venerdì 23 ottobre 2009

I personaggi omosessuali trionfano nelle telenovelas

Ulyses si alza languidamente, guarda l'amante che dorme e va ad aprire la porta d'ingresso, per sopportare una scenata di gelosia di Raquel, la donna che ha capito non essere la persona più importante della sua vita; si libera di lei e torna in camera da letto, dove l'amante aspetta preoccupato: è Roberto, il marito di Raquel. Nessun film di stile almodovriano:è una delle scene più chiacchierate di Sortilegio, telenovela di Televisa appena finita e adesso sugli schermi di mezza America Latina, compresi gli Stati Uniti ispanici.
Con la moglie Sol, Martin Pérez costituisce la coppia di ferro dell'informazione, sono popolarissimi e hanno i paparazzi che li assediano ovunque; un giorno Martin ha un incidente e cade in coma, meno male che il proprietario della stazione tv trova il suo sosia, Gonzalo, che si trova alle prese con una realtà inaspettata: Martin è gay e conduce una doppia vita, la pubblica con Sol, la privata con Tomás, il fidanzato che, come tutti gli innamorati, coglie immediatamente che Martin non è più Martin. E' la storia, raccontata in forma di commedia, di Los exitosos Pérez, telenovela di Televisa remake dell'argentina Los exitosos Pells.
I gay sono di moda, intitolavano qualche tempo fa i media messicani e di Miami, incuriositi da tanto protagonismo degli omo o bisessuali nelle telenovelas delle fasce di massimo ascolto. Non che i gay non fossero presenti nelle telenovelas. Di fatto, da Montecristo a Pasión de Gavilanes, da Luna la heredera a Betty la fea e la sua versione messicana La fea más bella, ci sono sempre stati personaggi di secondo piano, che con i loro consigli saggi e i loro movimenti effeminati, parlavano della realtà omosessuale dei Paesi latinoamericani. Non sono mai stati personaggi machiettistici, anche se spesso erano quelli che davano gli spunti comici (ma mai per le loro tendenze sessuali); sono sempre stati personaggi che non hanno mai nascosto la propria omosessualità e che l'hanno difesa con orgoglio, a volte facendo notare di sfuggita le discriminazioni a cui sono ancora sottoposti. Curiosamente sempre personaggi maschili, come se non ci fossero lesbiche in America Latina.
Sortilegio e Los exitosos Pérez non raccontano, insomma, niente di nuovo. Solo che per la prima volta la tv messicana ha mostrato una scena esplicita (due uomini insieme a letto, che parlano d'amore e si scambiano complicità) e un protagonista con una relazione gay. "Cosa succede?" commenta Liliana Abud, autrice di numerose novelas di successo (al momento è in onda con il nuovo adattamento di Cuore Selvaggio) "Succede che il mondo sta cambiando e anche il modo in cui si racconta il mondo deve cambiare. Non si può negare che c'è una grande evoluzione in tutti i sensi. In Los exitosos Pérez stiamo vedendo la relazione aperta di un protagonista, la novela ha un rating alto, la gente si sta divertendo e non sta mettendo in discussione le preferenze sessuali del personaggio, questo spiega quanto il pubblico si sia evoluto". Rogelio Guerra, indimenticato protagonista di Anche i ricchi piangono, in Los exitosos Pérez è Franco, il proprietario della tv in cui lavorano i Pérez e padre di Tomás, e sottolinea: "Il mio personaggio è totalmente d'accordo con suo figlio, gli dà i suoi diritti e lo sostiene in tante cose, ovvio che lo rimprovera, come deve essere tra padre e figlio, ma non perché è gay".
Sia in Sortilegio che in Los exitosos Pérez (come nella maggior parte delle telenovelas) le tendenze sessuali non sono messe in discussione e i conflitti con gli altri personaggi non sono dovuti all'omosessualità. In queste due telenovelas, e anche questa è una bella novità, i gay sono interpretati da attori molto amati dalle donne. L'argentino Marcelo Córdoba, che in Sortilegio interpreta Roberto, non nasconde i dubbi che ha avuto prima di accettare il ruolo: "Non è facile perché pensi a come la prenderanno, so che il personaggio è stato proposto ad altri attori che hanno rifiutato. Abbracciare e baciare un uomo ti mette in imbarazzo, perché nasconderlo?, ma io ho pensato soprattutto alla sfida che rappresentava per me come attore". Julián Gil, che ha dato volto allo spregiudicato Ulyses, amante di uomini e donne secondo le convenienze e i desideri, ha avuto meno dubbi: "Sono sfide della carriera di un attore e a volte sono ruoli che portano bene. Tom Hanks ha vinto il suo primo Oscar interpretando un omosessuale in Philadelphia e Antonio Banderas interpretava il suo compagno". La vera sorpresa, però, è vedere Jaime Camil, uno dei sex-symbol della tv messicana e uno degli uomini più desiderati del Paese, nel doppio ruolo di Martin e Gonzalo in Los exitosos Pérez; accanto a lui, ad interpretare il fidanzato Tomás, uno dei giovani attori in ascesa di Televisa, José Rom. Per entrambi la vera sfida non è stata accettare di interpretare un personaggio gay, ma dare all'interpretazione credibilità: "Quando interpretiamo i gay tendiamo a esagerare, una cosa che abbiamo cercato di evitare" dice Camil. Mentre Mauricio Mejia, che interpreta il pettegolissimo e omosessuale Charlie, assistente di Martin/Gonzalo, si sente orgoglioso del suo ruolo e ne sente anche la responsabilità: "Per me è una crescita professionale e spero di guadagnare il rispetto della comunità gay, perché stiamo dimostrando che, indipendentemente dalle preferenze sessuali, sono i sentimenti che contano". Sembra una frase banale, ma in tempi di intolleranza omosessuale, vedere un uomo sofferente e geloso per amore di un fidanzato sfuggente, insegna a pensare che i sentimenti sono sentimenti e la cosa più importante è sentire e poter esprimere quello che si sente. Tutto perfetto, dunque? Non tanto. Qualche giorno fa Jaime Camil si è lamentato perché Televisa ha tagliato i baci che ci sono stati tra il suo personaggio e Tomás: "E' frustrante per un attore impegnato in un processo creativo che senza alcuna ragione comprensibile ci siano tagli di questo tipo". E, dato il successo dei Pérez e i sondaggi favorevoli alla presenza dei gay tra i protagonisti della tv, pare che siano i dirigenti di Televisa a fare fatica a stare al passo dei messicani.