"E' che Siviglia non ha un posto da cui si possa
ammirare. C'è solo la Giralda" mi fa notare, quasi come giustificazione, un sivigliano doc, in una
conversazione sulla Torre Pelli. Mi dà così la chiave di lettura più sivigliana possibile del perché in tanti, in città, apprezzino il grattacielo quasi terminato. E m fa pensare.
Siviglia sorge su una pianura piuttosto ampia, non ha dunque rilievi naturali da cui guardarsi, come potrebbero essere il Monte dei Cappuccini a Torino, Montmartre a Parigi o il Montjuïc a Barcellona. E come può
la città più narcisista e orgogliosa di se stessa di Spagna accettare di non
ammirarsi? Suscita un sorriso questa nemesi della natura, che rifiuta di
dare un belvedere a una città che si guarda anche troppo.
Intorno a Siviglia, a occidente, sorgono le colline dell'Aljarafe, da cui si intravedono, secondo come ci si muove, il tirante obliquo del Puente del Alamillo, disegnato da Santiago Calatrava per l'Expo 1992, o il campanile mudéjar della Cattedrale, l'edificio più alto di Siviglia fino alla costruzione della Torre Pelli. Sono decisamente troppo lontane, però, e non consentono neanche di avere un panorama completo della città: un conto è salire ai Cappuccini o al Montjuïc e godersi la vista, magari al tramonto, su Torino o su Barcellona, un conto è dover prendere la macchina, immettersi nel traffico delle superstrade e delle tangenziali e cercare un posto da cui vedere, nella lontananza foschiosa, lo skyline sivigliano.
Intorno a Siviglia, a occidente, sorgono le colline dell'Aljarafe, da cui si intravedono, secondo come ci si muove, il tirante obliquo del Puente del Alamillo, disegnato da Santiago Calatrava per l'Expo 1992, o il campanile mudéjar della Cattedrale, l'edificio più alto di Siviglia fino alla costruzione della Torre Pelli. Sono decisamente troppo lontane, però, e non consentono neanche di avere un panorama completo della città: un conto è salire ai Cappuccini o al Montjuïc e godersi la vista, magari al tramonto, su Torino o su Barcellona, un conto è dover prendere la macchina, immettersi nel traffico delle superstrade e delle tangenziali e cercare un posto da cui vedere, nella lontananza foschiosa, lo skyline sivigliano.
Insomma, la storia dell'architettura sivigliana potrebbe essere sintetizzata
come un tentativo di costruire il belvedere più adatto per godersi dall'alto la
magnifica città. Me lo dice ridendo una sivigliana dagli occhi lucenti, sempre
felice di parlare della sua città con una straniera innamorata, e alla fine avrà
ragione lei. Da Córdoba all'Oceano Atlantico, mi
fa notare Mónica, questo il suo nome, la valle del Guadalquivir è una lunga
pianura, con pochi punti alti (Carmona, ad esempio), trasformati sin
dall'antichità in strategici posti di osservazione e difesa del territorio.
Anche le torri e i campanili sono stati costruiti con questo scopo.
Il più importante di tutti è ovviamente la Giralda, il minareto mudéjar della
Moschea, diventato poi campanile della Cattedrale: con i suoi 104 metri d'altezza è stata una meraviglia
dell'Andalusia per secoli. Ed è stata il primo mirador della città, ancora oggi
frequentatissimo da turisti e sivigliani per poter ammirare Siviglia dall'alto
e riconoscere i quartieri e i
monumenti. Poco più a sud della Giralda sorge la Plaza de
España, un grande emiciclo costruito per l'Exxpo Iberoamericana del 1929 e concluso sugli estremi da due alte guglie; furono
queste due torri, che arrivano a 74 metri, a suscitare la gelosia dei sivigliani doc, quelli che non
volevano vedere superato il primato della Giralda. Si dice che lo stesso re
Alfonso XIII, in visita alla città, poco prima dell'Expo, chiese che lo skyline cittadino non fosse
ulteriormente cambiato affinché non si perdesse el carácter de Sevilla.
La lotta contro le costruzioni che rischiano di mettere in ombra la Giralda,
come vedete, è cosa antica. E, dopo l'Expo del 1929, è ripresa negli anni 60,
quando nell'Avenida de la República Argentina, sull'altro lato del Guadalquivir
è stato costruito un grattacielo, la Torre de los Remedios, che deturpa (i
gusti sono gusti) lo skyline di Triana e che è stato l'edificio civile più alto
di Siviglia, fino all'avvento della Torre Pelli. Ma il grattacielo trianero non
ha risolto l'ambizione sivigliana, quella di avere un belvedere da cui
ammirarsi e vedere, magari, anche l'amatissima Giralda.
Bisogna dunque arrivare a un'altra Expo, quella del 1992, per riaffrontare il
problema con i finanziamenti adeguati. E lo si affronta, curiosamente, con un
ponte, quello dell'Alamillo, disegnato da Santiago Calatrava come ultimo ponte
settentrionale sul Guadalquivir, quasi all'estremo finale della Isla de la
Cartuja, sui cui sono stati costruiti i padiglioni dell'Expo. Era stato
previsto anche un ascensore, per arrivare fino ai 140 metri di altezza
raggiunti dal tirante inclinato, la costruzione più alta di Siviglia, non a caso
la prima che si vede arrivando con l'AVE da Madrid o dall'antica via della
Plata e dall'Aljarafe, a nord-ovest di Siviglia. Però del progetto iniziale non
se n'è fatto niente: il mirador è lì, possibile, aspettato, ma non considerato.
Arriviamo, infine agli ultimi anni, per avere finalmente un belvedere sui tetti
di Siviglia. Non è alto come la Giralda, ma è probabilmente molto più
suggestivo, nonostante si trovi sulla costruzione contemporanea più polemica
del centro storico, il Metropol Parador. Al di sopra della copertura lignea di
questo complesso della plaza de la Encarnación, c'è una lunga passerella, che
segue i movimenti sinuosi della costruzione e che permette di ammirare Siviglia
dai suoi tetti: l'altezza non è di quelle auspicabili (sono solo una ventina di
metri), per avere un'idea totale della città, ma ammirare la Giralda, poco
lontano, riconoscere le torri della Plaza de España, cercare le cupole barocche
di San Luis e della Magdalena, ritrovare il tirante del Puente del Alamillo e,
soprattutto, godersi un tiepido tramonto sivigliano, con le sue atmosfere
rarefatte e i suoi colori caldi, vale davvero un viaggio a Siviglia.
L'altezza è il principale difetto di questo mirador del centro, soprattutto per
chi vuole vedere Siviglia in maniera completa, come se fosse sulla collina
mancante e sempre desiderata. Ed ecco che arriva la Torre Pelli a farne le veci.
Con i suoi 180 metri, il grattacielo è alto,
come nessun altro edificio non solo a Siviglia, ma nell'intera Andalusia (è il settimo grattacielo più alto di Spagna, superato solo dalle torri di Madrid e Benidorm, ma non di Barcellona).
E' anche posto in una posizione perfetta per offrire un panorama a 360° sulla
città: si trova sulla riva del Guadalquivir, ai margini di Triana, a poca
distanza dal centro storico. Ha dunque tutti gli elementi per offrire una vista
mozzafiato su Siviglia. E infatti è stato promesso che all'ultimo piano ci sarà
il sospirato belvedere su cui tutti, bisogna ammetterlo, sivigliani e
stranieri, vogliamo prima o poi salire, per vedere la città.
"E ha anche il vantaggio che da lassù ti godi Siviglia, senza vederlo!"
dico a Mónica, che risponde con una risata sivigliana e divertita.
Quando il grattacielo ha raggiunto l'altezza stabilita, i media si sono scatenati, al proporre istantanee e video dall'ultimo piano. La vista è mozzafiato e se volete averne una conferma, cliccate sulla fotografia, che vi rimanderà a una magnifica foto navigabile a 360°, su elcorreoweb.com.
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