martedì 16 gennaio 2007

Cayetano Rivera Ordóñez, il torero dagli occhi verdi

Cayetano
Stampa spagnola in agitazione per il nuovo testimonial di Giorgio Armani, il bel torero Cayetano Rivera Ordóñez, che verrà presentato domani, a conclusione delle sfilate di Re Giorgio a Milano. E' la prima volta che un torero diventa uomo immagine di uno stilista prestigoso e ammirato in tutto il mondo, ma in Spagna la notizia non è una grande sorpresa. Sembra infatti che Armani abbia visto Cayetano in un lungo reportage che Vogue España e Vanity Fair Italia hanno dedicato un anno fa alla preparazione di Manolete (Rivera ha allenato Adrien Brody al ruolo), ne sia rimasto affascinato e abbia voluto conoscerlo a Valencia, durante una premiazione di Elle, rimanendone colpito. Sin da allora la stampa spagnola ha iniziato a parlare di negoziati per una collaborazione che, assicura oggi, "è molto vantaggiosa per entrambi" e a Cayetano garantisce l'internazionalizzazione della sua immagine.
A 29 anni, con un paio di magnifici occhi verdi che fanno sognare le ragazze di ogni età, Cayetano Rivera Ordóñez è il torero più osservato del momento. Colpa anche delle origini familiari: attenzione al suo complesso albero genealogico. Suo padre Francisco Rivera, Paquirri, fu uno dei matadores più famosi, prima di perdere la vita nella tristemente famosa plaza di Sotoblanco per mano del toro Avispado e diventare una leggenda (il torero che lo "vendicò", uccidendo Avispado, perse a sua volta la vita in una corrida poco tempo dopo). Sua madre Carmen, una delle donne più belle di Spagna, morta dopo un'intensa vita da copertina, era la figlia del grande Antonio Ordóñez, amico e ispiratore di Ernest Hemingway; fratello della madre di Carmen (suo zio, insomma) era Luis Miguel Dominguin, il grande rivale di Antonio nelle plazas e padre di Miguel Bosè. Toreri anche il bisnonno di Cayetano, il leggendario Niño de la Palma, di cui si scrisse un incipit, "Se llama Cayetano y es de Ronda" (si chiama Cayetano ed è di Ronda), entrato come lui nel mito, e il fratello Francisco, popolarissimo anche per un irrequieto matrimonio con l'ultimogenita della Duchessa d'Alba. 
Insomma, era ovvio che Cayetano si dedicasse alle corride, prima o poi. Lui l'ha fatto poi. Ha debuttato a 28 anni, quando gli altri toreri iniziano quasi a pensare al ritiro. Ovviamente i suoi primi passi sono stati seguiti con grande attenzione e grande affetto sia dagli amanti delle corride che dal pubblico, abituato a vedere lui e Francisco sulle copertine dei giornali sin dalla loro nascita. C'è da dire che Cayetano non ha deluso le attese: sin dalle prime corride come novillero ha dimostrato talento, portamento e classe. Ha uno stile personale e i puristi lo considerano un "Mesias del toreo".
Anche se lui ne farebbe volentieri a meno perché è timidissimo e riservato, è uno degli oggetti del desiderio della prensa del corazón; dopo il matrimonio con Blanca Romero, gli hanno attribuito vari flirt, uno anche con Penélope Cruz, con cui condivide qualche fotogramma in Manolete: si scambiano sguardi infuocati per ingelosire Manolete, giù, nell'arena. 
Qualche tempo fa ho avuto l'opportunità di intervistarlo, anche se solo al telefono. Mi hanno colpito la sua consapevolezza delle difficoltà di comprendere la sua professione all'estero, forse la deve agli studi in Svizzera e a Los Angeles, e la passione con cui spiega il suo punto di vista. Ricordo che alla fine gli avevo chiesto del fascino dei toreri sulle donne, lui aveva  farfugliato qualcosa senza importanza, imbarazzato. La cosa che mi colpì, è che probabilmente nel rispondermi era arrossito. Ora, io mi chiedo, si può resistere a questa esplosiva mescola di timidezza e coraggio e a un uomo che sa ancora arrossire?


In omaggio al suo prossimo successo internazionale, pubblico l'intervista, così come l'avevo scritta e lui l'aveva letta, dandomi l'ok. 
- Perché hanno chiamato te per allenare Adrien Brody? "Perché la mia famiglia è sempre stata legata al cinema e parlo inglese." 
- Cosa gli hai insegnato? "In realtà dovevamo vivere insieme per tre settimane solo perché lui conoscesse la vita di un torero dal di dentro. Ma era molto interessato a tutto, a volte prendeva da solo la muleta e il capote e provava, è molto professionale, vuole capire tutto". 
- Ma si è messo anche davanti al toro? "Sì." 
- E ha avuto paura? "Nessuno si mette davanti a un toro senza paura, dà molta adrenalina. Però lui è stato coraggioso, in così poco tempo si è messo davanti a un toro e non è scappato" 
- E la sua prima volta con il traje de luz? "Come tutti si è lamentato della sua scomodità. Non sembra, ma è un vestito piuttosto pesante" 
- Qual'è stata la cosa più difficile da insegnargli? "Sentirsi torero. L'insieme di pensieri, emozioni, speranze, rischi, tutta la preparazione psicologica, gli allenamenti in campagna. Sono sensazioni difficili da spiegare"
- Lui le ha capite? "Credo di sì. E' arrivato senza i pregiudizi di chi non conosce questa cultura" 
- E la cosa che ha imparato più facilmente? "Il rispetto. Ha visto da subito i sacrifici di questa professione e ha sempre dimostrato ammirazione per tutto quello che implica essere torero " 
- C'era qualcosa che lo preoccupava particolarmente? "Voleva capire perché si sceglie di essere toreri e di rischiare la vita. Gli ho detto una frase detta da mio nonno a mio fratello "Ricordati che ci sono tardes così importanti che neanche la vita importa". Ho cercato di spiegarglielo così" 
- E come ha reagito? "Più si addentrava più era ammirato. Siamo andati a vedere le plazas de toros di Siviglia e di Ronda, dove sono sepolte le ceneri di mio nonno. Lui ascoltava tutto, vedeva tutto. Eravamo nel centro dell'area e cercava di immaginarsela piena di pubblico, con i tori". 
- Una cosa curiosa della vostra convivenza? "Dopo cena uscivamo a passeggiare. Una notte c'era la luna piena, i tori erano nei loro recinti e si intravedevano le sagome; a un certo punto abbiamo sentito che venivano al galoppo verso di noi, li abbiamo intravisti, poi hanno cambiato direzione. Però è stato un momento di tensione e Adrien non si è scomposto" 
- Quindi puoi essere fiero di lui "Lo sono, è una persona che ha capito" 
- Perché, secondo te, il legame tra corride e cinema non si spezza? "Pochi spettacoli offrono tante emozioni con la stessa intensità delle corride. E poi c'è la personalità del torero, che si gioca la vita davanti a un toro, e questo affascina."
- Cos'aveva Manolete che non avevano gli altri? "Aveva una grande personalità e cambiò le corride: diciamo che è arrivato per rinnovarle. Un esempio: a Città del Messico c'era un'arena da 24mila persone, ma per vederlo toreare c'erano folle tali che dovettero costruire una plaza da 50mila posti. Solo per lui " 
- Chi sono i Manolete di oggi? I toreri da seguire? "I fratelli Rivera Ordóñez, naturalmente!"