domenica 16 marzo 2014

Isabel Allende a El Pais: Michelle Bachelet e io alla guida del Cile, un'emozione e una responsabilità

Questa settimana il Cile ha offerto al mondo un'immagine storica: la presidente della Cámara alta (il Senato) ha investito la Presidente della Repubblica del suo secondo mandato. E' la prima volta che una donna, la 69enne socialista Isabel Allende Bussi, presiede il Senato cileno, la seconda carica dello Stato. E' la prima volta, nella democrazia cilena del dopo Pinochet, che un Presidente della Repubblica viene eletto per la seconda volta e questo primato è toccato alla 63enne socialista Michelle Bachelet. A memoria, è la prima volta che un Paese latinoamericano ha assegnato le prime due cariche dello Stato a due donne. In quanti altri Paesi sarà successo? A memoria, viene in mente solo il Regno Unito di Elisabetta II e Margareth Thatcher (ma la carica della Regina non è elettiva...).
Due donne, due socialiste, alla guida di quello che Isabel Allende, la scrittrice, cugina della Presidente del Senato, ha definito il Paese latinoamericano più conservatore di tutti, socialmente parlando. Due donne vittime della dittatura: Isabel ha perso suo padre, il presidente Salvador Allende, suicidatosi nel Palacio de La Moneda, prima che i militari partecipanti al golpe di Augusto Pinochet potessero arrestarlo, ed è stata costretta all'esilio; Michelle ha perso suo padre, il generale Alberto Bachelet, torturato a morte dai carnefici di Augusto Pinochet, ed è stata a sua volta torturata. Il loro abbraccio, nella cerimonia di insediamento di Michelle Bachelet, ha avuto un profondo significato, politico ed emotivo, per il Cile. "E' stato un momento emozionante. Ho ricevuto messaggi da tutto il mondo, è impressionante... La vita non è una linea, sembra essere un cerchio" ha commentato Isabel in una bella intervista a El Pais di Madrid "Per molte persone vedere un'Allende alla guida del Senato cileno è stato una sorta di ricompensa. Inoltre mai prima una donna ha ricoperto quest'incarico".
E però è ancora difficile abituarsi a una donna alla presidenza della Cámara alta, Allende lo ricorda con un filo di ironia: "Alla prima riunione c'è stato un senatore che, ogni volta che terminava il suo intervento, si rivolgeva a me come 'signor presidente'. Lo ha detto due volte e, quando ha finito di parlare, gli ho detto: 'Capisco che è un tema nuovo e culturale, che costa dopo tanti anni, ma voglio pregarla di dirigersi a me, in futuro, come alla 'signora presidente''. Si è scusato, ha detto che non si era reso conto e ha chiesto di cancellare la frase dagli atti".
Il fatto che ci siano due donne a occupare le due massime cariche dello Stato, non significa che le donne cilene abbiano raggiunto la parità con gli uomini. Solo per rimanere nella politica: il Senato cileno conta su 37 senatori, solo sei sono donne; in entrambe le Camere la rappresentanza delle donne non supera il 15,9% dei parlamentari. Allende si rende conto di come "sia simbolico che le due massime cariche del Paese siano in mano delle donne, ma siamo totalmente sotto rappresentate. Costa molto. Nel Governo, per esempio, la presidente Bachelet non è riuscita ad avere la parità. E' difficile per una donna occuparsi di politica".
Oltre a essere donne, Allende e Bachelet sono entrambe socialiste, come si è detto, e sono parte di una coalizione, Nueva Mayoria, che per la prima volta dalla presidenza di Salvador Allende, ha portato al Governo, il Partito Comunista Cileno. Il cambio in atto nel Cile non fa paura al Paese e Allende si dichiara "tremendamente orgogliosa" per il passaggio di poteri, tranquillo e cordiale, tra il conservatore Sebastián Piñera e Michelle Bachelet: "E' importante che un presidente uscente, di un altra forza politica, riceva l'applauso che ha ricevuto nel Salone d'Onore del Congresso. E' una cosa che parla bene di noi, nel senso più profondo" commenta la presidente del Senato.
E, inserendo i cambiamenti che le ultime elezioni presidenziali hanno indicato per il Cile in un contesto latinoamericano, Allende segnala che "ci sono stati cambi potenti, non solo per la presidenza di donne in Costarica, Brasile, Argentina e Cile, ma, soprattutto, perché nella regione c'è stato un processo di crescita che ha permesso ai Governi progressisti di fare politiche sociali e di combattere la disuguaglianza". La presidente preferisce però non esporsi sulla crisi in corso nel Venezuela e si attiene alle indicazioni di Michelle Bachelet, che, come Presidente della Repubblica, guida la politica estera del Paese. "E' un tema che devono risolvere i venezuelani e non è necessario richiedere un intervento. Devono trovare il loro cammino, perché hanno un governante eletto democraticamente. Nel Cile, nel 2011, abbiamo avuto migliaia di studenti in strada, ma esigevano un'istruzione gratuita e di qualità, non come nel Venezuela, che vogliono che il Governo se ne vada".
In questo continente sempre inquieto e sempre in lotta contro le disuguaglianze, cosa resta del legato di Salvador Allende nella sinistra latinoamericana? Isabel non ha dubbi: "Il suo legato è vivo, in alcuni settori più che mai. Oggi nessuno può ignorare che la disuguaglianza non genera coesione né governabilità. Sono passati 40 anni e la gente continua a ricordarlo con molta forza".