domenica 29 luglio 2007

L'estate a Siviglia: 40° gradi all'ombra, i bagni nel Guadalquivir, il sollievo nei patios

L'Andalusia è immersa nel fine settimana più caldo dell'anno. Ieri il telegiornale ha mostrato il termometro della sivigliana Plaza de Armas, davanti al Guadalquivir: segnava 48°C. Ho visto più di una volta quello della plaza de Jerez segnare i 42-44°C, sarà anche per questo che ni muerta potrei passare un agosto nella mia querida Sevilla
L'estate a Siviglia inizia a maggio. I primi segnali sono i ventagli dei rocieros che vanno alla Romeria e i silenzi del pomeriggio del Corpus Domini, quando, dopo la grande processione della mattina, i sivigliani si chiudono in casa per festeggiare e sopportare il caldo e lasciano le strade ai turisti. 
Ma l'estate arriva davvero quando lungo le stradine del centro storico e alla Campana, la piccola piazza da cui iniziano calle Sierpes e calle Velázquez, le due grandi vie commerciali brulicanti di sivigliani e turisti in shopping, appaiono appoggiati per terra i teloni. La prima volta che li ho visti non avevo idea della loro funzione. Poi il giorno dopo, alcuni operai, una gru e decine di turisti con il naso all'insù mi hanno spiegato l'arcano: i toldos vengono messi da tetto a tetto per dare ombra alla via e rendere il caldo meno aggressivo. Nel giro di pochi giorni la Campana, calle Sierpes, calle Cuna e altre viuzze del centro storico vengono coperte da un lato all'altro: l'ombra regala una luce più diffusa, quasi da fotografia, i colori delle case si fanno più tenui, senza perdere però la vivacità, il passaggio nelle vie è obiettivamente più piacevole per la vista, ma dire che i teloni diano sollievo al caldo di certi pomeriggi sivigliani, è azzardato. I toldos fanno estate, questo sì, quasi quanto la luminosità del cielo e i tuffi dei ragazzini nelle acque non limpidissime del Guadalquivir; sono il primo impatto visibile con il bochorno, il gran caldo andaluso. Che arriva sempre fino alla prima metà di ottobre.
E si fa insopportabile dai primi di giugno. Una volta nella plaza de Cuba c'erano 34°C alle 10 di mattina e una sivigliana mi prese in giro: "Prova a stare qui ad agosto!" Ho resistito fino ai primi di luglio: quando durante tutto il giorno non si scende sotto i 37°C, quando si passa il pomeriggio guardando tutte le possibili telenovelas perché non esiste scendere in strade che espirano calore da ogni asfalto, quando ci si pente di essere usciti alle 7 di sera perché fa ancora troppo caldo e si passerebbe tutto il giorno al Corte Inglés benedicendo chi ha inventato l'aria condizionata e pazienza il buco nell'ozono, quando di notte il termometro non scende sotto i 25°C e alle 4 di mattina si preferisce stare alla finestra a prendere aria perché tanto di dormire non se ne parla col caldo che fa, tanto vale prendere e tornare a Torino. 
Ci si avventura fuori solo alla mattina, quando il termometro inizia a sfiorare i 30 e in fondo fa ancora fresco. Sul puente di San Telmo ci sono già i ragazzini che si tuffano nel Guadalquivir: teoricamente è pericoloso ed è molto vietato, ma i turisti americani che fanno fotografie con i loro wow e yeah e l'adrenalina dell'impresa fanno sì che questi quindicenni incoscienti si buttino dal ponte, urlando poi esultanti, per tornare a nuoto a riva e correre di nuovo sul ponte. Col caldo che fa, uno invidia persino la loro incoscienza, che non guarda alla pulizia del fiume pur di avere un momento di sollievo. Si può passeggiare nella calle Sierpes o salire sulla Giralda per vedere la città; ci si ferma poi nel Paseo de Colón, che segue il Guadalquivir, in una specie di chiringuito, con i suoi tavolini di ferro battuto che guardano il fiume e Triana e lì, con un tinto de verano con ghiaccio, vino rosso + aranciata o limonata, si può addirittura pensare di porgere il viso al sole. Poi è meglio tornare a casa fino al tramonto.
I sivigliani hanno inventato mille modi per sopravvivere al bochorno estivo. Il più popolare è ovviamente l'aria condizionata: non c'è balcone sivigliano senza la sua scatoletta con ventola. L'estetica va a farsi benedire, i passanti devono scansare le gocce, il calore emesso verso la strada può provocare stordimento al pedone, ma i benefici negli appartamenti sono evidenti. 
"Ma come facevamo anche solo 40 anni fa?" mi ha chiesto una volta un signore alla fermata di un autobus in plaza de Armas, quando il termometro segnava i 35°C, non erano ancora le 11 e noi, previdenti, avevamo già fatto la spesa, pronti a nasconderci in casa. Non so come si facesse. Forse basta solo farsi un giro a Triana o nell'antico quartiere ebraico: le case bianche che riflettono la luce, i patios piccoli e ombrosi, pieni di piante e sempre abbelliti da fontanelle, le mura spesse, che prima di riscaldarle passa un'estate, la doppia apertura degli appartamenti, l'esposizione prediletta verso il nord, le strade strettissime, in modo che i raggi del sole non riescano a penetrare più del necessario. Piccoli accorgimenti imparati dagli arabi, a loro volta ispirati dai romani (non c'è niente nel Mediterraneo che prima non sia passato per Roma), che a volte sono più efficaci dell'aria condizionata. Perché sì, è vero, il Corte Inglés dà tregua al calor, però provate a pranzare sotto i toldos di calle Franco o a passeggiare in un tardo pomeriggio sivigliano dietro Sierpes e a sentire il brivido di una corrente sottile che arriva dalle sapienti fessure delle ombrosissime calles perpendicolari. Non c'è aria condizionata che valga quel momento.