martedì 28 gennaio 2014

Vincono la marea blanca e i cittadini: Madrid rinuncia alla privatizzazione della Sanità

Che la vittoriosa rivolta del quartiere di Gamonal, a Burgos, abbia segnato un prima e un dopo, l'inizio della controffensiva popolare contro la restrizione dei diritti e all'impoverimento dello stile di vita? A pochi giorni dalla resa del sindaco di Burgos, che ha sospeso definitivamente i lavori nella calle Victoria, arriva una resa molto più importante dal punto di vista politico e sociale: il presidente della Comunidad de Madrid Ignacio González ha annunciato la rinuncia al piano di privatizzazione di sei ospedali madrileni, cioè al maggior piano di privatizzazione della Sanità pubblica mai preparato in Spagna.
E' la vittoria della marea blanca, della marea di personale medico e paramedico, di pazienti e cittadini, che per mesi, insieme ad altre maree, di altri colori, ha percorso Madrid, protestando contro le riforme promesse dallo Stato. E' una vittoria ampiamente aiutata dalla Giustizia, bisogna anche dirlo. Ieri il Tribunal Superior de Justicia di Madrid decideva di mantenere la sospensione del processo di privatizzazione, già in atto da settembre, in attesa di vederci più chiaro su possibili irregolarità nel processo di aggiudicazione e di modifiche delle condizioni del concorso, pochi giorni prima della sua scadenza. E González, senza molte altre opzioni davanti, ha preferito rinunciare al progetto. Una rinuncia che è anche costata il posto all'Assessore alla Sanità della regione, Javier Fernández-Lasquetty, sostituito con Javier Rodríguez Rodríguez, dottore (è cattedratico di Patologia Generale e responsabile dell'Unità di Ipertensione all'Ospedale Gregorio Marañón, uno dei più importanti di Madrid) e portavoce della Sanità del PP nel Parlamento regionale di Madrid.
Ma è giusto che la politica la faccia la Giustizia? si chiedono i media, preoccupati da come siano le inchieste per corruzione a espellere dalla politica, a far traballare istituzioni, a cancellare progetti politici. Ma è giusto, allora, che i politici siano corrotti, che i loro progetti continuino a considerare poco i diritti dei cittadini e molto gli interessi di pochi, che alla testa delle istituzioni ci siano persone dai comportamenti poco etici? La Giustizia, uguale per tutti, non dovrebbe intervenire quando chi non rispetta la legge agisce in politica? Pure queste sono domande.
Il progetto di privatizzazione dei sei ospedali madrileni è stato contestato sin dall'inizio sia dai cittadini che dai medici. Sono stati loro, con ben cinque scioperi a tempo indeterminato in due anni, con le loro manifestazioni in piazza, cno i sit-in davanti agli ospedali a tenere desta l'attenzione. Patricia Alonso, della direzione dell'Asociación de Facultativos Especialistas di Madrid (Afem), l'organizzazione che ha promosso la maggior parte delle proteste, ha spiegato a El Pais: "Non è una questione ideologica, è professionale. Non ci hanno mai consegnato studi, né a Madrid né a livello internazionale, che dicano che con la gestione privata si possono offrire gli stessi servizi sanitari con meno denaro. Non ci sono stati rapporti economici né scientifici di peso. Noi chiedevamo solo che ci presentassero i loro numeri, m non li avevano. E quando noi offrivamo i nostri, non avevano risposte. E' che il denaro non si crea è si produce e non parliamo di pochi soldi. La comunidad spende in Sanità 7 miliardi di euro, la metà del suo bilancio. Ed è chiaro che quello che si dà all'impresa privata si sottrae alla Sanità pubblica".
Ma è tutta la gestione del sistema sanitario della Comunidad de Madrid che è stato concepito in modo superficiale, con l'idea di un denaro pubblico da distribuire facilmente agli operatori privati possibilmente simpatizzanti del partito. I sei ospedali che la Comunidad voleva privatizzare, l'Infanta Sofía, l'Infanta Leonor, l'Infanta Cristina, quelli di Henares, del Sureste e del Tajo, sono ospedali che non erano necessari: "Quello di cui c'era bisogno erano centri di media e lunga permanenza, che sono molto più economici e danno maggiori benefici alla società" spiega Alonso.
Il ritiro del piano della Sanità è un duro colpo per il PP madrileno, che arriva dopo il fallimento del progetto di Eurovegas, che doveva portare alla periferia di Madrid un grandioso complesso di gioco d'azzardo al margine della legge e del fisco, e che si aggiunge, per il PP nazionale, al crollo di immagine che è stata la vittoria dei cittadini di Burgos contro il parcheggio sotterraneo che si voleva costruire per favorire un costruttore senza scrupoli, già condannato al carcere, troppo vicino alla dirigenza del PP, incluso José Maria Aznar. Potrebbe essere anche il colpo decisivo alla carriera di Ignacio González, sotto inchiesta per l'acquisto irregolare, da parte della moglie, di un attico a Marbella, già colpito dai fallimenti della candidatura olimpica e di Eurovegas. E inizia a essere preoccupante per il PP, la mediocrità dei suoi leaders madrileni: anche il sindaco della capitale, Ana Botella de Aznar, non gode di grande popolarità e non mostra grandi capacità di gestione della cosa pubblica.
Per l'opinione pubblica, che ormai da due anni lotta contro la restrizione dei diritti e la spoliazione dello Stato Sociale, nel nome dell'austerità, è una grande vittoria non solo psicologica, subito dopo quella di Burgos. Non per niente oggi El Mundo parla di un Gamonal sanitario.
"Riformare il sistema sanitario pubblico è cosa estremamente seria e complessa, richiede la collaborazione e gli sforzi di tutti. Ma, come per molte altre cose nel nostro Paese, i nostri governanti agiscono con un disprezzo infinito, senza contare su nessuno, sapendo che qualunque errore che commettono verrà pagato con il denaro e la salute dei madrileni. Per anni abbiamo vissuto nel Paese del 'tutto si può fare', non importa che non ci sia nessuno studio che sostenga la privatizzazione, che cambiamo i dati dei contratti all'ultimo momento o che bisogna riequilibrare i contratti più tardi, perché le imprese guadagnino denaro. Oggi, cittadini, personale sanitario e la stessa giustizia si sollevano per dire a questo Paese che 'non tutto si può fare', che siamo un Paese serio, di cittadini seri e professionisti seri. Vogliamo politici seri che lottino per riformare un sistema sanitario che è uno dei nostri maggiori tesori, perché loro sono al nostro servizio e non noi al loro" scrive su El Mundo Pedro González, presidente di Afem. E' una dichiarazione di vittoria, è il manifesto della Spagna indignada che inizia a raccogliere i suoi primi successi.