martedì 4 settembre 2007

El Zorro, la espada y la rosa, la telenovela che non è stata

Oggi finisce anche in Spagna El Zorro: la Espada y la Rosa, una delle telenovelas più attese e chiacchierate dell'anno. Nelle ultime puntate ha superato volentieri il 20% di share, diventando il programma tv più visto del pomeriggio estivo, ovviamente alle spalle dell'imprendibile Yo soy Bea di Tele5. Con oltre 10 milioni di dollari di budget, El Zorro è la telenovela più cara di tutti i tempi, per la statunitense  Telemundo, che l'ha fortemente voluta e prodotta, è anche la telenovela più vista dell'anno e la più venduta, essendo stata acquistata da oltre 50 Paesi ancora prima della sua realizzazione.
Eppure. "Non è forse la miglior telenovela che si poteva fare, ma sono estremamente orgoglioso di aver preso parte a questo progetto, di aver visto come da un pilot di quattro minuti siamo passati a questa grande produzione che ha coinvolto maestranze e attori di tutta l'America Latina". Questa frase di Christian Meier, il primo Zorro latinoamericano, sintetizza forse meglio di qualunque altra la sensazione di incompiuto che lascia questa telenovela.
L'ho vista su Internet, come buona parte del pubblico europeo escluso dalle produzioni sudamericane, l'ho commentata su forum ispanici e italiani con centinaia di fans degli attori e dell'eroe mascherato e alla fine dell'ultima puntata è rimasto a tutti un sapore amaro. Di una produzione che avrebbe potuto essere e non è stata, che non ha approfittato dei grandi mezzi a disposizione e del talento dei suoi attori, riuniti in uno dei migliori cast che si siano visti negli ultimi anni.
Il problema di El Zorro, la Espada y la Rosa è l'incredibile sceneggiatura. All'inizio si ispira a El Zorro, il libro di Isabel Allende, attribuendo a Diego/Zorro origini indigene e mescolando nella sua personalità il rispetto e l'affetto per le due culture di cui è figlio, quella colonizzatrice del padre Alejandro e quella indiana di sua madre Regina. Poi Diego conosce e si innamora perdutamente di Esmeralda, figlia del malvagio governatore di Los Angeles. La telenovela avrebbe potuto raccontare il conflitto tra i doveri dell'eroe e il suo cuore innamorato, ma in realtà accenna soltanto al tema e punta poi diritto sulla letteratura. Esmeralda è anche figlia di una misteriosa regina dei gitani, sepolta viva, con una maschera di ferro a celarne l'identità a causa dei suoi stretti legami con la corona spagnola, in una fetida cella dell'imprendibile fortezza di Los Angeles (vi ricorda qualcosa? non è l'unica citazione fatta nella telenovela). Uno dei protagonisti "cattivi" è il segretario gobbo del governatore di Los Angeles, inutilmente innamorato della bellissima Mariangel, sorellastra di Esmeralda (almeno ci hanno risparmiato il gobbo innamorato di Esmeralda...). Dai tentativi di liberare la madre di Esmeralda, partono le avventure di El Zorro/Diego, sempre coinvolto più nei guai familiari dell'amata che nelle lotte contro le ingiustizie della società coloniale.
Per apprezzare la trama bisogna dimenticare la storia, la geografia e la logica; senza farsi domande risulta divertente e piacevole, entretenido, come si direbbe in spagnolo, vedere El Zorro ed Esmeralda via a via alle prese con cannibali, pirati, amazzoni, regine di Spagna in trasferta Oltreoceano e cattivi, passare dalle citazioni di La maschera di ferro a quelle de Il Conte di Montecristo, Notre Dame o L'isola del tesoro. Come si diceva in alcuni forum, se all'improvviso fosse apparso anche ET nessun telespettatore si sarebbe stupito. Siccome c'è una remota possibilità che la telenovela arrivi in Italia non voglio rovinare la sorpresa a chi decide di vederla, raccontando trame e dettagli.
Quello che posso assicurare è che El Zorro, la Espada y la Rosa è davvero una telenovela diversa. E' il trionfo della fantasia e dell'invenzione, una bella favola raccontata a un bambino che ti dice continuamente "e adesso?" e tu devi inventarti continuamente qualcosa di nuovo, perché lui continui a guardarti e a seguirti in storie deliranti, che perdono ogni credibilità e forse per questo diventano più affascinanti.
Non bisogna cercare la classica storia d'amore impossibile che si realizza solo nelle ultime puntate. No. Diego ed Esmeralda si scelgono all'inizio e per tutte le 120 puntate non rinnegano l'amore che li unisce, lottando contro il destino che li divide. Lei è forte, determinata e coraggiosa come poche eroine. Lui è innamorato, fedele e deciso come pochi protagonisti di telenovelas. Ma è Zorro, si capisce. E' soprattutto una telenovela d'avventura, in cui El Zorro ha accanto a sé una donna all'altezza del suo coraggio, girata in scenari naturali meravigliosi e romantici e recitata da attori che puntano soprattutto sulla commedia. Perché a Zorro che conversa con le amazzoni e saluta la Regina di Spagna non ci crede proprio nessuno. Eppure.
Ho condiviso ironie e battute sulla trama pirotecnica del Zorro nei vari forum ispanici, arrivando alla conclusione che non esiste pubblico più critico e più difficile da convincere di quello delle telenovelas. Ma da quando El Zorro, la Rosa y la Espada è terminata, così come doveva terminare, sento quasi la mancanza delle sue invenzioni impossibili e dei suoi incontri improponibili, dei suoi personaggi, tutti costruiti con attenzione, anche se spesso improbabili. Senza accorgermene sono rimasta catturata in questa trama dimentica di storia e geografia. E sono sicura di una cosa: nessuno Zorro avrà mai la prestanza, l'eleganza e l'ironia sottile di Christian Meier. Dimenticate Antonio Banderas, Tyrone Power o Guy Williams, el Zorro è Christian Meier.