"Un attentato come quello di Madrid non se lo aspettava nessuno". Basta questa frase pronunciata da Joseba Álvarez, rappresentante di Batasuna, il braccio politico illegale dell'ETA, per capire lo choc che stanno vivendo la Spagna, la classe politica e la stessa ETA dopo la bomba all'aeroporto di Barajas che ha causato, quasi sicuramente contro i disegni della banda terrorista, due morti. Batasuna annaspa cercando di incolpare il Governo, a suo dire incapace di avviare il processo di pace "su un giusto cammino" e ricorda le sofferenze di tutte le parti in causa, citando le scritte offensive apparse sul portone dei familiari di un commerciante ucciso nei Paesi Baschi perché aveva rifiutato di esporre in vetrina un cartello anti ETA. Zapatero, il grande sconfitto, che solo il giorno prima dell'attentato, parlando del processo di pace, aveva assicurato che "stiamo meglio di un anno fa e tra un anno staremo meglio", è completamente scomparso. Una conferenza stampa nove ore dopo l'attentato e da allora il silenzio. Forse è alla Moncloa, forse è tornato in Andalusia, dove stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza, di sicuro non è andato al parcheggio della T4 di Barajas. La sua assenza si nota: si sono recati sul luogo dell'attentato sia il capo dell'opposizione Mariano Rajoy che il presidente della Comunidad de Madrid Esperanza Aguirre.
Su tutti giganteggia il sindaco di Madrid Alberto Ruiz Gallardón, diventato punto di riferimento di Barajas, dai familiari degli scomparsi ai media. I suoi sostenitori lo chiamano già il Rudolph Giuliani di Spagna, esagerando evidentemente la portata dell'attentato, ma sottolineando, in fondo, il ruolo di questo leader troppo moderato per l'attuale Partido Popular, diventato manicheo, radicale e irriconoscibile da quando ha perso le elezioni nazionali, dopo gli attentati dell'11 marzo 2004. Da qualche tempo Ruiz Gallardón perde tutte le battaglie interne del Partido Popular, ma è il politico più popolare di Spagna, titolo che disputa solo alla vicepresidente Maria Teresa Fernández de la Vega.
Caso più unico che raro, è riuscito ad essere presente alle manifestazioni contemporanee organizzate alla Puerta del Sol dall'Asociación Victimas del Terrorismo (AVT) e a davanti al Municipio dalla FEMP (Federazione dei Municipi e Province Spagnole). Dico caso unico perché l'irrigidimento del PP sull'ETA e la manipolazione dell'AVT, fanno sì che non ci sia dialogo tra governo e opposizioni. Per dire, i manifestanti della Puerta del Sol, un paio di giorni fa, hanno passato più tempo a chiedere le dimissioni di Zapatero che a indignarsi contro l'attentato e a un certo punto una minoranza è andata sotto il Municipio non per unirsi alla manifestazione della FEMP contro l'ETA, ma per urlare "Assassini!" ai partecipanti. Il PP paga l'eredità di Aznar, che dopo l'11 settembre 2001 ha considerato più conveniente accodarsi al semplicismo di Bush che capire le complessità dei vari terrorismi. Quando Zapatero, come tutti i premier della democrazia, Aznar compreso, ha iniziato a lasciar intravedere un possibile dialogo con l'ETA, il PP lo ha accusato di indebolire il fronte antiterrorista e di mettere in secondo piano il dolore delle vittime. Ora la storia insegna che durante un negoziato le vittime pagano spesso due volte, è ingiusto, è doloroso, ma a volte il prezzo del futuro di una comunità è il dolore di un singolo. Eppure per il PP, all'improvviso, il dolore delle vittime, è l'unica cosa che conta. Più della fine della violenza nei Paesi Baschi.
Ogni volta che vedo manifestazioni contro l'ETA che diventano manifestazioni contro il processo di pace, mi chiedo cosa vogliano le benedette vittime e il PP. Davvero pensano che la soluzione possa essere, come esigono, che l'ETA rifiuti la violenza e che i terroristi si consegnino?? davvero credono che se il 30-40% dei baschi vota per il proprio partito nazionalista e quasi il 10% manifesta simpatie per il terrorismo urbano la questione non sia un po' più complessa? alla fine della fiera, davvero il PP vuole un processo di pace che ponga fine alla violenza nei Paesi Baschi? Perché il governo di José Luis Rodriguez Zapatero non ha fatto nessuna concessione: non c'è stato un avvicinamento dei prigionieri ai Paesi Baschi, non è stata legalizzata Batasuna e non è stata creata la Tavola dei Partiti che doveva prendere parte ai negoziati (erano le richieste iniziali dell'ETA); le operazioni di Polizia sono seguite normalmente. Insomma, sembra che a Barajas il governo non abbia pagato per il "negoziato", ma per la sua fermezza.
L'attentato di Barajas ha molte implicazioni, una delle quali potrebbe essere una profonda crisi interna dell'ETA, che non si aspettava due vittime (per quanto ingiustificabile, l'ETA ha avvertito della bomba un'ora prima con ben tre telefonate, dando persino il numero di targa dell'autobomba: possibile che in un'ora le forze di sicurezza non siano riuscite ad isolare l'area e a sgombrarla??). Batasuna, che sperava di poter concorrere alle elezioni municipali di primavera, ha già preso atto di avere la strada sbarrata per colpa dell'attentato. Da parte sua il Governo spagnolo ha fatto quello che era inevitabile, dichiarando "rotto, chiuso e concluso" il processo di pace avviato alcuni mesi fa.
Tocca adesso all'ETA decidere se vuole essere un'IRA spagnola, capace di puntare sulla pace e di rifiutare la violenza, o se trasformarsi in una banda di taglieggiatori dei Paesi Baschi. E' una decisione di portata storica, che può cambiare il futuro dei Paesi Baschi, e davvero tutte le parti in causa, PP compreso, dovranno saper stare all'altezza delle circostanze. Qualche dubbio è legittimo, ma abbandonare la speranza, mai.
Su tutti giganteggia il sindaco di Madrid Alberto Ruiz Gallardón, diventato punto di riferimento di Barajas, dai familiari degli scomparsi ai media. I suoi sostenitori lo chiamano già il Rudolph Giuliani di Spagna, esagerando evidentemente la portata dell'attentato, ma sottolineando, in fondo, il ruolo di questo leader troppo moderato per l'attuale Partido Popular, diventato manicheo, radicale e irriconoscibile da quando ha perso le elezioni nazionali, dopo gli attentati dell'11 marzo 2004. Da qualche tempo Ruiz Gallardón perde tutte le battaglie interne del Partido Popular, ma è il politico più popolare di Spagna, titolo che disputa solo alla vicepresidente Maria Teresa Fernández de la Vega.
Caso più unico che raro, è riuscito ad essere presente alle manifestazioni contemporanee organizzate alla Puerta del Sol dall'Asociación Victimas del Terrorismo (AVT) e a davanti al Municipio dalla FEMP (Federazione dei Municipi e Province Spagnole). Dico caso unico perché l'irrigidimento del PP sull'ETA e la manipolazione dell'AVT, fanno sì che non ci sia dialogo tra governo e opposizioni. Per dire, i manifestanti della Puerta del Sol, un paio di giorni fa, hanno passato più tempo a chiedere le dimissioni di Zapatero che a indignarsi contro l'attentato e a un certo punto una minoranza è andata sotto il Municipio non per unirsi alla manifestazione della FEMP contro l'ETA, ma per urlare "Assassini!" ai partecipanti. Il PP paga l'eredità di Aznar, che dopo l'11 settembre 2001 ha considerato più conveniente accodarsi al semplicismo di Bush che capire le complessità dei vari terrorismi. Quando Zapatero, come tutti i premier della democrazia, Aznar compreso, ha iniziato a lasciar intravedere un possibile dialogo con l'ETA, il PP lo ha accusato di indebolire il fronte antiterrorista e di mettere in secondo piano il dolore delle vittime. Ora la storia insegna che durante un negoziato le vittime pagano spesso due volte, è ingiusto, è doloroso, ma a volte il prezzo del futuro di una comunità è il dolore di un singolo. Eppure per il PP, all'improvviso, il dolore delle vittime, è l'unica cosa che conta. Più della fine della violenza nei Paesi Baschi.
Ogni volta che vedo manifestazioni contro l'ETA che diventano manifestazioni contro il processo di pace, mi chiedo cosa vogliano le benedette vittime e il PP. Davvero pensano che la soluzione possa essere, come esigono, che l'ETA rifiuti la violenza e che i terroristi si consegnino?? davvero credono che se il 30-40% dei baschi vota per il proprio partito nazionalista e quasi il 10% manifesta simpatie per il terrorismo urbano la questione non sia un po' più complessa? alla fine della fiera, davvero il PP vuole un processo di pace che ponga fine alla violenza nei Paesi Baschi? Perché il governo di José Luis Rodriguez Zapatero non ha fatto nessuna concessione: non c'è stato un avvicinamento dei prigionieri ai Paesi Baschi, non è stata legalizzata Batasuna e non è stata creata la Tavola dei Partiti che doveva prendere parte ai negoziati (erano le richieste iniziali dell'ETA); le operazioni di Polizia sono seguite normalmente. Insomma, sembra che a Barajas il governo non abbia pagato per il "negoziato", ma per la sua fermezza.
L'attentato di Barajas ha molte implicazioni, una delle quali potrebbe essere una profonda crisi interna dell'ETA, che non si aspettava due vittime (per quanto ingiustificabile, l'ETA ha avvertito della bomba un'ora prima con ben tre telefonate, dando persino il numero di targa dell'autobomba: possibile che in un'ora le forze di sicurezza non siano riuscite ad isolare l'area e a sgombrarla??). Batasuna, che sperava di poter concorrere alle elezioni municipali di primavera, ha già preso atto di avere la strada sbarrata per colpa dell'attentato. Da parte sua il Governo spagnolo ha fatto quello che era inevitabile, dichiarando "rotto, chiuso e concluso" il processo di pace avviato alcuni mesi fa.
Tocca adesso all'ETA decidere se vuole essere un'IRA spagnola, capace di puntare sulla pace e di rifiutare la violenza, o se trasformarsi in una banda di taglieggiatori dei Paesi Baschi. E' una decisione di portata storica, che può cambiare il futuro dei Paesi Baschi, e davvero tutte le parti in causa, PP compreso, dovranno saper stare all'altezza delle circostanze. Qualche dubbio è legittimo, ma abbandonare la speranza, mai.