barcellona o Bilbao, nei dibattiti culturali e strategici spagnoli.
"A questo governo piacciono i record, le cose mai viste. Siviglia è unica, ripete Zoido tutte le volte che può. Unica per cosa? Per ricrearsi in se stessa, per esempio. E per guardarsi allo specchio, che sono adesso le reti sociali, e vantarsi" scrive ancora il Diario de Sevilla "Vero è che Siviglia è una città bella, con un patrimonio storico e cultura che molti invidiano (perché gli spagnoli hanno questa mania di doversi sentire invidiati? Non si può parlare semplicemente di ammirazione per il patrimonio storico sivigliano, invece di andare direttamente all'invidia? Ah, come le idiosincrasie di un popolo escono dalla semplice scelta delle parole!), e con un clima senza uguali per godere della strada". Le strategie turistiche, continua il giornale sivigliano, devono essere riviste di tanto in tanto, bisogna reinventare l'offerta, capace di attrarre nuovi visitatori, "anche se poi si dice che il marchio Siviglia si vende da solo".
Il problema è cosa si cerca di vendere e quale immagine si vuole dare della città. Possibile che non si possa uscire dalla triade Semana Santa-Feria-Rocio? Possibile che la città debba essere sempre quella del flamenco e delle tapas?
Tempo fa Arturo Pérez Reverte affermava che se Siviglia la piantasse di essere così narcisista e di guardarsi l'ombelico, potrebbe vivere di soli turismo e cultura, dati la sua storia, i suoi monumenti e il suo patrimonio. Per esempio. Sapevate che la pinacoteca più importante di Spagna, dopo il Museo del Prado di Madrid, è il Museo delle Belle Arti di Siviglia? Sapevate che Siviglia è la città in cui si svolgono le storie di Carmen, di Don Giovanni e di Figaro, che hanno ispirato opere liriche, quadri, letteratura? Sapevate che Siviglia è la città che ospita il più importante Archivio storico spagnolo sui rapporti con le colonie americane? Sapevate che il Centro di Arte Mudéjar di Siviglia è il più importante dell'Andalusia e uno dei pochi dedicati in Spagna alle influenze della cultura araba dopo la Reconquista? Sapevate che Siviglia conta su una nutrita schiera di disegnatori di abbigliamento e di scarpe, apprezzatissimi soprattutto per i matrimoni e le feste? Difficile che chi vende l'immagine della città in patria e all'estero punti anche su questi aspetti culturali e creativi. Sembra più facile ricordare lo stile di vita meridionale, la passione per la notte e per le tapas, il fascino dei tablaos, gli stereotipi più comuni, in fondo, che impediscono a Siviglia di essere poi se stessa, molto più affascinante di quanto l'immagine cristallizzata permetta di scoprire. 
Anche Canal Sur, la tv pubblica andalusa, sembra voler vendere l'immagine di sempre, della Siviglia folkloristica e ancorata al passato: non solo non mancano mai le dirette dalla Feria de Abril, ma uno dei programmi di maggiore successo è Se llama copla, un talent-show che cerca nuovi cantaores e cantaoras, ancora flamenco. 
I turisti intervistati in tv, sottolinea il Diario de Sevilla, erano d'accordo nell'affermare che "Siviglia va bene per un ponte e, per esempio, per fare una foto sul cammello nell'Alameda, uguale a quella che si fa nella Plaza Mayor di Madrid. Il problema è che tutto o quasi tutto è stato inventato. Alla fine quello che perdura è l'essenza. La città dovrebbe sfruttare quello che è unico a Siviglia. E questo non sono le luci né il mapping, lo spettacolo di luci e suoni sulla facciata del Comune. Questa è una moda appiccicata ed effimera". Un concetto perfettamente condivisibile, perché Siviglia, molto più enigmatica, fredda e distante di quanto gli stereotipi lascino intravedere, è una città decisamente affascinante, proprio perché tra le più inafferrabili, nonostante dotata di immagine potentissima.
Ma negli anni della globalizzazione, in cui si riempiono tutte le città d'Europa degli stessi negozi e dello stesso arredamento urbano, risulta più facile puntare sul conosciuto, sul comprensibile, sul già visto che sull'essenza. Un segno anche questo della mediocrità culturale dell'offerta e della domanda, in fondo.